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 2015  maggio 18 Lunedì calendario

Banche, debiti & finanza: dietro la voglia di sicurezza c’è la paura per i nuovi barbari. Fondi speculativi, investitori del private equity, società di prestiti nate in rete stanno prendendo i rischi evitati dai banchieri

Oggi qualunque amministratore delegato o presidente di una grande banca, se glielo chiedete, vi risponderà allo stesso mondo: «Abbiamo imparato la lezione». Vogliono dire che il mondo è più sicuro che nel 2007, quando iniziò a strapparsi il tessuto dei mercati. È la loro promessa che gli eccessi di prima della grande crisi non torneranno.
Un’occhiata ai numeri fa sospettare che non sia così semplice: nel 2007, il volume di debito pubblico e privato nel mondo era di 142mila miliardi di dollari, calcola il gruppo di consulenza McKinsey; da allora è cresciuto a 200 mila miliardi, fino a circa tre volte il prodotto lordo del pianeta Terra. Da quando i mercati nel 2007 si sono spezzati sotto il peso del debito, nell’80% dei Paesi del mondo le famiglie sono ancora più indebitate, l’esposizione finanziaria in Cina si è quadruplicata, il debito pubblico ha superato il 100% del Pil in dieci Paesi e, nel complesso, è cresciuto di 25mila miliardi.
Eppure, i banchieri privati di Wall Street, della City o di Francoforte e i leader di quasi tutte le capitali dicono che il mondo è più sicuro. La proposta di venti grandi istituzioni finanziarie – più regole contro la minaccia di nuovi eccessi – tradisce il timore che la tregua di questi anni sui mercati in realtà sia fragile. La scorsa settimana Mario Draghi ha detto qualcosa di simile: non bisogna essere «ciechi» di fronte alle conseguenze potenziali dell’enorme immissione di liquidità delle grandi banche centrali, ha avvertito il presidente della Bce, benché questa sia stata decisa proprio per reagire ai postumi dell’ultima crisi.
Il rischio di una nuova ondata di instabilità, a dire il vero, non ha continuato a crescere ovunque. Il volume dei credit default swaps, i derivati di credito che distrussero un colosso come l’assicuratore americano Aig, è per esempio crollato: oggi ne circolano per duemila miliardi meno di un anno fa. Le banche che li emettono sono diventate più sagge, o meno scriteriate. Perché allora chiedere più regole proprio ora? Forse perché davvero i banchieri hanno imparato la lezione. O magari, anche, per restare leader di mercato. Oggi il “sistema bancario ombra” popolato di fondi speculativi, investitori del private equity, innovatori dei prestiti in Rete come Lending Club, minacciano di erodere sempre di più il modello tradizionale delle banche. Darsi più regole è un bene. E per inciso può aiutare, come una sorta di bollino di qualità, a tenere sotto controllo la sfida dei “barbari” alle porte.