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 2015  maggio 21 Giovedì calendario

Il caso Abdel Majid Touil, il giovane marocchino arrestato a Milano per l’attentato del Bardo. La Tunisia lo accusa di omicidio volontario, cospirazione a fine terroristico e sequestro di persona a mano armata ma la famiglia di lui giura che il giorno della strage si trovava in Italia. Ora la Corte d’Appello dovrà decidere sull’estradizione in Tunisia, vietata dalla Costituzione visto che lì il codice penale prevede la pena di morte. Il 17 febbraio scorso era arrivato a Porto Empedocle con un barcone

“Abdallah” stava rientrando a piedi a casa della madre a Gaggiano, in provincia di Milano, quando gli uomini della Digos lo hanno arrestato per terrorismo internazionale sulla base delle accuse delle autorità tunisine. Cercavano il ventiduenne marocchino da alcuni giorni, perché secondo la magistratura di Tunisi, che nei suoi confronti ha spiccato un mandato di cattura internazionale, sarebbe sospettato di coinvolgimento nell’attentato al Museo del Bardo del 18 marzo. La Digos aveva iniziato le ricerche a Legnano, insieme ai carabinieri del Ros, prima di venire a sapere che abitava insieme alla madre e ai due fratelli più grandi: uno noto come piccolo spacciatore.
Erano tutti in possesso di permesso di soggiorno tranne Abdallah che in Italia non poteva stare perché il questore di Agrigento, Mario Finocchiaro, gli aveva intimato di lasciare il Paese il giorno stesso in cui, partito dalla Libia, era sbarcato a Porto Empedocle: il 17 febbraio scorso, un mese prima dell’attacco a Tunisi. All’anagrafe Abdel Majid Touil, 1 gennaio 1993, si era presentato con lo pseudonimo Abdallah, mentre sui documenti italiani faceva scrivere Abdi Majid. Al momento dell’arresto Touil non ha detto niente ed è stato portato nel carcere di San Vittore. Nell’appartamento della madre la Digos ha sequestrato vestiti, schede telefoniche italiane e africane (molti i contatti in memoria, tutti da controllare) e appunti scritti in arabo.
Domani nella Corte d’Appello di Milano si terrà l’udienza per decidere dell’estradizione in Tunisia, vietata dalla Costituzione italiana visto che il codice penale tunisino prevede la pena di morte. In Tunisia, il giovane è accusato di diversi capi d’accusa: omicidio volontario con premeditazione, cospirazione a fine terroristico, sequestro di persona a mano armata, partecipazione ad addestramento militare al fine di commettere attentati, reclutamento e addestramento di persone per commettere atti terroristici. Ma la procura di Milano che dovrà vagliare nel dettaglio le accuse, invita alla cautela. Parenti e vicini del resto difendono l’innocenza di Abdel e assicurano che si trovava in Italia il giorno dell’attentato a Tunisi. La madre, ai primi di aprile, aveva denunciato ai carabinieri lo smarrimento del passaporto del figlio, ma non è chiaro perché si fosse presentata lei.
Il leader della Lega Nord Matteo Salvini ha cavalcato l’arresto chiedendo le dimissioni del ministro degli Interni Angelino Alfano e persino la sospensione di Schengen sul controllo delle frontiere.
«L’Italia non merita Salvini», ha replicato Alfano. «Rappresenta l’opposizione peggiore che usa la paura, mentre noi arrestiamo chi fa paura».