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 2015  maggio 14 Giovedì calendario

L’effetto Catherine Deneuve sul festival di Cannes. L’ultima diva francese protagonista del film di Emmanuelle Bercot, La Tête haute. Oggi il concorso prevede il primo film italiano in gara, Il racconto dei racconti - Tale of tales di Matteo Garrone, accolto ieri sera con tiepidi applausi alla proiezione della stampa

Avvolta in un suntuoso abito metà rosso e metà nero, l’ultima diva avanza sulla scalinata leggendaria tra flash, applausi, grida dei fan accalcati al Palais in attesa della messa solenne del Festival, la cerimonia d’apertura.
Catherine Deneuve accende Cannes di quella luce che solo poche divine si portano dietro come uno strascico. Sorridente e solenne, sale quei gradini che conosce così bene a testa alta. Come il titolo del film di Emmanuelle Bercot, La Tête haute, dove interpreta un giudice minorile capace di ascoltare e guardare nel cuore dei ragazzi difficili che arrivano da lei, le felpe nere calate in testa, le borchie sulle sopracciglia, lo sguardo cupo, minaccioso. Forse futuri black bloc, forse futuri terroristi…
La strage di Parigi è un brivido che corre ancora sulla pelle di tutti. Ma Cannes non accetta di farsi spaventare. Nessuna blindatura particolare, le solite misure di sicurezza, niente di più. L’unica forza speciale del Festival è quella di un cinema civile, capace di tener fermi i principi cardine, libertà, uguaglianza, fraternità.
Valori ribaditi nel film di Bercot, forse anomalo come apertura di un festival glamour, certo opportuno per ricordare alla Francia e al mondo intero che la sola risposta alla barbarie è l’educazione, l’integrazione, la speranza.
E i nervi saldi. Come quelli di mademoiselle Deneuve, capace di scelte anticonformiste sullo schermo e nella vita fin dal tempi in cui a Cannes arrivò la prima volta, e sono 50 anni fa, incantevole protagonista canterina de Les Parapluies de Cherbourg di Jacques Demy, che vinse la Palma d’oro.
Debutto folgorante quanto fortunato. E qui è tornata con registi come De Oliveira, Polanski, Pialat, von Trier, Téchiné. Con attori come Mastroianni, Depardieu, Eastwood, De Niro. Sempre regina indiscussa della Croisette, pur se solo «dalle sette di sera a mezzanotte» come avverte lei stessa, ironica abbastanza per sorridere della copertina di Charlie Hebdo che mette in caricatura le sue forme disegnandola come un cubo roseo sormontato da un ciuffo biondo. «Pacco sospetto sulla Croisette» grida il titolo. E poi: «Falso allarme, è solo Deneuve». «Un po’ aggressiva, spero almeno farà ridere» commenta lei rimandando al mittente la volgarità.
Non crede nei miti Catherine, neanche al suo. «Le star non esistono più – assicura —. Una star per essere tale deve conservare il mistero, non svelare troppo di sé, lasciar spazio per sognare».
Nell’era di internet, mission impossible. «Tutti a scattare selfie, impegnati solo a guardarsi e mai a vivere. A illudersi di essere famosi senza aver fatto niente di rilevante».
Il contrario della gente comune del film, magistrati, educatori, operatori sociali. Eroi senza gloria e senza nome. «Mestieri destinati a restare nell’ombra a cui volevamo rendere omaggio» spiega Catherine, che per calarsi nel ruolo ha frequentato il tribunale dei minori di Parigi.
«La sorpresa è stata scoprire persone straordinarie, dotate di infinita pazienza e comprensione. Aprire Cannes con questa storia a forti connotazioni sociali è la miglior risposta che il Festival poteva dare in un anno difficile per tutta l’Europa, specie per la Francia». Un film voluto fortemente dal direttore Thierry Frémaux e ieri sera applaudito anche dal ministro della giustizia Christiane Taubira. Un’altra presenza femminile in un Festival dove le donne sono davvero tante. «Il 30% del cinema francese è femminile» assicura Bercot rispondendo a chi citava i dati discriminanti di Hollywood.
Oggi il concorso prevede il primo film italiano in gara, Il racconto dei racconti – Tale of tales di Matteo Garrone, accolto ieri sera con tiepidi applausi alla proiezione della stampa.