il Fatto Quotidiano, 15 maggio 2015
Michela Marzano se ne va dal Pd. Ma prima di andarsene lascia un manuale per sopravvivere nella palude politica italiana. Lì dove le istituzioni parlamentari verranno ridotte a umili dependance di Palazzo Chigi e deputati e senatori diventeranno dei zelanti spingibottoni in cambio di indennità e privilegi vari
Se non fai parte di una corrente nessuno ti ascolta e ti senti inutile”, dice Michela Marzano annunciando che lascerà il Pd e Montecitorio non appena sarà varata la legge sulle unioni civili per cui molto si è battuta. La filosofa (eletta nel 2013) non è certo il primo esponente della cultura entrato con grandi aspettative in Parlamento e da cui esce con un pesante fardello di delusioni. Prima di lei, uno per tutti, lo scrittore Corrado Stajano, eletto nel 1994 senatore indipendente nelle liste del Pds e che nel ‘97 scrisse Promemoria. Uno straniero in Patria per testimoniare le frustranti esperienze nella terra degli onorevoli. Anche la Marzano, prima di spegnere la luce, ha voluto lasciarci un manuale di sopravvivenza morale nella palude politica italiana (Non seguire il mondo come va) e in quel resoconto (anticipato in un’intervista a Sette) spiega perché non viene più invitata in tv: “Non essendo rappresentativa né della linea del segretario né di quella della minoranza, non c’è motivo di coinvolgermi”. Oltre i legittimi risentimenti personali, la scelta della scrittrice rende illuminante la crisi delle istituzioni parlamentari, che l’Italicum e le altre “riforme” renziane hanno trasformato, ormai, a umili dependance di Palazzo Chigi. E se la funzione di deputati e senatori sarà sempre di più ridotta a quella di zelanti spingibottoni in cambio di indennità e privilegi vari, a che serve che un grande scienziato o un celebre architetto o una scrittrice di successo tolgano il posto a un qualsiasi onorevole Trombetta, che almeno se ne sta zitto e a cuccia?