Libero, 22 maggio 2015
Le Nazioni Unite hanno appena versato al Kuwait 2,97 miliardi di dollari a titolo di risarcimento per il danno ambientale che l’Iraq provocò al momento dell’invasione del 1990. Gli iracheni avevano incendiato 605 dei 732 pozzi di petrolio dell’Emirato, circa 6 milioni di barili andarono a fumo, e il Golfo si riempì di fumo velenoso. Gli oltre 300 laghi di petrolio che si formarono contaminarono 40 milioni di tonnellate di sabbia e terra
Qualche tedesco, compreso il presidente Joachim Gauck, comincia ad ammettere che sarebbe giusto se la Germania pagasse alla Grecia i risarcimenti per i danni provocati nella Seconda Guerra Mondiale. Qualcun altro si chiede se, chiuso auspicabilmente in un futuro che si augura prossimo l’atroce dossier dell’Isis, non sarebbe il caso di mettere i jihadisti a riparare un po’ dei danni che stanno procurando: altro che Guantánamo, pala e piccone sotto il sole del deserto a rimettere a posti i luoghi d’arte devastati!
Che il principio nel Diritto Internazionale esista ce lo ricorda ora una notizia: 2,97 miliardi di dollari che le Nazioni Unite hanno appena versato al Kuwait a titolo di risarcimento per il danno ambientale che l’Iraq provocò al momento dell’invasione del 1990. È stato il ministro del Petrolio Ali Al-Omair ad annunciarlo durante una seduta dell’Assemblea Nazionale, spiegando che la somma è stata depositata presso l’Autorità Generale per gli Investimenti. Cioè, il fondo sovrano del Kuwait.
Ricordate? È vero che, scusate il bisticcio, la famosa foto del cormorano sporco di petrolio, simbolo del Golfo, era fasulla. Cioè: vera, ma ripresa in un altro contesto, probabilmente scattata ai tempi della guerra tra Iran e Iraq, nel 1983. Però il petrolio nel Golfo era stato sparso lo stesso, e gli iracheni avevano sul serio incendiato 605 dei 732 pozzi di petrolio dell’Emirato. Erano state messe mine attorno ai pozzi in fiamme, apposta perché i pompieri ci potessero saltare in aria sopra. Circa 6 milioni di barili andarono a fumo, e il Golfo si riempì di fumo velenoso, particolato carbonioso. Gli oltre 300 laghi di petrolio che si formarono contaminarono 40 milioni di tonnellate di sabbia e terra, e formarono cappe di catrame che coprirono il 5% del Paese. Centinaia di animali morirono con i polmoni intasati. E solo verso il 1995 la situazione ambientale iniziò a ristabilirsi.
Finita la guerra, nel 1991 una risoluzione del Consiglio di Sicurezza stabilì una Commissione incaricata di esaminare tutte le richieste di danni fatte da governi, imprese e privati che si dichiaravano colpiti dall’invasione. Furono all’incirca 2,7 milioni le domande che arrivarono, e solo nel 2005 si finì di esaminarle tutte. Un milione e mezzo di domande furono ritenute ammissibili, e si fece dunque una lista di un centinaio di soggetti, titolati a ricevere 52,4 miliardi di dollari di risarcimenti. Per pagare, si stabilì, si sarebbe utilizzato il 5% degli utili sull’export petrolifero dell’Iraq, dove nel frattempo il regime di Saddam Hussein era finito. E da allora ci sono state varie rate. Nel gennaio del 2013, ad esempio, arrivarono 1,3 miliardi di dollari: sia per i danni diretti alle installazioni petrolifere che per il lucro cessante dalle stesse installazioni. E nel gennaio del 2014 arrivarono altri 1,03 miliardi.