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 2015  maggio 15 Venerdì calendario

Don Riccardo Seppia, prete pedofilo, torna libero per decorrenza dei termini. L’ex parroco di Sestri Ponente abiterà in una comunità. In cella dal 2011, è stato condannato a oltre 9 anni per abusi su minori e cessione di droga

Libero per decorrenza dei termini massimi di detenzione preventiva. È stato scarcerato don Riccardo Seppia, l’ex parroco genovese condannato in Appello a 9 anni e 6 mesi di prigione per violenza sessuale su minore, tentata induzione alla prostituzione minorile e cessione di cocaina. Il religioso, che era recluso nel penitenziario di Sanremo dal 14 maggio 2011, grazie alle lungaggini giudiziarie ha potuto dunque lasciare la cella, ma resta comunque sotto osservazione. Il giudice ha infatti disposto l’obbligo di dimora e l’ex parroco sarebbe ora ospite di una comunità, in attesa del nuovo processo ordinato dalla Corte di Cassazione.
Il fascicolo di Don Seppia era finito nelle mani degli Ermellini nel novembre scorso. Ma il terzo grado di giudizio non solo non aveva scritto la parola fine sulla vicenda di pedofilia, ma aveva annullato parzialmente la sentenza e derubricato la tentata induzione alla prostituzione minorile in tentati atti sessuali con minori, considerando i due reati come uno solo. La Cassazione aveva contestualmente rinviato il processo a un’altra sezione della Corte d’Appello di Genova per diminuire la pena all’ex parroco, in base alle accuse più lievi. L’udienza, però, non è mai stata fissata e, nel frattempo, sono scaduti i termini massimi per la custodia in carcere. L’avvocato di Don Seppia, Paolo Bonanni, ha così presentato un’istanza di scarcerazione per il suo assistito e chiesto l’obbligo di dimora in un luogo segreto, probabilmente una comunità.
«Don Seppia è sereno, è stato trattato bene in carcere, senza comunque usufruire di un trattamento privilegiato, ed è stato molto seguito dagli psicologi», ha precisato a Libero Bonanni. Ancora non c’è una data per il giudizio, ma il processo per il calcolo della nuova pena dovrebbe cominciare subito dopo l’estate.
Le accuse contro l’ex parroco restano comunque gravi. Il sacerdote era finito al centro di un’inchiesta dei carabinieri del Nas di Milano su un giro di droga spacciata in palestre e saune gay del capoluogo lombardo. Il suo nome venne fuori in alcune intercettazioni, in cui si parlava dell’interesse di «Riccardo» per coca e minori. Don Seppia fu messo sotto controllo e gli inquirenti lo registrarono mentre chiedeva a un pusher non solo la droga, ma di procacciargli addirittura dei bambini. «Meglio se di famiglia disagiata», specificava il presunto pedofilo.
A inchiodarlo le testimonianze di alcuni ragazzini, tra cui un chierichetto 15enne, che aveva raccontato di aver subìto, in sacrestia, «attenzioni particolari», mai sfociate però in atti sessuali veri e propri. Nell’impianto accusatorio, infine, le chiamate con l’ex seminarista Emanuele Alfano, al quale don Seppia confidava le sue fantasie coi giovanissimi. Anche Alfano, arrestato insieme con il parroco, è stato condannato per la vicenda. Contro di lui l’accusa fu solo quella di induzione alla prostituzione, con una condanna a 5 anni e tre mesi di reclusione, poi diminuita di un anno in appello.
Don seppia, invece, collezionò una sfilza di reati pesantissimi: violenza sessuale su minore, tentata induzione alla prostituzione minorile, offerte plurime di stupefacenti a minori e cessione di cocaina ad Alfano. «Chiedo scusa perché ho sbagliato a comportarmi in quel modo, a scrivere quegli sms», aveva detto l’ex sacerdote il 3 maggio 2012, giorno dell’ultima udienza di primo grado, quando al parroco dello Spirito Santo di Sestri Ponente venne inflitta la pena di 9 anni, 6 mesi e 20 giorni di prigione. Il 22 marzo 2013 la Corte d’Appello confermò la condanna, ma il difensore ricorse in Cassazione, chiedendo l’annullamento della sentenza e l’istruzione di un nuovo processo, che gli Ermellini, nel novembre scorso, gli hanno accordato. E ora è arrivata anche la scarcerazione.