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 2015  maggio 11 Lunedì calendario

Arrestato l’uomo che a Roma ha picchiato, violentato e derubato una tassista. Trentenne, cameriere a chiamata, separato, padre di una bambina di sette anni, ha confessato tutto: «Sono stato preso da un raptus. Lei piangeva, allora le ho detto: ”Se fai questo non ti succederà niente”»

  Verso le 7 di venerdì 7 maggio, a Roma, M.M., 43 anni, tassista, è stata violentata, picchiata e derubata da un cliente. Sostituta autorizzata di un socio del Radiotaxi 3570, la cooperativa di taxi più importante della Capitale, la donna aveva preso la corsa al volo dopo aver lasciato il precedente cliente (salito all’aeroporto di Fiumicino) accanto all’hotel Ergife. «Mi porti al Parco Leonardo» – un grande centro commerciale che si trova nella zona di Roma sud – ha ordinato quello che venti minuti dopo si è trasformato nel mostro. Mentre l’auto correva l’uomo, dopo una finta telefonata al cellulare, ha cambiato destinazione. «Mi scusi ma prima devo passare in viale Pescina Gagliarda», una stradina sterrata che a stento è segnata sulla mappe. La tassista ha inserito il navigatore, si è imbattuta in un dedalo di vie, mentre l’uomo si preparava a far scattare la trappola. «Le conviene girare di qua», suggeriva. La corsa si è interrotta in via Pescina Gagliarda, una strada senza uscita, sbarrata da quattro massi in cemento. Lei non ha fatto in tempo a dire una parola, lui l’ha afferrata da dietro per i capelli, le ha messo la testa tra i sedili e ha cominciato a colpirla, con pugni al volto fino a tramortirla. L’aggressore quindi è sceso, è passato davanti, l’ha colpita ancora, si è spogliato e l’ha costretta a un rapporto orale. Poi la rapina: «Ora dimmi dove tieni l’incasso». Lei ha indicato il cruscotto, lui ha trovato 90 euro, e prima di fuggire a piedi nei campi, le ha strappato gli anelli d’oro, le chiavi dell’auto e il telefonino. [Federica Angeli, Emilio Orlando, Rep 11/5/2015]
 
 
Verso le 7,30 M.M. ha chiamato con la radio la sua cooperativa di taxi e ha sussurrato: «Venitemi a prendere, sono stata violentata». [Rinaldo Frignani Cds 9/5]. La corsa in ospedale in ambulanza e un referto di 29 giorni salvo complicazioni. In stato di shock la vittima è riuscita a fornire agli agenti della squadra mobile di Roma, diretti da Luigi Silipo, un identikit preciso: italiano, magro, capelli corti e castani, come gli occhi, voce rauca ma suadente e con un marcato accento romano. [Federica Angeli, Emilio Orlando, Rep 11/5/2015]
 
Da subito è scattata la caccia all’uomo, anche con l’aiuto di un elicottero. Subito diffuso l’identik del violentatore, fatto sulla base della testimonianza della vittima  [Maria Corbi, Sta 11/5/2015]
 
 
Domenica 10 maggio la polizia ha trovato il violentatore a casa dei nonni, in via della Pineta Sacchetti. Ora è in carcere. [Federica Angeli, Emilio Orlando, Rep 11/5/2015] Si tratta di Simone Borgese, 30 anni, romano, un lavoro da cameriere “a chiamata” nei ristoranti. Alto meno di un metro e 70, magro, capelli scuri e ricci, occhi piccoli e scuri [Marco De Risi e Valentina Errante, Il Messaggero 11/5/2015] Separato, ha una figlia di 7 anni. A incastrarlo è stato un altro tassista. «Dieci giorni fa avevo caricato a bordo un ragazzo sempre in via Aurelia – ha detto alla polizia —: doveva andare a Ponte Galeria, ma all’arrivo a destinazione non aveva i soldi della corsa. Così ci siamo accordati: mi ha dato il telefonino, che ho anche provato per sicurezza, e mi ha detto che ci saremmo incontrati per il pagamento». L’autista ha riconosciuto Borgese prima dall’identikit diffuso sabato dalla Questura, poi dall’album fotografico che gli è stato mostrato dagli investigatori. [Rinaldo Frignani Cds 11/5/2015]
 
Proprio il giorno dell’arresto Simone Borgese avrebbe tentato di rapinare un altro conducente. [Federica Angeli, Emilio Orlando, Rep 11/5/2015]
 
Borgese non ha precedenti penali, ma segnalazioni allo Sdi per furto in un autogrill e per una vicenda di minacce e violazione di domicilio nei confronti dell’ex compagno della madre. [Rinaldo Frignani Cds 11/5/2015]
 
Borgese, davanti al pm Eugenio Albamonte e al capo della Mobile Luigi Silipo, ha confessato tutto: «Non volevo, non mi è mai successa una cosa di questo tipo prima – ha detto fra le lacrime —. Quella mattina stavo aspettando l’autobus in via Aurelia. Avevo dormito da un amico lì vicino perché avevo fatto tardi al lavoro. Il bus non arrivava e così ho deciso di prendere il taxi. Al volante c’era lei. Le ho detto di portarmi a Ponte Galeria, ma sono stato preso da un raptus: vicino casa, le ho detto di cambiare strada e l’ho fatta arrivare in viottolo sterrato, isolato. Lo conosco bene perché nei dintorni abitano i miei nonni. E lì l’ho violentata». La tassista è stata aggredita mentre era distratta e stava facendo il conto della corsa: il giovane le è saltato addosso dopo aver scavalcato i sedili e averla affiancata. Le ha abbassato il sedile e l’ha afferrata per i capelli. «Lei piangeva – ha spiegato ancora – allora le ho detto:”Se fai questo non ti succederà niente”». [Rinaldo Frignani Cds 11/5/2015]
 
Il racconto di M.M., la tassista violentata: «Ho bisogno di lavorare, faccio questo lavoro duro perché non trovo altro. Ho preso a bordo del taxi quell’uomo all’altezza del’Ergife. Ero vicino l’hotel ed avevo da poco iniziato il mio turno di lavoro. Premetto che il taxi non è il mio ma sostituisco il titolare della licenza in alcune occasioni. Avevo preso una corsa da Fiumicino ed ero arrivata lì da poco, intorno alle 7- prosegue la tassista – quando si è avvicinato un ragazzo sulla trentina. Parlava italiano ed aveva un forte e spiccato accento romano ed una voce rauca ma suadente. Mi ha chiesto di portarlo oltre il grande raccordo anulare in una via vicino il centro commerciale “Parco Leonardo”, per cui dopo averlo avvertito che la tariffa dopo il Gra è maggiorata e dopo essere stata rassicurata dal cliente che mi avrebbe pagata, siamo partiti alla volta della strada indicatami. Una volta giunti nei pressi lo vedevo strano ed irrequieto, teneva la testa abbassata e non parlava. Dopo un po’ mi ha fatto girare per una strada isolata e senza via di fuga. Per fortuna il mio taxi, una “Dacia Lodgy” è dotato di apparato radio che consente di inviare richieste di soccorso anche senza tenere in mano il microfono. Prima di fermarci l’uomo mi ha fatto girare per via del Volpeglino e poi in viale di Pescina Gagliarda, in prossimità di alcuni blocchi di cemento vicino ad un sottopasso dell’autostrada A12 Roma – Civitavecchia (…)Una volta arrivati nella via l’uomo mi ha afferrata per i capelli, mi ha minacciata di morte, mi ha fatto inginocchiare e mi ha costretta ad un rapporto. Chiedendomi poi al fine di consegnarli il denaro gli anelli ed il cellulare. Grondavo sangue, non riuscivo nemmeno a parlare ma ho fatto appena in tempo a dare l’allarme via radio prima di cadere a terra svenuta. Non sono riuscita vedere la via di fuga di quel balordo, ma intorno a me vedevo solo campi ed una parte dell’autostrada alla mia sinistra. È stato terribile, un incubo». [Emio Orlando, Rep 9/5/2015]
 
Quando Borgese è stato arrestato, tante tassiste sono arrivate davanti la sede della questura, per «portare solidarietà alla collega vittima di violenza». Una di loro ha raccontato: «Proprio una settimana prima mi è capitato di far salire in macchina un cittadino straniero, probabilmente del Bangladesh, si è fatto accompagnare a Santa Maria del Soccorso durante il tragitto ha fatto diverse telefonate e io già temevo che mi potesse accadere qualcosa. All’arrivo ho visto che c’erano tre uomini ad aspettarmi, uno di questi, approfittando del finestrino abbassato, mi ha messo la mano sulla maglietta. Io prontamente ho inserito la prima e sono andata via di corsa». Accanto a lei una collega che da vent’anni guida taxi nella Capitale. La donna dice di aver subito più volte palpeggiamenti da parte di clienti: «Mi è capitato con le persone più insospettabili una volta con un sessantacinquenne che avevo preso all’aeroporto e l’ultimo pochi giorni fa da un uomo che aveva proprio un aspetto perbene». [Marco De Risi e Valentina Errante, Mess, 11/5/2015]
 
Il presidente del 3570 Loreno Bittarelli chiede «più sicurezza, servono le telecamere sui taxi collegate alla nostra centrale». Protestano anche gli altri sindacati. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini parla di «castrazione chimica per lo schifoso». [Rinaldo Frignani Cds 9/5]
 
I colleghi pensano a un giorno di sciopero e per solidarietà hanno messo dei fiocchi rosa sulle auto. [r.fr., Cds 10/5]
 
Il profilo Facebook di Simone Borgese è stato oscurato poco dopo le 10 e mezza di lunedì 11 maggio. Ma prima che la pagina fosse rimossa, erano già stati pubblicati commenti pesantissimi, offese e minacce all’uomo: «L’ennesimo padre di famiglia che ha sbroccato». «Bastardo, sei anche un padre di famiglia». «Infame schifoso». «Come può un padre di famiglia aver fatto questo?». La pagina Facebook si presenta come quella di un papà innamorato della propria figlia: tantissime le voto del giovane, che è separato dalla madre della piccola, insieme alla bambina. I due sono insieme al mare, in piscina, davanti alla torta del settimo compleanno della bimba, sorridente con i nonni. In altre foto Simone Borgese si mostra in pose scherzose da culturista (senza muscoli). E ancora i post sono quelli di una persona in pace con il mondo: «Buona giorno a tutti». «Augurissimi a tutti». In pochi minuti la pagina Facebook aveva cominciato a riempiersi dei post di internauti, fra cui alcuni anche increduli: «Quindi è proprio vero, è stato lui? Come è possibile?». Ma soprattutto offese e minacce. La pagina è stata quindi oscurata, anche per tutelare la figlia dell’uomo. [Corriere.it 11/5/ 2015]