il Fatto Quotidiano, 11 maggio 2015
L’addio di Letterman al Late Show. L’uomo che ha intervistato, massacrato e qualche volta dissacrato l’America, tutto pur di raccontarla
Per usare parole banali e forse scontate, finisce un’epoca. David Letterman, professione entertainer, va in pensione e dopo 33 anni e due reti televisive, visto che traslocò dalla Nbc alla Cbs. Ha tenuto compagnia a un mare di pubblico, americano e non, ma soprattutto ha smontato, con la forza delle sue risate, lo star system: davanti a lui tutti diventavano come il pubblico in sala, perché Letterman, al contrario di conduttori compiacenti, ha fatto le domande più assurde, ma anche quelle più difficili; ha scherzato con se stesso e con gli ospiti; ha messo allo stesso livello, in quella breve pausa, il signor John Smith e l’attrice o l’attore più pagati di Hollywood. Come ha scritto Gianmaria Tammaro su Wired, “Letterman è riuscito ad aprirci un mondo, quello dello star system, e a dimostrarci che non è l’Olimpo degli dei ma che è solo il piano più prestigioso del condominio, dove di cose ne succedono ma nemmeno così tante e nemmeno così straordinarie”.
Ha massacrato presidenti, tutti quelli che ha visto: Ronald Reagan, George Bush senior, Bill Clinton, George W. Bush, Barack Obama. Repubblicani o democratici che fossero. Il suo grande sollazzo è sempre stato W. (con Joe Biden), a dire il vero: chissà perché si trovarono a comandare il mondo due così, come avviene laggiù in America? Perché ci sono i soldi, le lobby, perché le campagne elettorali sono quelle che sono. Ma l’autorità, almeno sui divanetti di Letterman, smetteva di essere tale.
Anche per questo, forse, l’America è considerata la democrazia più solida al mondo. Il presidente ha molti cortigiani, ma anche nemici. In tv e nella carta stampata. In Italia quando Daniele Luttazzi fece una cosa simile a quella di Letterman finì nell’editto bulgaro, allontanato e ancora oggi lontano dal piccolo schermo.
Dicevamo del 1982. È in quell’anno che Dave (così lo chiamano gli americani, e per tutti basta Dave) riceve il testimone da Johnny Carson e conduce la prima puntata del Late Show. Primo ospite un allora quanto oggi stralunatissimo Bill Murray, già celebre per un’altra trasmissione, il Saturday Night Live, l’attore che allora faceva sketch comici, ma sarebbe poi stato citatissimo per i film, a partire da quello che in Italia venne tradotto in maniera pessima come Ricomincio da capo. E con Murray ospite, probabilmente, chiuderà definitivamente la sua stagione. “A quel punto deciderà la mia famiglia”, ha detto al New York Times. “Sarò a loro disposizione, visto che fino a oggi sono stati loro a disposizione mia. Decideranno le vacanze, dove andare. Decideranno loro. Io mi ritiro. E lo farò senza nostalgie o emozioni: voglio che sia una festa”.
La Cbs, che a Letterman deve qualcosa oltre al profumato stipendio che gli ha pagato fino a oggi, non l’ha consultato sul nome del successore. “Sì, mi aspettavo che lo facessero. Ma non è accaduto”. D’altronde quando Letterman intrecciò una relazione con una sua stagista, la rete avrebbe potuto anche licenziarlo. Non lo fece, e il primo a riconoscerlo è stato lo stesso comico.
Raccontare cosa è stato Letterman per gli americani, soprattutto per i newyorchesi, è esercizio assai complicato. Una certezza, forse, in un mondo che cambia molto in fretta. Solita scaletta, gli ospiti che andavano e tornavano, Paul Shaffer (ex anima dei Blues Brothers, anche se non girò il film con John Landis era la spina dorsale della band) alla direzione dell’orchestra, i collegamenti esterni, spesso con un grocery o improbabili cuoche, il collegamento con la madre di Letterman dall’Indiana finché è stata viva. E tra le ospiti casuali, a proposito di madri, andava a cucinare in studio la pizza anche la mamma di Martin Scorsese. Tutto questo è stato.
Ci sono momenti in cui lui ha avuto delle difficoltà. Difficile è stato l’11 settembre. Non sapevano che fare, alla fine, d’accordo con la rete, decisero di sospendere il programma. Non andò in onda per sei giorni, fino alla ripresa, perché fosse un segnale, per tutta l’America, di ritorno alla normalità. Ha avuto difficoltà a gestire la sua storia con la stagista, e ne parlò in diretta.
Ma anche gli ospiti spesso lo hanno messo in difficoltà, come Courrtney Love che salì sulla sua scrivania e, spalle al pubblico, mostrò al conduttore il seno. Non è stato facile gestire l’unica apparizione al Late Show di Robert De Niro e Dustin Hoffman. De Niro non ama la televisione, ama scarsamente tutto quello che non è cinema. Ma da lui, quella sera, continuava a guardare l’orologio, rispondeva con cenni col capo. Voleva andarsene da quel posto.
Letterman ci provò: “Viviamo nello stesso quartiere, ci conosciamo da anni, ma non sei mai venuto ospite. Hai qualcosa contro di me?”. E De Niro: “No”. Per poi tornare a guardare l’orologio. Fu Scorsese che spiegò meglio, a lui e al pubblico, chi è De Niro: “Ci conosciamo da ragazzi, abbiamo diviso insieme la vita e la carriera. Bob è così. Andiamo alle cene e lui si mette su una poltrona e si addormenta. Non ha nessun problema con te, è semplicemente così. Si annoia molto facilmente. Ed è una persona riservata ai limiti della timidezza”.
Era nel pallone la sera che parlò di Robin Williams dopo il suo suicidio. Si conoscevano da sempre e Williams era stato tante volte ospite da lui. Non disse niente di importante: “Ieri era qui, oggi non c’è. Non abbiamo capito niente e noi che eravamo suoi amici dovevamo capire tutto”. Williams con Letterman riusciva a dare il massimo. Ci sono due o tre apparizioni davvero memorabili.
Come quella volta che si mise a imitare il governatore della California Arnold Schwarzenegger. Citò anche l’Italia: “Un palestrato governatore neanche gli italiani. Hanno avuto Cicciolina, una pornostar. Ma un palestrato mai. Mi piacerebbe vederlo in un confronto con Sylvester Stallone”. Molte le puntate rimaste nella storia del programma: quella dove intervistò il suo maestro, Johnny Carson, 75 per cento di share sopra la media del programma, anche se si riuscì a sentire poco, causa gli applausi del pubblico. O quella dove, al termine di un’intervista a Farrah Fawcett dove l’attrice apparve in stato confusionale, Letterman la congedò con un “grazie per essere stata quasi qui”.
Oppure la sera del 21 febbraio 2000 quando Letterman, dopo aver avuto un malore nelle serate precedenti, annunciò al pubblico che si sarebbe operato al cuore. Ne uscì con cinque by pass, ma riuscì a tornare in video dopo sei mesi. “Non pensavo di farcela”.
Il 20 maggio tutto questo sarà diverso. La certezza non ci sarà più dopo che anche il suo grande rivale, Jay Leno, ha abbandonato. Lo spettacolo sarà più povero e chi arriva deve dimostrare di poter resistere 33 anni. Mica facile.