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 2015  maggio 14 Giovedì calendario

Kim Jong-un, il dittatore che ha fatto uccidere a cannonate il ministro della Difesa, colpevole di essersi abbioccato durante una parata. E dire che Salvini e Razzi sono concordi nel definire la Corea del Nord «una Svizzera asiatica»

In tutti noi affezionati frequentatori del pisolino postprandiale le notizie provenienti dalla Corea del Nord suscitano un moto istintivo di solidarietà e orrore. Il dittatore locale Kim Jong-un avrebbe fatto uccidere a cannonate il ministro della Difesa, colpevole di essersi addormentato durante una parata. L’abbiocco digestivo, pratica assai diffusa in molti uffici pubblici non solo coreani, è stato considerato dal compagno Kim un «atto di slealtà» nonché una «grave mancanza di rispetto» nei suoi confronti. È probabile che il giovane despota, già segnalatosi alle cronache per l’uccisione a freddo dello zio, avesse curato personalmente le coreografie della cerimonia. Che abbia interpretato gli sbadigli del ministro come una critica larvata? 
La sproporzione tra la colpa e la pena appartiene al grottesco di ogni dittatura e si rimane sempre sconvolti nel vedere fino a che punto di abiezione possono ridursi gli esseri umani, sia nel comandare sia nel servire. La biografia di Kim contiene due aspetti particolarmente inquietanti (oltre al terzo: ha la bomba atomica). Il primo è la subalternità dell’educazione ai geni e all’ambiente. Quell’uomo è stato allevato nei più costosi collegi svizzeri, ma gli è bastato ereditare il potere per ripetere le gesta feroci dei suoi avi. Il secondo è l’amicizia con Salvini e Razzi, concordi nel definire la Corea di Kim «una Svizzera asiatica». Fossi in quei due statisti, mi precipiterei dal dittatore a chiedere delucidazioni su un delitto che allunga un’ombra sulla loro perspicacia in politica estera. Ma ci andrei a stomaco vuoto. Per non correre il rischio di appisolarmi.