Corriere della Sera, 22 maggio 2015
L’anticorruzione ora è legge, pene più severe. Voto definitivo alla Camera, no da M5S e Forza Italia. Pietro Grasso: «Finalmente Godot è arrivato» Anche l’Anm approva: «Ma ora interventi strutturali». Ecco cosa prevede la riforma, spiegato bene
«Finalmente il falso in bilancio torna ad essere un reato... Cambiamo il Paese... Il tempo dei furbetti è finito». Il presidente del Consiglio prende al volo il piatto forte del ddl anticorruzione e festeggia su Facebook la fine del suo travagliato percorso parlamentare. E, stavolta, Matteo Renzi, sullo sdrucciolevole terreno della giustizia, incassa pure l’incoraggiamento di Sel, dell’Associazione nazionale magistrati (che però gli chiede interventi strutturali), di Libera di don Ciotti e di altri che di solito non esitano a criticare i governo.
Il ddl Grasso anticorruzione, che in corso d’opera è stato plasmato dall’intervento del ministro della Giustizia Andrea Orlando, è dunque legge: «Finalmente Godot è arrivato», commenta il presidente del Senato Pietro Grasso che presentò il testo quando ancora era semplice parlamentare.
Al momento di votare in un’aula della Camera poco affollata (280 favorevoli, 53 contrari e 11 astenuti), solo un drappello di grillini e un pugno di deputati di Forza Italia ci hanno messo al faccia per dire no al testo Grasso-Orlando. Lega e Fratelli d’Italia, forti del robusto giro di vite per i i reati di mafia, si sono astenuti. Sel ha votato a favore e ha fatto dire al suo capogruppo, Arturo Scotto: «È stato rispettato l’impegno preso con gli lettori per il ripristino del reato di falso in bilancio». E Rosy Bindi, esponente della minoranza Dem e presidente dell’Antimafia, stavolta sta con Renzi: «È un forte segnale della volontà di combattere contro l’illegalità diffusa che le mafie alimentano e in cui prosperano».
Sul difficile campo della giustizia, Renzi – che in segreteria ha fatto i complimenti al vertice del Pd – può contare su una squadra che in pochi mesi gli ha portato a casa il voto di scambio politico mafioso, la responsabilità civile dei magistrati (un ddl inviso alle toghe sul quale la minoranza Dem non ha fiatato), l’autoriciclaggio, gli ecoreati e ora l’anticorruzione. Dietro tutto questo c’è un «dream team» composto dal ministro Andrea Orlando, dalla presidente della commissione Giustizia Donatella Ferranti, dal responsabile giustizia del Pd David Ermini e dai capigruppo Dem, Walter Verini e Peppe Lumia.
Il merito di aver portato a casa tanti risultati in pochi mesi va anche al vice ministro Enrico Costa (Ap) che in via Arenula e in Parlamento esercita il ruolo di sentinella dei centristi: «Chiaramente il testo anticorruzione dovrà essere coordinato con il ddl sulla prescrizione», avverte. E dunque si avvicina il momento in cui lo «squadrone» del Pd dovrà pagare la cambiale al partitino di Alfano. Per questo l’Anm, pur riconoscendo i passi in avanti contro la corruzione, accende un razzo di segnalazione in vista della trattiva sulla prescrizione.
A fine giornata, il ministro Orlando si mostra raggiante: «Sconfitti quanti scommettevano che non sarebbe stato raggiunto l’obiettivo. È una legge importantissima perché ci sono nuovi strumenti per smantellare le reti corruttive».
Fino a 8 anni di carcere se si truccano i conti
Le false comunicazioni sociali ora sono di nuovo un delitto punito con il carcere. Se la società è quotata, chi commette il reato di falso in bilancio rischia la reclusione da 3 a 8 anni. Se la società non è quotata, da 1 a 5 anni (quindi, in questo secondo caso, nelle indagini non sono consentite le intercettazioni). In ogni caso, si procede sempre d’ufficio a meno che non si tratti di piccole società non soggette alla disciplina fallimentare: per le micro aziende è prevista una sanzione ridotta (da 6 mesi a 3 anni). Sanzione ridotta anche nel casi di fatti di lieve entità mentre è prevista la non punibilità per illeciti di particolare tenuità. Quanto alla responsabilità amministrativa degli enti, raddoppiano le sanzioni pecuniarie (fino a 600 quote nel caso di società quotate in borsa e fino a 400 per le non quotate». La nuova e più rigida disciplina sul falso in bilancio, annacquata durante gli anni dei governi di centrodestra, è il frutto dell’originario disegno di legge Grasso (As 19) e dell’emendamento presentato al testo base dal ministro Orlando al Senato dopo aver portato a casa il reato di autoriciclaggio.
Soldi ai colletti bianchi, sanzioni aggravate
Una parte importante del ddl anticorruzione riguarda l’aumento delle pene per i reati contro la pubblica amministrazione. Per il delitto di corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio (articolo 329 del codice penale) il governo ha proposto e ottenuto di innalzare di 2 anni, rispettivamente, le pene minima e massima: che dunque salgono dagli attuali 4-8 anni a 6-10 anni. Giro di vite anche per il delitto di induzione indebita a dare o promettere utilità in corruzione giudiziaria (319 quater): sale di un anno la pena minima, che arriva a 4 anni, e di due anni al pena massima che sarà di dieci anni. Ma nei casi più gravi di corruzione in atti giudiziari la pena può toccare il tetto. Aumenti di pena poi anche per il peculato (4-10 anni), per la corruzione impropria (1-6 anni). Invariate le sanzioni della concussione che però vengono estese all’incaricato di pubblico servizio (un infermiere di un ospedale, per esempio) e non solo al pubblico ufficiale. Nel ddl Grasso, c’era l’agente sotto copertura da infiltrare nella pubblica amministrazione ma quella proposta (sostenuta dia grillini) è poi stata bocciata dal governo.
Più facile licenziare i burocrati condannati
Chi aiuta la magistratura a smascherare i fenomeni corruttivi otterrà un premio. È stata dunque introdotta una specifica circostanza attenuante (da un terzo alla metà della pena da irrogare) in favore di quanti, imputati dei delitti di corruzione, collaborino efficacemente con l’Autorità giudiziaria al fine di assicurare la prova dei reati, l’individuazione dei responsabili, il sequestro delle somme. Lo sconto di pena per «ravvedimento operoso» è riconosciuto a chi si attiva per evitare conseguenze ulteriori del delitto. Sarà più facile licenziare i corrotti dipendenti della pubblica amministrazione: basterà una condanna a 2 anni (e non più a 3) per fare scattare l’estinzione del rapporto di lavoro presso amministrazioni o enti pubblici. Inoltre, una volta condannato, il pubblico ufficiale o l’incaricato di pubblico servizio dovrà pagare una somma pari all’ammontare di quanto indebitamente abbia ricevuto. Solo con la restituzione della tangente si avrà la possibilità di patteggiare. La riparazione pecuniaria è condizione per accedere alla sospensione condizionale della pena.
Aumenti per i mafiosi
Il ddl Grasso, integrato dall’intervento del Guardasigilli Andrea Orlando, tratta i delitti contro la pubblica amministrazione e il falso in bilancio ma anche le associazioni di tipo mafioso. Al Senato, anche per iniziativa del relatore Giuseppe Lumia (Pd), ha subito un sostanzioso inasprimento anche il quadro sanzionatorio del 416 bis: per l’associazione di stampo mafioso la pena andrà da 10 a 15 anni (fino a oggi 7-12 anni). Per chi dirige attivamente un’associazione mafiosa la pena andrà da 12 a 18 anni (anziché 9-14 anni). Se poi l’associazione mafiosa è armata si può arrivare per i promotori anche fino a 26 anni di carcere. Però non tutti nel Pd, come la senatrice Rosaria Capacchione, hanno condiviso l’impostazione iper-giustizialista per i reati di mafia. E a proposito di lotta contro le infiltrazioni mafiose negli appalti delle opere pubbliche grandi e piccole, viene potenziato il ruolo dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) guidata dal magistrato Raffaele Cantone. L’Anac dovrà essere informata dalle procure della Repubblica ogni volta che si procede per reati contro la pubblica amministrazione.