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 2015  maggio 11 Lunedì calendario

Strage in Svizzera. Separato con tre figli, uccide il padre, la madre e il fratello di lei, dell’ex moglie e poi si toglie la vita. Tra le vittime anche un vicino. Trent’anni fa nello stesso paese una tragedia analoga

Un vicino soltanto, il signor Kunzi-Meier, ha aperto la porta. Ha fatto pochi passi sul vialetto di pietra, aveva sentito i colpi, non aveva neppure capito che fossero spari, forse, perché le sere di questo paese nel cuore montuoso della Svizzera tedesca sono silenziose e senza paure di ladri o banditi, e si dorme senza inferriate alle finestre, né recinti intorno ai giardini. L’uomo è arrivato all’altezza della cassetta delle lettere piantata nel prato e da lì, alla luce dei lampioni, ha notato una figura che gli veniva incontro dal retro della casa, aveva una pistola. L’assassino ha alzato l’arma e ha sparato. L’unico abitante che era a uscito per capire cosa stesse accadendo è la vittima casuale della strage. Poco prima, in una villetta a 20 metri di distanza, il killer aveva ucciso i suoceri e il cognato. Alla fine, invece che risalire sull’auto che aveva parcheggiato a pochi metri si è sparato alla testa. Quello per il suicidio è stato il sesto colpo di pistola, esploso intorno alle 23.20 di sabato tra i giardini curati di Würenlingen, centro di poco più di 4 mila abitanti, cantone di Argovia, una trentina di chilometri a Nord-ovest di Zurigo.
Di fronte alla casa della sparatoria, nel giardino confinante, al di là di uno steccato, alle sei di ieri sera una donna sta seduta nel suo giardino consultando un tablet, e dice di non parlare inglese, né francese, scuote solo la testa e rifiuta le domande distogliendo presto lo sguardo; per lei è come se in quella casa, dove in mattinata qualcuno ha sistemato quattro lumini accesi davanti alla porta, non avesse mai vissuto nessuno. E questo spiega quasi tutto della riservatezza assoluta che è una sorta di legge inderogabile per chi abita in questi paesi e anche per chi li governa. Così, a fine serata, la polizia cantonale non ha rivelato i nomi delle vittime, né dell’assassino; si sa solo che erano tutti di nazionalità svizzera; il parroco che a metà pomeriggio passa in bicicletta si limita a ricordare che erano «buoni cristiani».
Sembra che già in passato l’assassino, 36 anni, avesse avuto problemi con la giustizia, maltrattamenti in famiglia, e probabilmente per questo sua moglie e i tre figli sono da qualche tempo in una comunità protetta. Il movente della strage potrebbe ruotare intorno a questa separazione, alle liti per l’affidamento dei figli, alla deriva di un uomo che per vendicarsi di torti reali o presunti ha sterminato la famiglia della moglie: il padre e la madre (59 e 57 anni) e il fratello di lei, 32.
Le villette identificate come scene del crimine dai nastri della polizia svizzera si raggruppano con altre simili lungo la strada Langackerweg. A un centinaio di metri da qui, trent’anni fa, avvenne un’altra strage. Il 13 dicembre 1985 l’agente immobiliare Alfredo Lardelli, all’epoca 33 anni, uccise il marito della sua ex amante e due prostitute. Condannato a una pena di 20 anni, ha sposato una donna brasiliana, ha cambiato nome ed è uscito dal carcere nel 1999.
L’assassino di sabato sera viveva da qualche tempo lontano da Würenlingen, un mese fa la polizia aveva perquisito la sua casa, ma senza trovare nulla di sospetto. Non aveva porto d’armi. La pistola della strage tra le villette era un’arma clandestina.