la Repubblica, 14 maggio 2015
Duro colpo all’Isis: ucciso in un raid Usa il numero due del Califfo. L’Iraq fa sapere: «Al Afri è stato colpito in una moschea di Mosul». Era salito al vertice dopo il ferimento di Al Baghdadi. Ora lo Stato islamico si troverebbe senza guida
Lo Stato islamico è un mostro senza testa: sempre che venga confermata la morte, annunciata ieri, del numero due dell’Is Abu Alaa al-Afri, che segue di poche settimane il “giallo” sul ferimento del califfo Al Baghdadi, ritenuto in condizioni così grave da aver mollato le redini dell’organizzazione. È stato un comunicato del ministero della Difesa iracheno ad annunciare la morte del “reggente” dell’Is: notizia però non confermata dal Pentagono. Per gli iracheni, l’ex professore di fisica – che si era fatto le ossa combattendo con Al Qaeda e sulla cui testa il dipartimento di Stato americano aveva appena piazzato una taglia da 7 milioni di dollari – sarebbe morto in un bombardamento della coalizione internazionale a guida Usa all’interno della moschea di Tal Afar, nei pressi di Mosul, in Iraq, mentre con altri capi discuteva il passaggio di poteri. Se confermato, si tratterebbe di un duro colpo al vertice dell’organizzazione terroristica: l’Is potrebbe infatti faticare a trovare un nuovo leader credibile. I papabili non mancano, ma non c’è nessuno che abbia abbastanza carisma da convincere tutti. In pole position c’è infatti Abu Mohammed al-Aldani, il portavoce dell’Is che a settembre lanciò il famoso appello ai “lupi solitari” che scatenò gli attacchi in Occidente. A suo sfavore giocano la giovane età e le origini siriane, poco gradite ai vertici iracheni dell’organizzazione. Problema simile a quello del tunisino Tariq al-Harzi, che pure fu il primo combattente straniero ad unirsi al califfato. Mentre Abu Ali al-Anbari, capo del Consiglio di Sicurezza dell’Is e uomo dalla solida esperienza militare è però un ex ufficiale di Saddam, e questo renderebbe la sua scelta impopolare.