Corriere della Sera, 15 maggio 2015
Cronache da Cannes. Dal circo felliniano di Garrone, straordinariamente accolto dalla stampa straniera, al re erotomane di Cassel che si innamora di una voce suadente dietro la quale si nascondono vecchiaia e rughe, passando per la Hayek, disposta a mangiarsi il cuore di un drago pur di restare incinta
Mancano i nani ma c’è l’orco. Nel giorno di Il racconto dei racconti, Matteo Garrone, primo italiano in gara, nella foto di rito presenta il suo cast che è un circo felliniano. Alcuni volti sembrano presi dalla Commedia dell’Arte e riciclati per uno scherzo della natura nella compagnia Garrone&co.
Trovi star scolpite nella seduzione maschile come Vincent Cassel, nei panni del re erotomane che si innamora di una voce suadente dietro la quale si nascondono vecchiaia e rughe delle assai imbruttite Shirley Henderson e Hayley Carmichael, che era la Mirtilla Malcontenta di Harry Potter. Ma il modello del fantasy anglosassone è quanto di più lontano da Garrone.
Poi c’è la grazia della messicana Salma Hayek: nel film è disposta a mangiarsi il cuore di un drago pur di restare incinta, cosa che costerà la vita a suo marito, John C. Reilly, che a Cannes va vestito con panama e bastone e si professa «romantico, anch’io ucciderei un drago per amore». E ancora, i pallidi gemelli Lees, con controfigura al naturale, e Toby Jones, attore di talento non aiutato dal fisico, che qui è un re ossessionato dalle pulci. E giù all’inferno, come se non bastasse, ti imbatti in un attore francese dall’aspetto spaventoso, come nelle migliori fiabe, enorme, il labbro leporino, grazie al cielo mite e gentile quando si mette in posa: è Guillaume Delaunay, l’orco che porta via la figlia al re Toby indovinando un quesito.
«Ha delle magnifiche sopracciglia foltissime che abbiamo dovuto tagliargli, e rasato il cranio per evitare l’effetto “homo sapiens”. È un orco ma con una sua umanità». Matteo Garrone torna a Cannes dopo i premi per Gomorra e Reality.
Com’è andata la proiezione dei suoi tre racconti che pescano nel ‘600 sconosciuto di Basile? Buona la seconda: la prima è stata accolta tiepidamente. «È un film che nessuno si aspetta e va metabolizzato, spiazzante per il mix di fantasia e recitazione realistica. La vera risposta me la darà il pubblico in sala dopo il primo weekend». Sta accarezzando l’idea di un altro film dalle fiabe di Basile? «La accarezzo la accarezzo, oppure si può farne una serie tv come per Gomorra. Prima però devo uscire illeso da qui». Intanto suonano le trombe di gran parte della stampa straniera. Guardian : «È gloriosamente folle, visivamente meraviglioso»; Daily Mirror : «Bellissimo»; Variety lo paragona a Pasolini e sottolinea: «In un periodo di prequel e sequel, quando capitano re e regine di cui non si conosce il finale?... Un film sontuosamente realizzato». Il Racconto contiene simboli che reggono al tempo, Matteo dice che ogni attore ha portato qualcosa di sé. Dunque chiediamo a Vincent Cassel cosa c’è di lui nell’ossessione per il sesso del suo re. Ride e rimanda la palla al regista: «Penso invece che in ogni personaggio ci sia qualcosa del regista. Mi hanno paragonato al Gassman dell’ Armata Brancaleone : c’è di peggio, no? Questo re è vittima di se stesso, si ritrova in uno di quei sexy game di oggi dove entri in contatto con qualcuno che non conosci». È la seconda volta, dopo A Dangerous Method, che fa un erotomane. «Solo la seconda? La verità è che accettiamo la violenza più efferata, su Facebook vediamo i tagliagola dell’Isis ma un petto nudo è un attentato al pudore, il sesso resta tabù. Più della storia, mi attrae il regista. Mi incuriosiva Matteo, nasce tennista, dipinge e diventa regista».
Presto Cassel sarà Gauguin al cinema, «quando va a Tahiti e si perde. Si riteneva il miglior pittore del suo tempo solo che nessuno lo sapeva». Non è il miglior posto per divagazioni: «È un festival brutale, bum bum bum, non puoi perdere tempo». Ed ecco Salma Hayek: «Non è una favola ma una storia di speranza che esplora il lato oscuro degli esseri umani. La regina ha un forte istinto materno, come me. Però, perché così pochi ruoli di donne al cinema? Solo i gay sanno scrivere per noi, eccetto Matteo e Allen». Che sfila oggi al Festival.