Il Messaggero, 15 maggio 2015
Aspettando l’abolizione, le Province assumono. Nonostante i 20 mila esuberi di cui tanto si parla, la spesa per il lavoro interinale è cresciuta del 24%. E il ministro Madia pone un aut-aut: «Se non ci pensano le Regioni interverremo noi». Aumentano anche le spese per l’acquisto di servizi per consultazioni elettorali (+101,85%), quelle per materiale divulgativo e gadget (+65%), quelle scolastiche (+31%) e quelle per le mense scolastiche (+47%)
Dopo la bocciatura dei bilanci delle province da parte della Corte dei Conti, e mentre spuntano spese addirittura in aumento rispetto agli anni precedenti nonostante l’imminente chiusura, arriva l’ultimatum della ministra Marianna Madia sul personale. Se le Regioni non provvederanno a trasferire i 20 mila lavoratori in esubero dopo il taglio delle competenze della riforma Delrio, lo farà direttamente lo Stato che ha già da parte le risorse. La responsabile della Pubblica amministrazione, intervenendo ieri in commissione bicamerale per la semplificazione ha lanciato un duro monito sulla questione delle province.
LA DENUNCIA
Nella parte sui trasferimenti di competenze e personale, i giudici contabili hanno denunciato il ritardo delle Regioni nel completare i processi. A parte l’Emilia Romagna che dalla relazione risulta non aver approvato ancora il disegno di legge regionale in giunta, in tutte le altre Regioni il ddlr sui trasferimenti e riordino, è passato in giunta. Soltanto in cinque regioni (Toscana, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Liguria e Marche) però è già diventato legge regionale e inizia ad avere i suoi effetti sul riordino mentre per le restanti, deve ancora passare dai Consigli, alcuni dei quali in corso di rinnovo il 31 maggio.
Quindi, strada in salita e destino incerto per i dipendenti, che tra l’altro, stando alla relazione della corte, sono tra i meno pagati degli enti territoriali, con una media di 28.156, appena duecento euro sopra quelli comunali che hanno un costo medio di 27.922 euro l’anno, ma molto sotto quelli regionali con 34,870 euro. Discorso diverso invece per i dirigenti delle Province, più pagati di tutti con un costo di 97.444 euro contro gli 89.748 euro di quelli regionali e 85.075 euro di quelli comunali. Tra le pieghe delle 144 pagine della relazione poi vengono fuori altre situazioni discutibili.
I TAGLI
A fronte del taglio di un miliardo di euro imposto dall’ultima legge di stabilità e con meno risorse finanziarie provenienti dall’imposta provinciale di trascrizione e da quella sull’Rca, calate nel primo semestre 2014 di 400 milioni rispetto allo stesso periodo del 2013, alcune spese hanno continuato a crescere anche in misura spropositata. Addirittura più che raddoppiata quella per l’acquisto di servizi per consultazioni elettorali, incrementata del 101,85%, seguita da quella per materiale divulgativo parchi, gadget e prodotti tipici locali con un +65%. In forte crescita le spese scolastiche (+31%) e quelle per le mense scolastiche (+47%) a fronte di una popolazione della scuola pressoché stabile e senza nessun cambiamento sostanziale nei servizi erogati. Infine, nonostante i 20 mila esuberi di cui tanto si parla, è cresciuta del 24% la spesa per il lavoro interinale.
La Corte dei Conti soltanto due giorni fa aveva, appunto, segnalato nella sua relazione, oltre al deterioramento finanziario, anche la lentezza del trasferimento delle competenze e del personale. E ieri la ministra Madia ha detto che «abbiamo un’apertura di credito nei confronti dei territori ma se non fanno bene il loro lavoro, in ultima istanza, sappiano che abbiamo le risorse e gli strumenti per ricollocare noi, dallo Stato, le persone». Certo, la ministra ha voluto un po’ giustificare gli enti territoriali per la «complessità delle operazioni di mobilità, che coinvolge circa 20 mila persone, ed è la più importante della storia italiana», ma poi ha minacciato che «se riescono i territori, passando per le leggi regionali che ridisegnano le funzioni sulla base della riforma Delrio, è meglio, perché ne beneficia il territorio stesso». Se però le Regioni non provvederanno, «ci siamo tutelati, abbiamo le risorse e anche gli strumenti».
LE RISORSE
Le risorse provengono dalla legge di stabilità dove sono «state bloccate tutte le assunzioni e quindi le relative risorse che ci sono e sono lì». Quanto agli strumenti, «abbiamo anche aperto il portale» per la ricollocazione del personale. Tra le righe, nel messaggio della Madia sembrerebbe esserci un aut aut: se le Regioni si danno da fare, potranno meglio trasferire il personale sullo stesso territorio e secondo le loro esigenze, altrimenti provvederà lo Stato «assicurando stipendio e lavoro» a tutti ma non necessariamente anche il luogo del nuovo lavoro.