Libero, 18 maggio 2015
I papponi delle pensioni. La lista degli ex parlamentari che, grazie al vitalizio, hanno incassato più di quanto versato. Da Vincenzo Visco, il ministro delle Finanze simbolo della sinistra fiscale, agli Occhetto che entro fine 2017 potranno festeggiare il primo milione guadagnato. Senza dimenticare Toni Negri, rimasto in parlamento giusto il tempo per conquistare l’immunità e scappare via dall’Italia. Ma per lui la ruota della fortuna si fermerà a luglio con regole stabilite dalle Camere per i politici condannati
Fosse stato per gran parte dei contribuenti italiani che non hanno una particolare simpatia nei suoi confronti, in pensione ci sarebbe andato da anni. Meglio perfino baby pensionato, così non avrebbe messo la firma sulle stangate fiscali che si sono succedute negli anni, e soprattutto fra il 2006 e il 2008. Vincenzo Visco, il ministro delle Finanze simbolo della sinistra fiscale, amato dai vignettisti che spesso lo ritraggono con le sembianze di Dracula, invece in pensione è andato all’età stabilita per tutti gli altri italiani: dopo i 65 anni. Fosse stato per lui sarebbe pure restato al lavoro in Parlamento, ma la scarsa popolarità conquistata con quel biennio così sfortunato per la sinistra italiana, ha consigliato un brusco stop di carriera. In Parlamento Visco manco è restato poco, e ha pure versato i contributi come molti altri italiani: più di 30 anni. Non dovreste quindi trovare il suo nome nelle pagine di questa inchiesta. Eppure c’è. Perchè anche per lui – che è pensionato dal 2008 inoltrato – i contributi versati sono minori del mensile di vitalizio fin qui incassato. I suoi contributi ammontano a 396mila euro e gli assegni partiti dalle casse del Parlamento per finire sul suo conto corrente bancario hanno superato i 463mila euro. Differenza: 66.992 euro, che rispetto agli spread milionari apparsi nei giorni scorsi e che tornano copiosi nella tabella pubblicata in pagina, sembrano davvero poca cosa. Eppure il caso Visco è proprio la cartina di tornasole di un sistema ingiusto, di una scommessa previdenziale che vede vincitore sempre il politico di turno, e mai lo Stato, che poi siamo tutti noi. In appena sette anni vince il politico, ed ha in tasca già più di quanto ha versato. Per altro il suo assegno non è piccolo (più di 5.500 euro mensili), e Visco ha solo 73 anni. A lui come a tutti auguriamo lunga vita, ma è evidente che ogni anno che passa il vantaggio di Visco aumenterà di 66 mila euro a regole immutate. A ottanta anni avrà passato il mezzo milione di euro, a 87 il milione di euro e così via. Quella vera e propria distorsione previdenziale più di ogni altra cosa fa degli uomini politici una vera e propria casta. Visco per altro sta, vista la giovane età e l’anzianità contributiva, in fondo alla tabella di oggi. Dove ai primi cinque posti ci sono altrettanti politici della prima Repubblica, ex Pci, Dc e Msi, che hanno superato grazie alla anzianità un vantaggio di oltre un milione di euro rispetto ai contributi versati. I nomi forse diranno poco a gran parte dei lettori, e uno dei cinque (Vinicio Baldelli) ha compiuto giusto qualche settimana fa i cento anni, e si può ritenere caso raro. Però quella cifra pensionistica straordinaria anche nel suo caso è messa in rapporto al privilegio dei privilegi: potere avere il vitalizio con una sola legislatura alle spalle, magari nemmeno conclusa. Come è accaduto a un principe del giornalismo quale è Enzo Bettiza, che si trova grazie a una lontana legislatura trascorsa nelle fila del partito liberale più o meno nella stessa condizione di Eugenio Scalfari, che abbiamo raccontato su Libero sabato mattina. Pur avendo un mensile di 2200 euro Bettiza ha già incassato 810 mila euro più dei contributi versati.
C’è un altro caso significativo nella tabella di oggi, ed è quello di Toni Negri, che per essere stato portato in parlamento dai radicali giusto il tempo per conquistare l’immunità e scappare via dall’Italia prima che arrivasse la sentenza definitiva di condanna per reati di terrorismo. Negri in quei pochi giorni si è conquistato un vitalizio da 2006 euro mensili. Da allora ad oggi ha conquistato 589 mila euro più dei contributi versati. La sua personale roulette però si fermerà a quota 593: a luglio per Negri stop vitalizio in base alle nuove regole stabilite dalle Camere per i politici condannati.
Nella tabella odierna ci sono anche i vantaggi avuti da un’attrice che il pci portò in Parlamento solo per un assaggio di vita politica (Carla Gravina), e quelli dell’ex corrispondente dell’Economist Tana De Zulueta (giornalista abituata a criticare le distorsioni della finanza pubblica italiana, ma zittissima quando il vantaggio tocca a lei). Ma spicca fra tutte una coppia celebre della politica. Due cuori e un vitalizio, si potrebbe dire. Ma si farebbe ingiustizia, perchè i vitalizi sono due. La gioiosa macchina da guerra della previdenza dei Parlamentari è riuscita a conquistare circa 700 mila euro di indebito vantaggio in casa di Achille Occhetto, che festeggia insieme alla moglie Aureliana Alberici, anche lei ex parlamentare. L’uomo che quella gioiosa macchina da guerra avrebbe voluto usare (ma non vi riuscì) per fermare l’ascesa di Berlusconi e portare al governo la classe dirigente del vecchio partito comunista, in pensione è riuscito a realizzare il suo sogno. Occhetto ha già incassato 261 mila euro più dei contributi versati. La sua metà ha avuto ancora più fortuna alla roulette del vitalizio: 455 mila euro di vantaggio. Insieme percepiscono poco meno di 10 mila euro lordi: entro fine 2017 la coppia potrà festeggiare il primo milione guadagnato (al lordo ne hanno già incassato 1,2 milioni oggi)...