Corriere della Sera, 14 maggio 2015
Si difende l’avvocato che ha difeso di fronte alla Consulta, per conto dello Stato, la norma Fornero che nel Salva-Italia bloccava l’adeguamento all’inflazione per tutti i pensionati con un assegno superiore a 1.400 euro lordi circa. Ma la Corte l’ha ritenuta incostituzionale. E lei su Twitter è finita al centro di un sospetto: ha fornito dati troppo ottimistici sull’impatto economico che avrà la sentenza?
Ha difeso di fronte alla Consulta, per conto dello Stato, la norma Fornero che nel Salva-Italia bloccava l’adeguamento all’inflazione per tutti i pensionati con un assegno superiore a 1.400 euro lordi circa. Ma la Corte l’ha ritenuta incostituzionale. E lei su Twitter è finita al centro di un sospetto: ha fornito dati troppo ottimistici sull’impatto economico che avrà la sentenza? «Cinque miliardi, invece dei 20-25 che costerà», l’ha accusata l’economista e esponente di Italia Unica, Riccardo Puglisi. Ma lei, Giustina Noviello, legale della presidenza del Consiglio, non si è lasciata mettere sotto accusa: «Gli avvocati dello Stato non fanno i contabili. Basta notizie false». Poi, sempre sul suo profilo, ha speso parole a sostegno della Corte Costituzionale «ultimo baluardo #statodiritto, se mai arriverà il giorno in cui la limiteranno, piangeremo tutti, giuristi ed economisti». O ancora: «Stato che limita magistratura e Consulta non è più #statodiritto. Attenzione alla demagogia. Senza diritto fine della democrazia».
Ma come è andata davvero? C’erano le proiezioni economiche della sentenza che ha sbloccato la rivalutazione automatica delle pensioni? No, non c’erano. Nelle otto pagine dell’atto di intervento per il Presidente del Consiglio, Giustina Noviello ha fornito, come lei stessa sostiene, solo argomentazioni giuridiche, «non contabili» alla Corte per respingere la questione sollevata dal Tribunale di Palermo, relativa al giudizio promosso dal pensionato Giuseppe Cardinale contro l’Inps. E ne ha sostenuto l’inammissibilità per irrilevanza o per manifesta infondatezza. Segnalando, a norma dell’articolo 25 della legge Fornero, che la «disposizione censurata» è tra quelle che consentono il rispetto «degli impegni Ue, dei vincoli di bilancio» e che garantiscono «la stabilità economica finanziaria» e «la sostenibilità di lungo periodo del sistema pensionistico in termini di incidenza della spesa sul Pil». Ha aggiunto poi che «notevoli sacrifici economici sono stati imposti anche ai lavoratori dipendenti della pubblica amministrazione». E ha concluso che la norma Fornero non è «la decurtazione di una componente pensionistica già dovuta e in godimento, ma un blocco di maturazione di una sua componente». Lasciando al potere istruttorio della Corte valutare il costo della rivalutazione delle pensioni e muoversi con maggiori dati a disposizione sul delicato crinale che deve contemperare l’articolo 81 della Costituzione sul pareggio di bilancio e l’attuazione dei diritti sociali: conservare il valore della pensione. A chi le contesta di non aver messo in evidenza il «buco» nei conti replica su Twitter: «La Corte non improvvisa, ha sempre tutti i dati, tecnici da uffici tecnici, giuridici da giuristi».
E a chi le rinfaccia di non sembrare troppo dispiaciuta della sconfitta fa notare: «Di fronte alla Consulta non si vince e non si perde».