il Fatto Quotidiano, 21 maggio 2015
Enrico Zanetti, l’uomo che combatte ogni giorno una battaglia già persa, il condottiero di un partito che non esiste. È il segretario di una forza che, fino a meno di tre anni fa, tutti celebravano e riverivano. Ovvero Scelta Civica. Vive in tivù, perché è tra i pochi governanti ad accettare il confronto, ma in pochi paiono notarlo. Sogna una gloria che mai avrà e ha la faccia di un omino della Lego senza grandi ambizioni, però ci prova
Nell’indifferenza generale, c’è un uomo che combatte ogni giorno una battaglia già persa. È il condottiero di un partito che non esiste. Vive in tivù, perché è tra i pochi governanti ad accettare il confronto, ma in pochi paiono notarlo. Sogna una gloria che mai avrà e ha la faccia di un omino della Lego senza grandi ambizioni, però ci prova. Egli è Enrico Zanetti.
Goriziano, nato nel ’73. Il suo nome non vi dirà forse molto, ma vi sbagliate: è il segretario di una forza che, fino a meno di tre anni fa, tutti celebravano e riverivano. Ovvero Scelta Civica: Monti, i loden, le Fornero. Eccetera. In pochi mesi il partito ha dilapidato tutto il consenso (poco) che aveva avuto nel febbraio 2013, ma lui – Zanetti – non molla. È l’ultimo giapponese in trincea.
Lo scorso 8 febbraio è stato eletto segretario, addirittura con il 94% dei delegati. Un plebiscito ipotetico, perché ormai gli elettori di Scelta Civica non riempirebbero una bocciofila e perché, nel frattempo, tutti si erano dimessi (Giannini) o ritirati (Della Vedova e Tinagli). Zanetti ha vinto da solo e balla per nessuno, ma non si arrende. Pugnace come un Playmobil indispettito, si sottopone diuturnamente al golgota dei talk show per difendere le proprie idee. Lo vedi alla Gabbia, ad Agorà, nel tuo salotto di casa. È ovunque. Due sere fa era a Ballarò, e – sfruttando il fatto che non se lo fila mai nessuno e dunque tutti lo sottovalutano – ha saputo mettere in difficoltà Salvini.
Si incupisce quando gli ricordano che rappresenta una realtà persino più piccola di quello di Alfano, il che è difficilissimo, e ci tiene a distinguersi dai tanti scilipotiani che un tempo militavano nel carrozzone di Monti (tipo Andrea Romano).
Ha – chissà perché – una fregola smodata per le battaglie perse. Nel 2010 è stato tra i fondatori di Verso Nord, il cui successo è noto a tutti, e due anni dopo ha aderito alla rutilante Italia Futura di Luca Cordero di Montezemolo. Dal febbraio 2014 è Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economia e delle Finanze nel governo Renzi.
Competente e tutto sommato ironico, il poco carismatico Zanetti è chiamato a decidere delle sorti di un paese intero pur avendo più o meno lo stesso consenso elettorale di un baccello. Quando parla di pensioni conosce la materia, e nel suo sguardo pare brillare una passione sana. Il cognome da campione e il percorso da comparsa, Zanetti è il Normal Man del governo. Per nulla indimenticabile, ma verosimilmente più dignitoso di tanti altri.