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 2015  maggio 17 Domenica calendario

I Cobas proclamano due giorni di blocco degli scrutini • Ucciso in Siria il petroliere dell’Isis • Condannato a morte Morsi • Mezz’ora prima della strage Giardiello era già in Tribunale • Il 56% delle famiglie italiane percepisce la sua situazione finanziaria come insoddisfacente • Il laboratorio per piccoli geni

 

Scuola Due giorni consecutivi di blocco degli scrutini dopo la chiusura dell’anno scolastico. I Cobas sfidano il governo e il Garante degli scioperi, che ribadisce di essere pronto alla precettazione in caso di violazione dell’accordo sulla scuola del 1999. Renzi si dice convinto che il blocco si rivelerà un boomerang, perché le famiglie degli studenti «non simpatizzeranno con la protesta», che potrebbe rivelarsi «un danno» per loro e per gli studenti stessi. Palazzo Chigi fa sapere che tra gli insegnanti che hanno risposto alla mail del premier, cinquemila in pochi giorni, la metà è a favore della riforma. Ma accanto ai «sì», permangono le critiche.

Isis Blitz americano in Siria: in un raid delle forze speciali a bordo di velivoli Osprey ed elicotteri Black Hawk nella parte orientale del Paese è stato ucciso Abu Sayyaf, ritenuto il «tesoriere» dello Stato Islamico, responsabile degli affari collegati al petrolio. Abu Sayyaf è stato sorpreso all’interno di un’abitazione insieme alla moglie. Secondo le fonti non si è arreso ed è stato abbattuto. Nella casa c’era anche una schiava yazida, rapita probabilmente in estate dall’Isis, che è stata liberata. Finito l’attacco, la Delta force è rientrata in Iraq portandosi dietro Umm Sayyaf, l’ostaggio, computer, apparati di comunicazione e carte ora oggetto di analisi. La Casa Bianca ha esultato per il successo. I generali hanno parlato di colpo serio. Gli osservatori hanno invece discusso sulla reale importanza dell’attacco. E uno specialista della regione non ha escluso che il vero bersaglio non fosse «l’emiro del petrolio», bensì Abu Mohammed al Adnani, il propagandista capo dell’Isis. Intanto gli scontri nella zona continuano, mentre la bandiera nera dell’Isis è stata issata a Palmira, l’antico sito archeologico, già colonia romana, dopo giorni di combattimenti.

Morsi Condannato ieri a morte Mohammed Morsi, il primo presidente eletto democraticamente nella storia dell’Egitto, deposto dai militari nel luglio del 2013. Quando nell’aula viene letta la sentenza, Morsi alza solo il pugno chiuso, qualcuno dei suoi grida «abbattiamo la dittatura». Condanna a morte anche per un altro centinaio tra i capi e gli attivisti dei Fratelli Musulmani. All’origine della condanna di ieri un’evasione che risale ai primi giorni della rivoluzione del 2011 quando Morsi e altri esponenti della Fratellanza erano stati arrestati insieme a migliaia di altri egiziani travolti nei disordini. Morsi era stato detenuto solo per due giorni a Wadi Natroun, una prigione tra il Cairo e Alessandria. L’attacco e l’evasione avvennero la notte del 28 gennaio 2011, dopo una giornata cruciale di scontri per le strade durante la rivoluzione. Nel caos della rivolta, alcune delle guardie carcerarie avevano già abbandonato i loro posti. Uomini armati attaccarono 3 diverse prigioni uccidendo le rimanenti guardie carcerarie, liberando migliaia di detenuti, tra cui Morsi e altri leader islamici. Amnesty International considera il processo a Morsi una «farsa basata su procedure nulle»: «Questa sentenza distrugge ogni illusione residua di indipendenza del sistema giudiziario in Egitto — sostiene l’organizzazione per i diritti umani —. Le autorità devono ordinare di ripetere il procedimento in un tribunale civile o liberare Morsi». La decisione passerà dal Gran Muftì del Cairo e dipenderà anche dall’appello.

Giardiello Claudio Giardiello, l’uomo che il 9 aprile scorso uccise tre persone al Tribunale di Milano, ha girovagato per mezz’ora nelle aule del Palazzo di Giustizia prima di raggiungere l’aula dove avrebbe iniziato la strage. La novità, che riscrive la cronaca di quelle ore, giunge mentre gli inquirenti confermano che l’assassino era entrato da un varco dotato di metal detector, che si accese: ma non fu fermato né controllato.

Famiglie L’ultima rilevazione trimestrale dell’indice Sef di Confesercenti e Swg dice che il 56% delle famiglie italiane percepisce la sua situazione finanziaria come insoddisfacente, e per un 14% il reddito mensile non basta nemmeno per coprire le spese indispensabili. Fra le ragioni di pessimismo più forti c’è l’ansia per il lavoro: sei famiglie su dieci temono che un familiare possa perder il lavoro; quasi due terzi degli italiani (il 71%) preventivano consumi immutati o in calo; e quasi la metà degli italiani (il 47%) ogni mese riesce appena a coprire le spese. Dalla rilevazione dell’indicatore Sef emerge che per gli italiani la percezione ella qualità della vita è insostenibile per 1 famiglia su 5 (il 21%), accettabile per il 34% degli intervistati e soddisfacente solo per il restante 45% del campione. Complessivamente, le famiglie italiane non hanno ancora colto segnali veri di inversione di tendenza economica: alla domanda se rispetto a un anno fa si viva meglio o peggio, ben il 46% del campione ritiene che le condizioni di vita siano peggiorate nell’ultimo anno, mentre la metà esatta, il 50%, sostiene di non aver percepito alcun cambiamento rispetto allo scorso anno, e solo il 4% afferma di vivere meglio. Questo pessimismo si proietta nel futuro: alla domanda di come saranno le cose fra sei mesi, il 71% degli intervistati vede una situazione stabile o in peggioramento. Di questi, un cospicuo 41% risponde che sostanzialmente i consumi resteranno uguali, e un altro 30% li vede in calo. Solo il restante 24% del campione esprime un segnale di fiducia prevedendo un aumento della spesa dedicata ai consumi. (Grassia, Sta)

Piccoli geni In Italia, per i piccoli geni (sono il 5 per cento della popolazione e si chiamano «bambini plusdotati») c’è un laboratorio scolastico, uno dei primi in Europa, all’Università di Pavia, nella stanzetta disadorna di Maria Assunta Zanetti, la docente di psicologia dello sviluppo, che assieme al suo collega Eliano Pessa va a cercarli in giro per l’Italia, da Palermo ad Aosta. Ieri quelli del laboratorio scolastico hanno aperto una mostra, nei locali della facoltà, legata ai temi dell’Expo, per far vedere quello che sanno fare, dalle costruzioni di solidi e sfere per spiegare la matematica ai giochi della playstation inventati dai più grandicelli. Hanno inventato tutto loro, come ripete Francesco Lunghi che li coordinava, dalla grafica alla musica, dai disegni alle idee, con l’insetto che corre in un labirinto, il vegetale che attraversa la strada evitando le auto che sfrecciano, ecc. In questo laboratorio, fondato nel 2009, i bambini non vengono isolati, e i docenti sono istruiti a seguire un percorso diverso per loro. Neanche un euro arriva dai fondi pubblici. Eppure, ripete la professoressa Zanetti, sarebbero «un grande patrimonio da salvaguardare». Molti di questi bambini, abbandonati a se stessi, diventano vittime del bullismo, qualcuno finisce nella criminalità, altri nella droga. Da Palermo ad Aosta, il LabTalenti di Maria Assunta Zanetti ha trovato 128 piccoli geni, con il quoziente d’intelligenza pari a 137, età media 9 anni, 19 ancora all’asilo. Tra di loro, 116 maschi e 12 femmine, ma le femmine hanno un QI medio molto più alto, 141 contro 137. (Sapegno, Sta)

(a cura di Roberta Mercuri)