Libero, 12 maggio 2015
Quelle madri di famiglia che inventarono l’atomica. Impiegate, elettriciste, operaie, contabili, chimiche, giovani signore che all’epoca della seconda guerra mondiale erano disposte a tutto, anche a creare la bomba più potente della storia, pur di aiutare il proprio Paese
Il fungo atomico, Hiroshima, l’arma di distruzione di massa più potente mai creata dall’uomo fu realizzata anche grazie all’impegno di moltissime donne qualunque. Impiegate, elettriciste, operaie, contabili, chimiche, giovani signore che all’epoca del secondo conflitto mondiale erano nel pieno delle forze e disposte a tutto pur di aiutare il proprio Paese, mentre i padri i fratelli e i fidanzati erano per la maggior parte sul fronte a combattere. Denise Kiernan, giornalista e scrittrice, ha raccolto per sette anni documenti e testimonianze e realizzato un libro Le donne che cambiarono la seconda guerra mondiale. Una storia vera (edito per Newton Compton, 9,90 euro, pp 382) che racconta l’incredibile avventura di queste persone che per due anni, dal 1943 al 1945, hanno lavorato a uno dei progetti più top secret della storia degli Stati Uniti. E infatti la maggior parte di loro era all’oscuro del motivo per cui erano state arruolate in massa e trasferite, chi in Tennessee a Oak Ridge, chi nella più nota Los Alamos in Nevada. Partivano senza chiedere, perché sapevano che stavano aiutando il governo e il loro Paese a vincere la guerra contro le dittature europee. Fino al giorno dell’apocalisse, il 6 agosto 1945, quando la città giapponese di Hiroshima fu scelta per il test più crudele: il primo attacco nucleare della storia. Little boy – così ribattezzarono la bomba i servizi americani – provocò 60.175 morti (in questi giorni che si parla della tragedia del terremoto in Nepal, tanto per confrontare i numeri, si stimano 4000 morti). Nei mesi successivi al lancio, senza contare l’attacco anche di Nagasaki, perirono almeno altri 40mila giapponesi per via delle radiazioni e ancora oggi ci sono persone che nascono con malattie e malformazioni per colpa di quell’esperimento. The girls of atomic city, come si intitola in lingua originale il libro della Kiernan, racconta per quasi 400 pagine la vita delle donne che lavorarono attorno a questo progetto fino a trasmettere l’orrore della sorpresa quando realizzarono di aver contribuito alla deflagrazione del fungo atomico. Senza nascondere, però, anche l’orgoglio di aver contribuito al successo della guerra e del loro Paese. Il libro è forse un po’ lungo e dispersivo, anche se certi capitoli come quello sull’esproprio delle terre per realizzare il sito, il dolore delle persone per la perdita delle proprie case e proprie terre, l’indifferenza dell’autorità governativa in nome di un principio supremo di difesa della libertà, sono passaggi che valgono la lettura. Anche le righe dove si parla del Tennesse come di una zona abitata da famiglie ancora legate alla coltivazione della terra per sussistenza; la raccolta delle pesche e delle perle di fiume con cui si realizzavano i bottoni. Uno scorcio su un mondo che non esiste più, e che era ancora molto vicino a quello dei primi coloni che arrivarono nel Nuovo continente 4 secoli prima. Ma quella società, quel piccolo mondo antico, viene spazzato via dal Progetto Manhattan. Manhattan è anche il titolo della serie tv che racconta il libro della Kiernan per immagini. In America sono già giunti alla seconda stagione, chissà che non la vedremo presto anche in Italia. M. RAV.