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 2015  maggio 15 Venerdì calendario

«Basta! Non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche». Dopo l’Optì Pobà di Tavecchio, abbiamo anche le quattro lesbiche del suo successore, Felice Belloli, presidente della Lega nazionale dilettanti, che però nega di aver mai pronunciato la frase riportata in un verbale del consiglio del calcio femminile: «Mi hanno teso un agguato»

Il calcio femminile in Italia? «Quattro lesbiche». Felice Belloli, presidente della Lega nazionale dilettanti, giura di non averle mai dette, queste parole, ma intanto la procura della Federcalcio ha aperto un’inchiesta che lo riguarda e il calcio italiano è di nuovo in tremendo imbarazzo.
Belloli guida la divisione più grande del movimento (14mila club, 1 milione e 200mila tesserati), a cui fa capo anche l’intero settore in rosa. L’episodio contestato risale alla riunione del consiglio di dipartimento del calcio femminile del 5 marzo: nel dibattito, il presidente avrebbe tagliato corto sull’attribuzione di fondi con la frase «Basta! Non si può sempre parlare di dare soldi a queste quattro lesbiche». Frasi riportate da una bozza del verbale, diffusa dal sito Soccer Life. Sei pagine con la parte più interessante racchiusa nel finale: «Alle ore 14.30 rientra il presidente della Lnd Felice Belloli e risponde al consigliere Picheo che i finanziamenti sono a disposizione della Figc per lo sviluppo del calcio femminile ma, rispondendo a varie domande avanzate dai consiglieri, risponde che il calcio professionistico pur volendo non potrebbe ad esempio stanziare contributi e autotassarsi, perché i soldi non ci sono per nessuno, è inutile sperare in un aiuto in quel senso. Se il calcio femminile vuole vivere e crescere deve solo fare affidamento sulle proprie forze, senza lamentarsi troppo e senza sperare in aiuti dall’alto». A seguire, la frase sulle lesbiche.
Belloli, raggiunto da Repubblica, nega e ribatte: «Mi hanno teso un agguato. In giro ci sono amici e nemici, e io di nemici ne ho tanti: in quattro mesi ho fatto rientrare 1,5 milioni, ho tagliato soldi a pioggia, non tutti lo hanno accettato». Ex dirigente di banca, 65 anni, milanese di Bareggio, Belloli è stato per sei anni e mezzo a capo del comitato regionale lombardo, una poltrona già occupata in passato da Carlo Tavecchio. A novembre 2014 è stato eletto a capo della Lnd proprio per sostituire Tavecchio, divenuto nel frattempo presidente della Figc nonostante la famose uscita sui calciatori extracomunitari come mangiatori di banane. Da presidente dei dilettanti Tavecchio aveva pestato un’altra buccia proprio sul calcio in rosa: «Si pensava che le donne fossero handicappate, ma non è così». La sua uscita avvenne durante un’intervista a Report, quella di Belloli è testimoniata da questo documento su cui indaga la procura sportiva, che ha già ascoltato alcuni testimoni. Belloli sostiene di non aver sottoscritto né la bozza, né un originale. «E secondo voi avrei firmato un atto con una frase così grave? I verbali che riguardano il calcio femminile in genere li firma il mio vice Cosentino, non spettano a me. Non so cosa dire, io non ho visto nessun documento, ho saputo tutto adesso. Quella frase non l’ho detta, anche se tutti possono sbagliare. Io ho sempre sostenuto lo sviluppo del calcio femminile». In Figc c’è molta tensione sul tema, tanto più che Belloli da tempo non godeva più del sostegno dei vertici e che l’Italia si appresta a ospitare nel 2016 la finale femminile di Champions League a Reggio Emilia. L’omosessualità nel calcio, poi, è un tabù circondato da pregiudizi: all’Europeo in Polonia e Ucraina, l’azzurro Cassano in conferenza disse candidamente: «Froci in squadra? Spero di no, comunque problemi loro». Poche ore dopo fu invitato a firmare una nota di scuse.