Il Sole 24 Ore, 21 maggio 2015
Truffa sui cambi, il ministero della giustizia Usa multa sei grandi banche per 5,6 miliardi dollari. L’accusa per Barclays, Citigroup, Jp Morgan, Royal bank of Scotland, Ubs e Bank of America: clienti imbrogliati deliberatamente. Ad agire erano traders che si nascondevano sotto sigle colorite e che concordavano azioni simultanee a ridosso del fixing di metà pomeriggio per deviare il corso del tasso di cambio. Questa sul Forex è una mega-sanzione record, superiore al caso Libor
«La multa che pagano è commisurata al danno che hanno creato». Le parole di Loretta Lynch, attorney general negli Stati Uniti, suonano come l’epitaffio sulla tomba del Forex, ma è difficile credere che possano bastare per mettere fine alle divagazioni più odiose della finanza allegra. Il conto sfiora i 6 miliardi di dollari (5,6 per l’esattezza) ed è il verdetto finale che il ministero della giustizia americano ha emesso al termine dell’inchiesta condotta con le autorità britanniche sulle manipolazioni del tasso di cambio di riferimento. L’indagine continua ora per chiarire il ruolo di Hsbc, Deutsche e altre banche coinvolte nella vocenda. La transazione di ieri riguarda Barclays, Citigroup, Jp Morgan, Royal bank of Scotland, Ubs e Bank of America con penali che variano dai 2,3 miliardi di Barclays ai 455 milioni di Bank of America e va aggiunta ad analoghi accordi raggiunti in precedenza con altri istituti. Il totale per lo scandalo sui cambi aggiustati raggiunge, quindi, i 10 miliardi di dollari, molto oltre, in altre parole, il primato che fu stabilito dal caso Libor.
Alle multe, accompagnate nel caso di Barclays anche dalla richiesta di licenziamento di otto dipendenti, si aggiunge il pubblico riconoscimento di colpevolezza ammesso da quattro istituti. Di avere, in altre parole, deliberatamente imbrogliato i clienti. Ad agire erano traders che si nascondevano sotto sigle colorite- da Mafia a Il Cartello – e che concordavano azioni simultanee a ridosso del fixing di metà pomeriggio per deviare il corso del tasso di cambio. «Atti criminali in scala gigantesca – ha commentato l’Fbi – con gli operatori delle banche che comunicavano fra loro via chat per definire la strategia».
Il verdetto nelle parole degli inquirenti americani dovrebbe distogliere le banche «dal ricercare profitti oltre la legge e l’interesse pubblico», ma a rendere il caso Forex anche peggiore del Libor è la successione temporale. È maturato e s’è consumato quando gli echi del fixing sui tassi di interesse erano già di pubblico dominio. Una tempistica che dà la sensazione del sostanziale disinteresse degli operatori nella City e a Wall street per l’interesse comune. Motivo di ulteriore imbarazzo che è stato stigmatizzato dai vertici degli istituti coinvolti. Ubs, per bocca del ceo Sergio Ermotti e del presidente Axel Weber, è stata netta. «La condotta di un piccolo numero di impiegati è inaccettabile e abbiamo adottato le misure disciplinari necessarie». Parole giuste, parole già sentite in anni di scandali senza fine che hanno scosso la credibilità del sistema bancario internazionale.