il Fatto Quotidiano, 20 maggio 2015
Se l’acquasantiera diventa un’urna. La Chiesa va divisa verso il voto per le Regionali. L’appoggio della Chiesa è un’ossessione elettorale, a tutti i livelli, dal centro più piccolo al Parlamento, sin dal terribile 1948 quando la Dc contro l’incubo socialcomunista filosovietico attinse anche a Giovanni Guareschi che inventò un manifesto diventato immortale: “Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede Stalin no!”
È stato una settimana fa a Giugliano, in provincia di Napoli, che un’acquasantiera è diventata un’urna elettorale. Alcuni candidati hanno lasciato i loro “santini” nella chiesa di San Giovanni Evangelista, proprio nell’acquasantiera, e il parroco don Franco, arrabbiato, ha invitato i fedeli “a segnarsi i nomi di questi candidati e a non votarli”. Un anatema stizzoso, pieno di rabbia. Giugliano non è un paese qualsiasi della Campania. È il terzo per numero di abitanti, oltre 120 mila, della regione, dopo Napoli e Salerno, e qui si vota anche per le Amministrative. Altro caos torbido. Il comune è stato sciolto per infiltrazioni camorristiche e il Pd è reduce da una spaccatura drammatica. Antonio Poziello, dirigente della Regione, aveva vinto le primarie per correre da sindaco. Poi, però, è stato rinviato a giudizio per associazione a delinquere, truffa e turbativa d’asta e il partito ha imposto un altro nome. Lui non si è rassegnato e si è candidato lo stesso, con il sostegno dei ribelli del Pd. Pare che i volantini nell’acquasantiera fossero di alcuni suoi candidati.
Quella lettera agli insegnanti di religione all’ombra di Romeo e Giulietta
L’appoggio della Chiesa è un’ossessione elettorale, a tutti i livelli, dal centro più piccolo al Parlamento, sin dal terribile 1948 quando la Dc contro l’incubo socialcomunista filosovietico attinse anche a Giovanni Guareschi che inventò un manifesto diventato immortale: “Nel segreto della cabina elettorale Dio ti vede Stalin no!”. Finita poi l’unità politica dei cattolici (Prima Repubblica) e finita anche l’era del trasversalismo ruiniano (Seconda), adesso lo sganciamento della Chiesa di Francesco dalle beghe italiane ha generato una sorta di liberalizzazione del voto. Insomma, ogni pastore fa come vuole. È il caso del vescovo di Verona, monsignor Giuseppe Zenti, che ha destato scandalo per una lettera a favore di una candidata civica di Luca Zaia, governatore uscente del Veneto che si ripresenta per la conferma alle regionali del 31 maggio. Più di dieci giorni fa, Monica Lavarini della Lista Zaia si è presentata alla Curia veronese scortata dalla presidente dell’Unitalsi e da un componente dell’ufficio scuola diocesana. E così subito dopo monsignor Zenti ha vergato una mail destinata a 400 insegnanti di religione del Veneto. Quando ha capito la portata della gaffe ha tentato di bloccare la lettera ma ormai il caso era scoppiato. Il vescovo ha chiesto scusa alla Chiesa ma le polemiche ancora non si sono sopite. Lavarini è un’infermiera leghista che si professa cattolica, liberale e moderata, “di profonda spiritualità”. A monsignor Zenti ha presentato un articolato programma basato sul sociale, dalla scuola alla sanità. Tra l’altro, lo stesso pastore di Verona aveva attaccato pochi giorni prima la linea dura della Lega sull’immigrazione bollando Matteo Salvini come “portatore di cose assurde e diaboliche”.
La propaganda del Maligno e la raccomandazione ai fedeli
A proposito di diavolo. A Sorrento, ancora in provincia di Napoli, si vota per le comunali, oltre che per le regionali. La battaglia è serrata e don Giovanni Ferraro, parroco di una frazione collinare, Casarlano, si è rammaricato per la coincidenza del mese di maggio mariano con la campagna elettorale: “Durante quest’ultimo mese di campagna elettorale sarà certamente all’opera il perfido Divisore ed il subdolo Separatore: ovvero colui che chiamiamo Satana. Non ci siano divisioni tra famiglie, tra amici e conoscenti per miseri voti. Non ci siano calcoli meschini per arrivare ad usare e manipolare gli altri. Non prevalgano interessi personali o legati a miserevoli tornaconti. Non si chiudano occhi e cuore a ciò che veramente conta e resta anche dopo il 31 maggio. Non facciamoci trascinare nell’agorà del Maligno”. Sempre a Sorrento, come ha segnalato il sito Politicainpenisola di Vincenzo Califano, per la prima volta in assoluto la diocesi locale ha diffuso un lungo documento con i criteri per la scelta dei candidati da votare. Uno su tutti: “Il grave dovere morale di scegliere candidati onesti”. C’è anche una raccomandazione: i cattolici impegnati, in cambio del voto, non chiedano ai futuri amministratori contributi per processioni, sagre e fuochi d’artificio.
In Liguria spaccature anche tra i fedeli
In Liguria, le divisioni della sinistra lasciano tracce anche tra gli uomini di Chiesa. Orfana del centrodestra, la Curia di Genova punta sulla renziana Raffaella Paita: nel listino bloccato è candidato Enrico Costa, presidente del Ceis (Centro di solidarietà). La comunità di don Andrea Gallo è invece attiva per Luca Pastorino, il civatiano fuoriuscito che potrebbe togliere parecchi voti alla Paita. L’associazione di don Paolo Farinella sostiene infine Antonio Bruno dell’Altra Liguria. Una sorta di Trinità ligure nell’urna.