Il Sole 24 Ore, 15 maggio 2015
L’oro ai massimi da tre mesi: riconquistata quota 1.200 dollari l’oncia. L’attendismo della Fed risveglia l’interesse degli investitori occidentali. In Cina domanda debole, ma in India torna a correre
L’oro, almeno in Occidente, sembra aver riguadagnato un po’ di fiducia da parte degli investitori. L’allontanarsi della prospettiva di un rialzo dei tassi di interesse negli Usa e il conseguente ribasso del dollaro hanno favorito una ripresa delle quotazioni del lingotto ben oltre la soglia psicologica di 1.200 dollari l’oncia: dopo un balzo di oltre il 2% mercoledì, ieri l’oro ha continuato a salire fino a quota 1.226,20 $, il massimo da tre mesi. La settimana è avviata a concludersi come la migliore degli ultimi 5 mesi.
Anche dal World Gold Council (Wgc) è arrivata conferma di un maggiore interesse degli investitori occidentali. Nel primo trimestre, per la prima volta da fine 2012, c’è stato un aumento del patrimonio degli Etf sull’oro (+25,7 tonnellate). Inoltre, in Europa c’è stato un boom di acquisti di barre e monete: +16% a 61 tonnellate.
Il quadro della domanda non è però tutto rose e fiori. Al contrario. Confermando altre analisi (si veda Il Sole 24 Ore del 29 aprile), lo stesso Wgc afferma che a livello globale nel primo trimestre c’è stato un calo di domanda (-1% a 1.079 tonn), con un cattivo risultato soprattutto nel settore chiave della gioielleria. Quasi ovunque se n’è comprata meno e in Cina in particolare c’è stato un crollo del 10% a 272,9 tonnellate, che il Wgc spiega con «la forza incontrollata del mercato azionario, che chiaramente ha distratto l’attenzione dall’oro». Nel 2014 in effetti, mentre le quotazioni del lingotto perdevano circa il 7%, il principale indice azionario cinese addirittura raddoppiava. E nei primi tre mesi di quest’anno in Cina sono stati aperti 8 milioni di nuovi conti titoli, con un’accelerazione del 433% rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso.
Tra i pochi elementi incoraggianti per la domanda c’è l’India, dove gli acquisti di gioielleria nel primo trimestre sono invece aumentati del 22% (a 151 tonn), grazie alle condizioni incoraggianti dell’economia, ma sopratutto alla rimozione da novembre scorso delle restrizioni all’import.
Oltre alla salute della domanda e alle politiche della Federal Reserve, c’è tuttavia un altro fattore da tenere d’occhio sul mercato dell’oro: a giugno in Sudafrica partono le trattative per il rinnovo contrattuale dei dipendenti delle società aurifere, che già si preannunciano infuocate. Il maggiore sindacato, il Num, che rappresenta oltre metà dei minatori d’oro, ha chiesto un aumento dell’80% del salario minimo, mentre l’Amcu – responsabile dei 5 mesi di sciopero l’ anno scorso nelle miniere di platino – vorrebbe addirittura un raddoppio della paga.