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 2015  maggio 20 Mercoledì calendario

A proposito dell’anarchico Marco, arrestato per l’aggressione al vicequestore durante il putiferio milanese anti Expo. Quella di Marco con il bastone in mano è l’immagine arcaica e archetipica dell’uomo di guerra, la guerra del fuoco o ancora indietro lo scimmione di Stanley Kubrick che scopre la prima arma, e la brandisce urlando al cielo la sua euforia

Considero l’anarchico Marco, arrestato per l’aggressione al vicequestore durante il putiferio milanese anti Expo, il minore dei nostri mali. O comunque: non il maggiore. Un marginale incazzato cui è capitata la sfortuna di diventare la star di una fotografia che ha fatto il giro del mondo, con un poliziotto a terra e il suddetto Marco (spalleggiato dal suo branco) che lo bastona, e tutti i “prima” e tutti i “dopo” che non contano più niente, conta solo l’attimo. E l’attimo, questa volta, è contro Marco, e parla male di lui. Sarebbe bello, però, che il suddetto Marco, in un giorno qualunque della propria vita, magari a bocce ferme, a mente serena, in galera o (gli auguro) fuori di galera, con il suo pitbull o anche con cani meno bellicosi, guardasse quella foto e riconoscesse, nella propria sagoma con le gambe larghe e il braccio levato in aria, qualcosa di già visto. Stravisto. È l’immagine arcaica e archetipica dell’uomo di guerra, la guerra del fuoco o ancora indietro lo scimmione di Stanley Kubrick che scopre la prima arma, e la brandisce urlando al cielo la sua euforia. Tutto è muscoli e nervi, in quella postura di aggressore che scatta come una molla, tutto è adrenalina, guerra, ferinità, la sopraffazione della bestia (siamo bestie pure noi) per non essere sopraffatta. Gli anarchici erano tra quelli che lavoravano per la “futura umanità”. Un loro giornale si chiama Umanità Nova, fondato nel 1920 da Errico Malatesta. Di futuro e di “novo”, nell’uomo bastonatore, non c’è granché.