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 2015  maggio 19 Martedì calendario

Il protagonista del nuovo libro di Sebastiano Vassalli ha un nome inquietante: Odio. È un vecchio signore che il 10 settembre 2019 «festeggerà» i suoi primi cento anni, in cui ha messo contro gente che viveva la stessa terra, le stesse valli, la stessa luce, lo stesso sole e le stesse nuvole. Ma, forse, il signor Odio, alla lunga, non ha vinto. Forse «la notte è finita. Pur tra molte nuvole è tornato il sole», scrive Vassalli nella nota introduttiva a Il confine. I cento anni del Sudtirolo in Italia, pubblicato da Rizzoli. Così lo scrittore ricostruisce crisi e conflitti in Alto Adige dal 1919 a oggi

Il protagonista del nuovo libro di Sebastiano Vassalli ha un nome inquietante. Io mi chiamo Odio. Odio è un vecchio signore, purtroppo ancora vivo, che il 10 settembre 2019 «festeggerà» i suoi primi cento anni. È nato in quel 10 settembre di un secolo fa a St. Germain-en-Laye laddove si doveva celebrare la festa per la fine della Prima guerra mondiale e la nascita della sua gemella (dell’Odio): la Pace. Quel giorno i potenti della terra di allora decisero che il Sudtirolo sarebbe diventato terra italiana. E da lì…
Da lì il signor Odio ha dato il peggio di se stesso. Ha messo contro gente che viveva (o avrebbe vissuto) la stessa terra, le stesse valli, la stessa luce, lo stesso sole e le stesse nuvole. Ma, forse, il signor Odio, alla lunga, non ha vinto. Forse «la notte è finita. Pur tra molte nuvole è tornato il sole», scrive Vassalli nella nota introduttiva a Il confine. I cento anni del Sudtirolo in Italia, pubblicato da Rizzoli.
Questo libro, Vassalli, ce l’aveva scolpito nel cuore e nel cervello da trentadue anni. Da quando andò in Sudtirolo / Alto Adige nel 1983. La rivista «Panorama Mese» gli chiese di girovagare un po’ da quelle parti a guardare il sole, il cielo, le valli, le mucche, le tradizioni, i dialetti, i panorami, i sentieri di montagna, l’acqua pulita. Invece Vassalli trovò e raccontò l’anima sporca dell’Odio tra austriaci-tedeschi e italiani. Essendo laico, Vassalli, svelò le cose come stavano, senza ideologia. Osò dire il vero. Per sintetizzarlo ecco un piccolo saccheggio dalla rubrica intitolata «Improvvisi» che fa per il «Corriere della Sera». Parlava di Piazza della Vittoria a Bolzano e del monumento altrettanto alla Vittoria (la piu’ brutta opera di quel genio che era Marcello Piacentini, ma sappiamo che il bozzetto originale non era il suo ma di quell’altro «genio» di Benito Mussolini). Nel 2002 quel genio di Vassalli aveva trovato una soluzione, ma nessuno gli ha dato retta: né quei fascistoidi degli italiani né quei fanatici sciovinisti dei sudtirolesi. L’idea geniale era questa: «In realtà, quella piazza dovrebbe intitolarsi come il romanzo di Dostoevskij, Delitto e castigo. In Alto Adige, tanto tempo fa, c’è stato un delitto, quello degli italiani che, nel ventennio fascista, hanno cercato di cancellare la lingua e la cultura tedesca; e ora c’è un castigo, quello di tirolesi che vincolano gli italiani a un duro status di immigrati, con una legge “proporzionale” che non ha corrispondenti nel mondo».
Sviluppando il suo reportage del 1983, due anni dopo fece un libro altrettanto laico: Sangue e suolo. Apriti cielo! Per i comunisti era un fascista o quantomeno un missino. Per i fascisti era uno pseudointellettuale stalinista. Per fortuna, come dice lui, Vassalli, le nuvole dell’ideologia si sono rarefatte. E oggi questo illuminante libro nuovo, Il confine, farà capire agli incazzati italiani, che in Sudtirolo / Alto Adige sono ormai una minoranza ma non perseguitata, che i loro bisnonni o trisnonni non si sono comportati bene: molti erano camicie nere che manganellavano per imporre la loro, la nostra lingua, le nostre chiese, le nostre scuole, i nostri cartelli stradali, i nostri uffici pubblici dove si doveva parlare rigorosamente in lingua italiana. E farà capire anche ai loro vicini di casa austriaci (tedeschi li chiama pure, Vassalli) che sono altrettanto stupidi a voler imporre una regola perversa che dice: ora comandiamo noi, siamo la maggioranza!
Adesso pare che in Sudtirolo / Alto Adige il Partito democratico italiano e la Südtiroler Volkspartei siano alleati. Che abbia ragione Vassalli: che le nubi si siano diradate?
Vassalli è un uomo negativo: non gli va mai bene niente. Ce l’ha un po’ con tutti. Odia il potere e i potenti. Odia gli scrittori finti che oggi imperversano. Si potrebbe dire di lui quello che lui ha detto di un altro: Dino Campana: «Forse è proprio vero che i poeti appartengono a una specie diversa, “primitiva”, “barbara”, da sempre estinta eppure sempre in grado di rinascere come quella dell’araba fenice».
In questo libro, Vassalli si concede qualche vezzo: si definisce scrittore ormai anziano, non storico di professione, non sociologo, non politico. Si racconta come uno che ha incontrato le cose per caso. No, le ha incontrate per fortuna nostra, di noi lettori.
Il confine, infatti, sconfina. Esce dai libri di storia. Non c’entra con la sociologia e nemmeno con la politica. Racconta la mutazione di una piccola terra dove chi comandava è diventato suddito di un re prepotente, dove il re prepotente ha capito di aver esagerato e ha ceduto i suoi diritti. Dove s’è creato «un ponte tra due mondi, destinati da sempre a sopportarsi e a integrarsi a vicenda».
Se lo dice quel pessimista di Vassalli, dopo trentadue anni che ci ha pensato… metti che sia vero.
Vassalli scrive, sempre in questo libro abbastanza politicamente corretto, Sudtirolo / Alto Adige tranne in alcuni casi: quando si riferisce al Sudtirolo prima che diventasse mezzo (o tutto) italiano. Nell’ultima frase si lascia andare. Occhio alla parola «Imbarazzante». Conclude Vassalli: «I cento anni dal trattato di St.Germain: i cento anni del Sudtirolo in Italia, sono un anniversario imbarazzante e importante, che secondo me non può essere ignorato. Io ho voluto ricordarlo raccontando una storia. Una grande storia». Il contrario di quello che scriveva Fabrizio De André: Una storia sbagliata. No, una storia vera ma che per quelli che non capiscono l’intuizione di Vassalli resta una storia sbagliata. Vaglielo a spiegare. Forse questo libro…