Corriere della Sera, 15 maggio 2015
Atene e la tela di Penelope: di giorno, negozia con i creditori e dice di avere fatto passi avanti nella trattativa; di sera, disfa e apre nuovi conflitti. Questa volta a sfilacciare tutto ci ha pensato Varoufakis con l’idea di uno swap per trasformare le obbligazioni attuali in titoli ripagabili a seconda della crescita economica ellenica
Il governo greco continua nella «strategia di Penelope». Di giorno, negozia con i creditori e dice di avere fatto passi avanti nella trattativa; di sera, disfa la tela e apre nuovi conflitti. Ieri, sotto tiro sono finiti la Banca centrale europea (Bce), la Banca di Grecia e i due rispettivi governatori, Mario Draghi e Yannis Stournaras. È il ministro delle Finanze Yanis Varoufakis, dieci giorni fa allontanato dal cuore delle trattative dal premier Alexis Tsipras, a sfilacciare il tessuto.
Parlando in parlamento, Varoufakis ha detto che, dopo avere pagato due rate del valore di 6,7 miliardi tra i prossimi luglio e agosto, ad Atene rimarrà un debito con la Bce di 27 miliardi e che la scadenza di questo debito dovrebbe essere rinviata a un «distante futuro» attraverso un’operazione di swap, cioè trasformando le obbligazioni attuali in titoli ripagabili a seconda della crescita economica ellenica. «L’idea di uno swap tra il governo greco e la Bce – ha aggiunto – riempie di paura l’anima del signor Draghi». Il quale non vorrebbe, secondo il ministro, entrare in conflitto con la banca centrale tedesca Bundesbank, contraria a soluzioni del genere.
La realtà è che la proposta di swap riguarda solo il pagamento degli interessi sul debito greco, non il capitale. Di fatto, dunque, verrebbe a trattarsi di uno scambio tra le obbligazioni attuali e bond irredimibili – probabilmente questo intende Varoufakis quando parla di «distante futuro»: soluzione non accettabile dalla Bce perché costituirebbe un’implicita perdita. Le parole del ministro greco sull’anima impaurita di Draghi somigliano insomma a propaganda politica fatta a fini interni: Ma non aiutano, anzi, l’accordo con i creditori.
Intanto, ad Atene, le tensioni sono salite perché il governo ha accusato la banca centrale greca di avere fatto uscire indiscrezioni sulla consistenza della fuga di capitali dalle banche e di non avere collaborato nella ricerca di fonti di finanziamento per onorare nelle settimane scorse i debiti a scadenza. Il problema è che il governatore Stournaras era stato ministro delle Finanze nel governo conservatore che ha preceduto l’attuale e non è affatto amato dal partito di Syriza, oggi al potere.