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 2015  maggio 19 Martedì calendario

Djokovic fuori campo, tra cibo senza glutine e festeggiamenti senza champagne «perché da quando è nato mio figlio Stefan il tempo dei party è finito». Il tennista serbo pensa al futuro e con Djokolife vuole lanciare una linea di prodotti per l’alimentazione sana. «Ma è solo il primo passo, dopo ne seguiranno altri»

Novak Djokovic si fa brand e diventa imprenditore con Djokolife. Come René Lacoste, Fred Perry e Sergio Tacchini prima di lui, il numero uno del tennis mondiale è pronto a passare dalle fatiche del campo a quelle dell’impresa con l’obiettivo di lasciare in eredità qualcosa che vada oltre le vittorie. D’altra parte con un patrimonio netto di 100 milioni di dollari e ricavi – nel 2014 – per oltre 30 milioni, i numeri di Djokovic sono quelli di una piccola e media impresa italiana. Eppure – dice – non sono i soldi a spingerlo in questa direzione, ma l’idea di poter «condividere con altri le mie scoperte e le mie vittorie. Si tratta, più che altro di una filosofia, di uno stile di vita». Tutto inizia con il cibo, con la scoperta, nel 2010, di essere intollerante al glutine e con la ricerca di una dieta «che mi permettesse di essere forte sul campo, ma soprattutto di stare bene con me stesso». Una sorta di doping naturale, «anche se è meglio non chiamarlo così. Preferisco dire che la mia energia viene dalla natura».
Abbastanza per maturare l’idea di lanciare una linea di prodotti per l’alimentazione sana, «ma è solo il primo passo, dopo ne seguiranno altri». La mente corre a una linea di abbigliamento, come hanno fatto gli altri grandi del tennis. Nole non si sbilancia: «Ancora nessun dettaglio, ma tutto sarà all’insegna di uno stile di vita sano, fisico e mentale. Sono convinto che la forma di felicità più alta sia quella di condividere con gli altri qualcosa che possa farti star bene». Anche se – spesso – le rinunce sono dolorose, come la cioccolata: «È la cosa che mi manca di più, al punto che dopo la prima vittoria a Wimbledon nel 2011 ne ho mangiato mezza tavoletta, me lo meritavo». Per scaramanzia non lo dice, ma se il 7 giugno a Parigi trionfasse al Roland Garros, l’unico torneo dello Slam che gli manca, la tavoletta di cioccolata potrebbe essere intera. Nel frattempo ha rinunciato allo champagne, non tanto perché aprendo una bottiglia per festeggiare la vittoria a Roma contro Federer il tappo gli è schizzato in faccia rischiando di ferirlo, ma perché da quando è nato suo figlio Stefan, sette mesi fa, «il tempo dei party è finito».
Anzi, «la vita sul campo è diventata meno stancante di quella a casa: dopo il lavoro quotidiano, iniziano le responsabilità vere, ma è un momento meraviglioso della mia vita». Una svolta straordinaria. Nole è un imprenditore impegnato soprattutto in Serbia, dove a quasi 28 anni – li compie venerdì prossimo – è più di una leggenda: raccontano persino che abbia rilevato l’intera produzione mondiale di pule, il formaggio serbo ricavato dal latte di asina, da mille euro al chilo. «È una storia che circola da qualche anno, non so come sia nata anche perché non so neppure che sapore abbia – ride Djokovic – è vero però che tutti i miei investimenti sono veicolati verso la Serbia. È un paese piccolo che ha attraversato tante difficoltà, ma è molto meglio di quello che racconta la stampa. Tra ristoranti e immobili, lo sforzo maggiore lo concentro sulla mia Fondazione dedicata all’educazione prescolare: in Serbia è ancora troppo bassa. Solo garantendo l’accesso a tutti riusciremo a cambiare la società. La conoscenza e la cultura sono cose che nessuno può portarti via».