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 2015  maggio 20 Mercoledì calendario

Una generazione di plastica. Boom di interventi di chirurgia o medicina estetica tra i giovanissimi: venti minorenni su cento si sono già fatti un ritocchino. L’allarme della Società italiana degli specialisti: «Una guida per tutelare, educare e dissuadere gli adolescenti». E le nuove leve spingono un esercito di adulti: un milione l’anno si sottopone a correzioni fisiche del viso e del corpo

Mettiamo in fila cento ragazzi e ragazze sotto i 18 anni. Almeno una ventina di loro, si sono già fatti un “ritocchino”. Che sia al naso o alle orecchie. Genitori e medici avranno detto di sì al bisturi perché, magari, la piccola imperfezione poteva creare situazioni di imbarazzo o vergogna tra i coetanei. Un taglio per non farsi prendere in giro e avere, così, più voglia di guardarsi allo specchio.
Ecco la nuova generazione dei “rifatti” che avanza e chiede, senza essere sfiorata dal dubbio, di entrare in sala operatoria. Sono le nuove leve che spingono un esercito di adulti, un milione di persone l’anno, che non riescono ad accettarsi come sono. Che si affidano a filler riempitivi, protesi, cannule da liposuzione, aghi e filo pur di contrastare anche il più piccolo difetto o fermare i segni dell’invecchiamento.
Il numero di interventi di chirurgia plastica e di medicina estetica ci portano nelle prime posizioni della classifica europea. Settimi al mondo per ritocchi. Una donna su 200 da noi, secondo l’International Society of Aestethic plastic surgeons, l’anno scorso ha fatto uso di botulino.
Un desiderio di modificarsi, un’incapacità generalizzata ad accettarsi analizzata proprio da chi lavora per “restaurare” visi, seni, gambe: gli specialisti di Medicina estetica che hanno appena concluso il loro congresso a Roma.
LE RICHIESTE
«Arrivano negli studi – spiega Emanuele Bartoletti, presidente della Società italiana di medicina estetica – mamme con figlie per le quali chiedono interventi assurdi, di cui non c’è alcuna necessità, adducendo come causa la bruttezza o gli inestetismi. È chiaro che in questi casi il medico dovrebbe rifiutare di effettuare un intervento, ma non sempre accade. In molti casi sono i familiari, che a loro volta si sono sottoposti a questo tipo di trattamenti ad indirizzare i ragazzi consigliando loro di rivolgersi al chirurgo. Come Società scientifica ci siamo, dunque, posti il problema emergente della tutela degli adolescenti che vanno educati e dissuasi, così come i loro genitori». Da qui l’annuncio di specifiche linee guida per la «gestione degli adolescenti». Ci vogliono regole scritte per evitare che una madre faccia a tutti i costi accorciare il naso della figlia. Così come aveva fatto lei che non sopportava lo stesso difetto. Nuove e vecchie generazioni che non si accettano davanti allo specchio, meno degli inglesi, dei francesi e dei tedeschi. Che non si accaniscono, come invece fanno gli americani, a gonfiare, spianare e tagliare a costo di non riconoscersi.
All’ospedale Fatebenefratelli di Roma, al centro pubblico di medicina estetica diretto da Fulvio Tomaselli, verrà aperto un ambulatorio dedicato ai giovanissimi, sia bambini che adolescenti. Una “scuola” per imparare ad amare anche i propri piccoli difetti e conoscere il vero significato della medicina estetica. Qualche dato: il 14,6% dei ragazzi, secondo un’indagine che la Società di medicina estetica ha fatto nelle scuole superiori, dichiara di sapere che qualche familiare si è già sottoposto ad un intervento e il 12,6% ammette che i familiari lo hanno spinto dal chirurgo. Per essere, così, in casa tutti restaurati.
Una richiesta di aiuto “estetico” sempre in crescita: ogni mese, su Google, si contano circa 25mila ricerche di soluzioni chirurgiche o mediche per migliorare il proprio aspetto. In testa alle domande di informazioni, per lei, c’è il rimodellamento del seno (aumentare le forme), per lui la liposuzione che alleggerisce le maniglie dell’amore. E poi tutto il resto, dal naso all’addome, alle ginocchia, alle caviglie. Fino alle tempie. Ormai considerate tra le quattro parti più difficili dai chirurgi: con le tempie, infatti, a rischio riuscita troviamo anche gli occhi, la mandibola e il collo. Attenzione a chi offre cifre “last minute” per queste operazioni avvertono gli specialisti. «Il distretto difficile per eccellenza è la regione dell’area intorno all’occhio, la zona delle occhiaie, quella del margine dell’occhio, della palpebra – aggiunge Bartoletti – e del sopracciglio. La regione delle tempie in passato veniva trascurata, oggi non più. Stesso discorso per la mandibola che viene sempre più frequentemente corretta».
Gli italiani non riescono ad avere la misura nel chiedere aiuto, puntano ad un’estetica più da giornali patinati che da vita quotidiana e, vittime di questa ottica distorta, non riescono a rendersi conto quanto sono grassi. Dettaglio, diciamo, che si fa fatica a vedere. Un italiano su cinque, lo rivela l’Associazione europea per lo studio dell’obesità con uno studio su 14mila persone tra Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Italia e Regno Unito, è convinto di essere sovrappeso e in realtà è obeso. Meglio cambiare gli specchi?