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 2015  maggio 11 Lunedì calendario

Un manager su sette è sparito a causa della crisi. Lo dice una ricerca Aldai che analizza gli effetti del crollo dell’economia dal 2005

La lunga crisi ha colpito duramente la classe dei manager nelle aziende e nell’arco di un decennio uno su sette è stato costretto a dire addio alla scrivania: in Italia i dirigenti sono scesi da 460mila a 400mila. Questo trend negativo è continuato anche nel 2014, quando si è registrata una contrazione dell’1% nel numero dei dirigenti. Analizzando, invece, il trend dal 2011 alla fine dello scorso anno, si registra un piccolo rimbalzo, che ha portato a un saldo positivo dell’1,2 per cento. Si tratta di 5mila posizioni apicali in più.
Sono i numeri chiave che emergono da una ricerca realizzata da Aldai, l’Associazione lombarda dirigenti aziende industriali aderente a Federmanager, che oggi viene presentata a Milano nel corso del convegno «I manager motore della ripresa in Italia».
Questo è anche il messaggio che lancia Romano Ambrogi, presidente Aldai: «La pesante riduzione registrata negli ultimi dieci anni è la diretta conseguenza della crisi, che ha travolto e fatto sparire migliaia di aziende, con una grave perdita di capitale umano, che resta il vero motore dello sviluppo. I segnali di tenuta ora fanno ben sperare e mi auguro che possano segnare il momento della svolta».
Ulteriori conferme sul depauperamento dei manager arrivano da altri dati presentati dall’Aldai. Dieci anni fa, in media, in un’azienda o in un ente erano attivi 33 dirigenti ogni mille addetti, che oggi si sono ridotti a 24. Molto comunque dipende dal settore: nell’industria si scende addirittura a 13, mentre nel commercio e nei servizi si arriva a 30.
«L’Italia tornerà a crescere solo con il rilancio del manifatturiero, vero motore di crescita economica e sociale, e delle attività che trainano la produzione – continua Ambrogi -. Le aziende crescono solo con manager professionali, innovativi e motivati».
In ambito territoriale la maggior parte dei dirigenti, quasi uno su due, si concentra al Nord. Il 27% lavora nel Centro Italia e la quota restante è nel Sud e isole. L’indagine Aldai evidenzia anche la lenta ma costante crescita delle quote rosa: ora sono il 29% contro il 25% di dieci anni fa.
Nel corso dei lavori verrà oggi presentata un’altra indagine di Federmanager e Aldai incentrata sull’uso degli strumenti digital nelle attività business nelle aziende industriali e di servizi di medie e grandi dimensioni. Nel complesso per le aziende i social hanno un peso marginale nella ricerca di nuovi clienti: solo il 29% usa le app dello smartphone, il 17% la pagina Facebook dell’azienda, il 14% twitta e il 17% utilizza Linkedin per sviluppare il network professionale. Per quanto riguarda i manager, solo il 6% usa Facebook per sviluppare il business, il 5% utilizza Twitter e l’11% Linkedin. Ai top manager il compito di fare da “ambasciatori” degli strumenti social e si deve alla “prima linea” il raddoppio dei valori. Resta una spaccatura, perché il 39% dei manager dichiara di non usare per lavoro i social media, il 30% li utilizza più volte la settimana e il 31% solo occasionalmente.
Se sul fronte social c’è da recuperare, le aziende si sono impegnate per allungare l’orizzonte temporale del business plan: il 57%, rispetto al 53% del 2013, ora guarda a tre anni o più, il 22% si ferma a due anni e appena una su cinque (due anni fa la quota era del 27%) si ferma a un solo anno.