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 2015  maggio 20 Mercoledì calendario

Emergneza migranti, l’altolà di Hollande. La Francia ribadisce il suo no alla ricollocazione dei richiedenti asilo tra i 28 dell’Unione. Ma sulla missione in Libia l’Onu apre. Fonti delle Nazioni Unite: non serve una risoluzione per agire. Renzi: «Recupereremo il barcone per mostrare a tutti gli 800 morti»

 «I Paesi che hanno accettato di mandare le navi devono accettare anche il principio delle quote». Netto il premier Matteo Renzi a “Porta a Porta” dopo il “no” della Francia alla ricollocazione dei richiedenti asilo tra i 28, ribadito ieri dal presidente Hollande. Aggiunge, Renzi, che l’Italia andrà a recuperare il barcone della tragedia di aprile «in fondo al mare, perché tutti devono vedere quello che è successo e non facciano i furbi», dovesse pur costare 15-20 milioni «che spero paghi l’Europa, altrimenti paghiamo noi». Il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, prova a minimizzare la posizione francese: «Non ho visto un no di Hollande, ho visto delle domande sulle quote. Ma la strategia non è a rischio». Parlando a Berlino, il presidente Hollande ha detto che il concetto di quote è «fuori discussione, vi sono delle regole». Sì a una migliore «ripartizione» dei rifugiati nell’Unione, ma chi viene in Europa solo per ragioni economiche, «non assorbito dalle imprese, va rimandato indietro».
GLI OSTACOLI
Poi c’è lo scoglio della risoluzione Onu. «Non manderemo i nostri soldati a farsi sgozzare in Libia senza un impegno della comunità internazionale», dice Renzi. Ma dietro le quinte, mentre viene esclusa l’azione di terra, al Palazzo di Vetro e nelle cancellerie Ue si ritiene che la risoluzione non sia necessaria. La spedizione europea potrà svilupparsi anche con raid o incursioni contro gli scafisti, e affondarne i barconi nei porti o nelle acque territoriali libiche prima che vengano riempiti di migranti senza che venga approvata la risoluzione limata in queste ore al Palazzo di Vetro. A sottolinearlo, fonti dell’Onu che citano le parole del documento del Consiglio europeo del 23 aprile, per cui la missione «terrà conto» dell’eventuale risoluzione. Dietro la scelta di quelle parole c’è un dibattito tra sherpa che all’inizio avevano pensato a una formulazione più stringente: la missione sarebbe stata «subordinata» alla risoluzione Onu. E invece no.

LE POSIZIONI

Ieri Russia e Cina sono state formalmente investite del problema. Altre fonti, sempre delle Nazioni Unite, hanno confermato che il testo parla di «mandato per un’operazione Ue sotto l’ombrello del capitolo 7 della Carta dell’Onu». Quello che autorizza l’uso della forza. Nel testo è prevista la «possibilità di ispezionare, sequestrare e neutralizzare le barche che sono sospettate di essere utilizzate per il traffico di migranti». Un accordo con gli Stati Uniti sarebbe stato già raggiunto. Il confronto tra i membri permanenti del Cds dovrebbe proseguire sino a fine settimana, quindi il testo, opportunamente rivisto, verrebbe fatto circolare fra i dieci membri non permanenti. Nel frattempo, i Quindici sarebbero ancora in attesa di una lettera formale di richiesta d’assistenza da parte delle autorità libiche.
Questo infatti è l’altro nodo. Federica Mogherini, Alto rappresentante della politica estera e di sicurezza della Ue, ha evitato lunedì di parlare di accordo col governo libico e basta, preferendo riferirsi a un’intesa con le diverse realtà oggi rappresentate in quel Paese.
Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, a margine della riunione del Comitato ministeriale del Consiglio d’Europa, ha spiegato che Mosca studierà «con attenzione tutte le sfumature per essere certi che non ci siano ambiguità». Il Cremlino non accetta alcun tipo di azione che violi l’integrità territoriale libica. In teoria, anche i raid nei porti non sarebbero ammessi. Intanto, il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha ricordato che l’Europarlamento ha chiesto di autorizzare «soluzioni per mettere fine ai traffici illegali di esseri umani, sanzionando penalmente e andando a colpire le finanze di questi criminali, indebolendone i network». A riprova dell’asse Roma-Berlino.