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 2015  maggio 21 Giovedì calendario

Il pasticcio Whirlpool: la società americana annuncia altri 480 esuberi, che si sommano agli oltre 940 già previsti dal piano ex Indesit del 2013, e ai 400 circa del piano industriale presentato dalla stessa Whirlpool il 16 aprile scorso. Per il ministro Federica Guidi si tratta di «n piano inqualificabile. Dopo un mese di continue riunioni non sono stati fatti passi in avanti»

Brusca battuta d’arresto della trattativa sul piano Whirlpool. La società americana, al tavolo istituito dal ministero dello Sviluppo economico che si è riunito ieri a Roma, ha annunciato 480 esuberi circa tra gli amministrativi, e non ha aggiunto le proposte, che pure aveva annunciato ed erano attese da lavoratori e sindacati, per salvare lo stabilimento casertano di Carinaro, con i suoi 815 dipendenti, destinato alla chiusura.
I 480 esuberi amministrativi si sommano agli oltre 940 già previsti dal piano ex Indesit del 2013, e ai 400 circa del piano industriale presentato da Whirlpool il 16 aprile scorso. Il saldo per l’azienda, secondo i numeri presentati ieri, è di 1.785 esuberi, al netto di 345 assunzioni previste. Per i sindacati, invece, si arriva alla somma di 2.060 esuberi in tutta Italia, pari a un terzo della forza lavoro del polo degli elettrodomestici che raggiunge quota 6.740.
«Dopo la presentazione del Piano industriale – chiarisce una nota di Whirlpool corporation – annunciamo l’integrazione delle funzioni amministrative, nonché il completamento della riorganizzazione della filiale commerciale italiana. Il piano prevede 200 esuberi a Fabriano, 200 nell’area di Varese (tra Comerio e Cassinetta), 80 a Milano». L’azienda poi ribadisce il proprio impegno «a non procedere con licenziamenti unilaterali fino alla fine del 2018, anche per la popolazione impiegatizia». Giustifica le decisioni adottate con la necessità di evitare duplicazioni di funzioni presenti in Italia, dopo l’acquisizione di Indesit. E anticipa: «Sarà preservata una struttura amministrativa multi-regionale con funzioni distribuite tra le sedi di Cassinetta, Comerio e Fabriano».
In altre parole, non si può parlare di rottura della trattativa poiché resta in piedi l’intenzione della multinazionale di individuare produzioni da trasferire dall’estero in Campania e in Piemonte, come annunciato negli incontri precedenti, ma per ora non si aggiunge altro. Mentre il vertice della Whirlpool completa la presentazione dei propri piani forieri ancora di lacrime e sangue.
La comunicazione dell’azienda spiazza i partecipanti al tavolo. «Un piano inqualificabile – per il ministro Federica Guidi che sin dalle prime battute si è assunta la regia della trattativa – dopo un mese di continue riunioni non sono stati fatti passi in avanti». Il ministro ribadisce la disponibilità del governo a riconvocare le parti «anche immediatamente», ma solo dopo che l’azienda avrà presentato nuove proposte credibili e tangibili. «Un piano che taglia di un terzo la forza lavoro del gruppo in Italia – aggiunge il ministro Guidi – non può compensare gli aspetti positivi previsti pur presenti nel progetto come gli investimenti da mezzo miliardo e il trasferimento in Italia di alcune linee di produzione attualmente all’estero». Il sottosegretario al Lavoro Teresa Bellanova parla di «una dinamica che punta all’esasperazione». «Rispetto degli impegni», invoca il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti.
Fa eco il sindaco di Fabriano, Giancarlo Sagramola: «La rigidità dell’azienda nella trattativa lascia senza parole. Viene colpito personale molto qualificato e giovane».
Spiazzati e delusi i sindacati che si preparano allo sciopero di domani del settore industria in provincia di Caserta, colpita da numerose crisi industriali irrisolte. «A questo punto proporremo alle altre organizzazioni una grande mobilitazione di tutto il gruppo e di andare negli stabilimenti a discutere con i lavoratori», annuncia il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini.
Si pensa alla mobilitazione in tutta Italia contro i piani della multinazionale americana che prevedono investimenti per 500 milioni, ma ridimensionano la forza lavoro, chiudono il centro di ricerca di None, lo stabilimento di Carinaro e quello di Albacina, vicino Fabriano che viene assorbito dalla fabbrica di Melano e concentrano su tre poli le sedi amministrative.
«Whirlpool torni con un piano sostenibile. Chiediamo la presenza al tavolo di rappresentanti del board della multinazionale statunitense», commenta il segretario generale della Fim, Marco Bentivogli. Mentre la Uilm attraverso il coordinatore nazionale Gianluca Ficco aggiunge: «Si valuta ancora di accorpare i siti di Comerio e di Milano in una sede ancora da individuare in Lombardia; si chiedono ammortizzatori sociali. Il piano industriale deve essere modificato rispettando gli impegni presi in passato con i lavoratori e con le istituzioni».
Giuseppe Terracciano della Fim Campania: «Il governo deve trovare il modo di farsi sentire e imporre il rispetto degli accordi del 2013».
Oggi a None, in provincia di Torino, dove 90 persone del centro di ricerca vedono a rischio il proprio lavoro si terrà un consiglio comunale sul tema. La Fim di Torino chiede a Whirlpool e alle istituzioni una proposta serie e rapida di reindustrializzazione dell’area.