Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  maggio 18 Lunedì calendario

È pronto il disegno di legge sull’omicidio stradale. Le pene previste sono alte: da 8 a 12 anni di reclusione, con la certezza della detenzione, visto che il legislatore ha posto assai in alto l’asticella per la pena minima

Domani, o al massimo entro la fine della settimana, la commissione Giustizia di Palazzo Madama dovrebbe approvare il testo del ddl sugli omicidi stradale, che aprirà le porte del carcere a chi si macchia di questa colpa. Le pene edittali previste, infatti, sono molto alte: da 8 a 12 anni di reclusione, con la certezza della detenzione, visto che il legislatore ha posto assai in alto l’asticella per la pena minima. Il relatore del testo, il democratico Giuseppe Cucca, ha già riformulato i primi articoli, cercando di armonizzare gli emendamenti presentati dalle altre forze politiche, per tracciare definitivamente i reati di incidente stradale e lesioni personali stradali. Ma è soprattutto sull’articolo 6, sulle pene accessorie, che stanno lavorando i senatori, riscrivendo totalmente l’impianto di quello che lo stesso presidente del Consiglio Matteo Renzi avrebbe voluto fosse un “ergastolo della patente”.
PREVISTA L’INIBIZIONE
La revoca definitiva, però, poneva dubbi di costituzionalità a causa del suo carattere definitivo, oltre al concreto rischio di estinzione in caso di riabilitazione: una volta scontata la pena, se riabilitati, i condannati per omicidio stradale avrebbero potuto tranquillamente sostenere l’esame per riottenere la patente. E proprio sulla possibilità di accedere al test è intervenuto il legislatore, inibendola per 12 anni (che probabilmente saranno alzati a 15) per chi, guidando, provoca la morte di una persona, se non ci sono aggravanti; pena accessoria che sale a 20 anni se il conducente è già stato condannato per guida in stato di ebbrezza, e arriva a 30 anni se si è messo al volante ubriaco, sotto l’effetto di stupefacenti o se l’incidente è stato causato dal mancato rispetto dei limiti di velocità. Un caso, quest’ultimo che, pur non essendo tecnicamente un daspo della patente, gli assomiglia molto. Anni cui va aggiunto il periodo di sospensione della patente previsto dal prefetto, da 5 a 10 anni. Un impianto che è stato ampiamente condiviso dalle forze politiche che ora devono solamente smussare gli spigoli. C’è chi, come il forzista Ciro Falanga, nel caso di fuga del conducente vorrebbero vincolare l’aggravante alla consapevolezza della fuga. Modifica che il relatore non vede di buon occhio, temendo che l’aggiunta della parola “consapevolmente” possa aprire il varco a interpretazioni della norma che vadano nel senso opposto allo spirito della legge.
LE AGGRAVANTI
Come pure Cucca è parso poco propenso a rimodulare il sistema delle pene accessorie, alleggerendo la severità della pena a chi è alla prima condanna: «Non possiamo certo consentire che si ammazzi due volte», prima di poter intervenire duramente. Ma, come confermato dal sottosegretario alla Giustizia Cosimo Ferri, che ha seguito il dossier in via Arenula, più che in Parlamento è soprattutto dall’esterno che arrivano le maggiori pressioni affinché il testo contenga il maggior numero di fattispecie possibili, tra le aggravanti. Sono soprattutto le associazioni delle vittime della strada ad aver insistito per inserire come aggravanti, oltre all’abuso di alcol e l’uso di sostanze stupefacenti, anche il superamento dei limiti di velocità, la guida contromano e il mancato rispetto del semaforo rosso. Elenco al quale vorrebbero fosse aggiunto anche l’utilizzo del cellulare. Modifiche che potrebbero anche intervenire in aula, dove il testo potrebbe approvare dopo le regionali, per essere approvato prima dell’estate.