Corriere della Sera, 14 maggio 2015
È giusto che in nome dell’indipendenza della Magistratura, la Corte costituzionale possa emettere sentenze che potrebbero provocare danni irreparabili al bilancio statale e in ultima analisi anche il default dello Stato italiano? Il caso delle pensioni e della legge Fornero spiegato da Sergio Romano
È giusto che in nome dell’indipendenza della Magistratura, la Corte costituzionale possa emettere sentenze che potrebbero provocare danni irreparabili al bilancio statale e in ultima analisi anche il default dello Stato italiano?
Bruno Di Fabio
bruno.difabio@gmail.com
In merito al pronunciamento della Consulta sull’adeguamento delle pensioni all’aumento del costo della vita, le chiedo come sia possibile che vengano approvati provvedimenti contrari ai principi costituzionali. Per non essere costretti a vergognosi passi indietro, il primo dovere di chi siede al Parlamento, non dovrebbe essere quello di conoscere a memoria la Costituzione?
Liliana Bido
lillibu51@gmail.com
Caro Di Fabio, cara Signora,
Sul Corriere del 12 maggio Sabino Cassese ha già indicato le formule e i criteri a cui la Corte avrebbe potuto ispirarsi per evitare una sentenza che rischia di mettere in serio imbarazzo le finanze del Paese. Ma non mi sembra possibile introdurre una norma che chieda espressamente a un magistrato giudicante di pensare, quando emette sentenze, ai loro effetti economici e sociali. Se lo facessimo, finiremmo paradossalmente per allargare il potere discrezionale del magistrato riconoscendogli competenze che non ha. Dobbiamo sperare che la sua indipendenza e la sua coscienza gli suggeriscano decisioni capaci di conciliare le esigenze della giustizia con quelle, come nel caso recente delle pensioni da rivalutare, del bilancio nazionale. Le confesso, caro Di Fabio, che sarei più tranquillo se non avessimo assistito ormai da parecchi anni alla crescita di un potere giudiziario assetato di visibilità e alla carriera di troppi magistrati che lasciano la toga per un seggio parlamentare o ministeriale.
Lei si chiede, cara signora Bido, perché i governi prendano decisioni incostituzionali e dimostra così di ritenere che gli articoli della Costituzione contengano verità chiare e indiscutibili. In realtà le «verità» della Costituzione, come quelle di ogni legge dello Stato, sono verità convenzionali, utili per regolare la vita sociale, ma sempre soggette a letture diverse. La stessa considerazione vale per le sentenze. Non esisterebbero i ricorsi in appello se le norme non fossero soggette alla possibilità di diverse interpretazioni. Non vi sarebbe stata una votazione contestata per la sentenza sul blocco delle pensioni se non fosse possibile avere su ogni materia pareri discordanti.
I sistemi migliori sono quelli che riconoscono esplicitamente la relatività delle verità giudiziarie. Un caso particolarmente interessante è quello della Corte Suprema americana. Si compone di nove giudici nominati a vita dal presidente degli Stati Uniti; e i tempi della vita umana vogliono che ogni inquilino della Casa Bianca nomini mediamente, nel corso del suo mandato, uno o due giudici. Tutti sanno (e accettano) che il presidente nomina, sia pure con il necessario consenso del Senato, giudici ispirati da principi e linee politiche non troppo lontani dai suoi. Il risultato è una combinazione di magistrati liberali e conservatori destinata a cambiare, anche per ragioni anagrafiche, col passare del tempo. I mutamenti possono avere una influenza decisiva, anzitutto, sulle leggi etico-biologiche, ma anche su quelle che concernono il finanziamento e la gestione delle campagne elettorali. Forse Al Gore, candidato democratico alle elezioni presidenziali del 2000, avrebbe conquistato la Casa Bianca se il parere di un giudice conservatore della Corte Suprema, Antonin Scalia, non avesse convinto i colleghi a interrompere la conta dei voti in Florida, attribuendo così la vittoria al repubblicano George W. Bush.
Da quando qualcuno vorrebbe riformarla, la Costituzione della Repubblica è diventata agli occhi di molti italiani un intoccabile oracolo. Ma anche gli oracoli devono essere interpretati.