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 2015  maggio 11 Lunedì calendario

«Non venderò. Anzi: compro un big». La svolta di Giovanni Ferrero. Lindt o Hershey sono le candidate ideali per non lasciare sola Nutella

Di ufficiale non c’è un nome né una data, ma una dichiarazione d’intenti. Ferrero, dopo mezzo secolo di crescita stand alone, cambia strategia e apre alle acquisizioni. Giovanni Ferrero, ceo del gruppo e unico erede dell’impero della Nutella, ha ribadito una volta per tutte «che non venderà» e ha esplicitato una visione di impresa meno conservativa di quella del fondatore, suo padre, scomparso di recente.
«In passato abbiamo avuto solo una crescita organica – ha detto – ma ogni generazione deve esplorare tutte le nuove frontiere del possibile e portarsi oltre le colonne d’Ercole. Se si presenteranno opportunità le valuteremo in maniera pragmatica». Non risultano trattative in corso ma voci su possibili candidati abbondano. Si parla di Hershey, di Nestlé, di Perugina e soprattutto di Lindt.
Risorse
Le risorse per realizzare una grande acquisizione non mancano. Nutella, Rocher, Mon Chéri, Tic Tac e Kinder nel 2013/14 hanno generato ricavi consolidati per 8,4 miliardi in crescita del 3,9% e utili per 636 milioni in aumento del 16,7% sull’esercizio precedente dopo aver spesato investimenti per 537 milioni. «Questa crescita riflette un dinamismo eccezionale – commenta il board nella relazione di bilancio —. Le vendite di prodotti Ferrero hanno confermato o migliorato le ottime performance in Asia, Russia, Usa, Canada, Brasile, Messico e Turchia».
Ferrero in dieci anni ha raddoppiato la sua taglia fino a diventare «il numero tre del mondo della cioccolata». Mantenere lo stesso passo nei prossimi anni senza acquisizioni è difficile. I due leader di mercato Mars-Wrigley e Mondelez hanno aumentato la loro dimensione a forza di merger. «Il principale motore del recente consolidamento nel mercato – spiega Jack Skelly, analista di Euromonitor International – è stato il rialzo dei prezzi del cacao che ha costretto i produttori a migliorare l’efficienza. I gruppi principali hanno comperato rivali per aumentare la taglia e il potere negoziale nei confronti dei distributori così da trasferire loro l’aumento dei prezzi e mantenere i margini». Tra le incognite c’è anche l’andamento lento dei mercati di riferimento. Nei prossimi 5 anni il consumo mondiale procapite di cioccolato aumenterà, secondo gli analisti, ma calerà in Europa e in Nord America, i mercati più grandi.
Il mercato italiano, che rappresenta un quarto del perimetro del gruppo, continua a soffrire: Ferrero spa nel 2013-2014 ha registrato un calo del fatturato (-5,6%) a 2,4 miliardi. Non è un caso se il management è stato cambiato: Gino Lugli, storico ceo della capogruppo, ha lasciato il posto a Frederic Thil, 54 anni, ex numero uno della filiale francese. Un’altra new entry non casuale è Aldo Uva, ex top manager di Firmenich Flavor, Natuzzi, Sara Lee, Parmalat, incaricato da Giovanni di seguire le strategie e la pianificazione, cioè le opportunità di acquisizione.
Ipotesi
Quali? Alba ha messo al sicuro le sue forniture di materia prima (nocciole) comperando il produttore turco Oltan. «La combinazione tra la strategia di investimenti a lungo termine e il rafforzamento della qualità di Ferrero – commenta il board – con la posizione storica di Oltan sul mercato delle nocciole rappresentano una opportunità concreta di sviluppare una crescita sostenibile e a lungo termine». Con la filiera completa alle spalle Ferrero può guardarsi intorno in una posizione di forza.
Improbabile il matrimonio con Nestlé che comporterebbe la perdita di autonomia, eventualità esclusa dalla famiglia. «In Usa potrebbe superare Mars e Mondelez alleandosi con Hershey – spiega un banchiere —. È un gruppo autonomo che ha un nocciolo duro di azionisti con un’ispirazione filantropica e che nel 2009 era suo alleato per l’acquisizione di Cadbury».
Più affascinante l’ipotesi di un merger con Lindt, l’unico gruppo europeo autonomo e di prestigio paragonabile a Ferrero. «Il matrimonio ha un senso – spiega Skelly —. Lindt ha concentrato gli investimenti in Nord America dove è cresciuta più di Ferrero raggiungendo 1 miliardo di ricavi. Ferrero è forte in Russia e Cina dove dal 2009 ha realizzato vendite per 600 milioni. Solo in Europa ci sono sovrapposizioni. I portafogli prodotti insieme potrebbero crescere di 7 miliardi di dollari fino al 47% di tutte le vendita mondiali di cioccolato». Lindt ha comperato Russel Stover e Ghirardelli, «ma è la sola public company realmente disponibile e come tale è l’unico target realistico».