La Stampa, 18 maggio 2015
Il govero della Libia avverte l’Europa sul rischio dell’arrivo di terroristi dello Stato Islamico a bordo dei barconi di clandestini. È la guerra mediatica del generale Haftar per avere armi e spazi: punta tutto sulle paure dell’Europa
Il governo di Tobruk avverte l’Europa sul rischio dell’arrivo di terroristi dello Stato Islamico (Isis) a bordo dei barconi di clandestini al fine di testimoniare la necessità di una rapida abolizione dell’embargo alle forniture di armi. Votato dall’Onu nel 2014 con la risoluzione 2174, l’embargo proibisce la vendita di armamenti alle fazioni in lotta in Libia ma Khalifa Haftar, capo di Stato Maggiore delle forze di Tobruk, ritiene che sia diventata una proibizione unilaterale: mentre Turchia e Qatar fanno arrivare navi di armi alle milizie islamiche di Tripoli, Europa e Usa non fanno altrettanto con Tobruk, dove si trova il governo legittimo.
Il ruolo dell’Egitto
L’Egitto sostiene la richiesta di Haftar e quando, la scorsa settimana, una delegazione di Tobruk si è recata a Washington, ha chiesto con forza «armi di ogni tipo e in fretta». La scelta di Haftar di colpire una nave turca in avvicinamento a Derna, porto nelle mani di Isis, sottolinea quanto Tobruk consideri pericolosi i rifornimenti via mare di Ankara. Se ora Abdul Basit Haroun, consigliere del governo di Tobruk, va oltre è perché percepisce la possibilità di ottenere dall’Ue il passo desiderato.
La scelta degli europei di chiedere all’Onu l’autorizzazione ad una missione di polizia nel Mediterraneo viene infatti considerata da Haftar come l’annuncio di una nuova risoluzione sulla Libia e contro il terrorismo che potrebbe includere l’abolizione dell’embargo. Si spiega così la ricchezza di dettagli della testimonianza di Haroun, che afferma di aver saputo dai trafficanti di uomini che «i terroristi vengono tenuti in luoghi separati e poi fatti salire all’ultimo momento sui barconi diretti in Italia» al fine di «sfuggire ai controlli». Haroun dice ad alta voce quanto Haftar, e i suoi alleati egiziani, da tempo ripetono al riparo dei riflettori nelle cancellerie europee: «Possiamo stabilizzare la Libia e ridurre il pericolo di attacchi verso l’Europa se ci fornirete le armi per combattere i jihadisti».
Fine dell’embargo
Poiché il testo della risoluzione Onu sarà per una missione di polizia anti-trafficanti nel Mediterraneo, Tobruk preme per una formulazione che includa la fine dell’embargo perché la lotta ad Isis sul terreno del Maghreb aiuterà i pattugliamenti dell’Ue. Finora ogni tentativo di Tobruk di chiedere armi è stato rigettato dall’Ue ma Haftar è convinto di poter far leva sui timori degli europei al punto da fargli cambiare idea.