La Gazzetta dello Sport, 11 maggio 2015
Raúl Castro era andato a Mosca per assistere alla parata di Putin di cui abbiamo parlato ieri. E, sulla via del ritorno, s’è fermato a Roma ed è andato a trovare prima papa Francesco e poi Matteo Renzi

Raúl Castro era andato a Mosca per assistere alla parata di Putin di cui abbiamo parlato ieri. E, sulla via del ritorno, s’è fermato a Roma ed è andato a trovare prima papa Francesco e poi Matteo Renzi. Fa notizia, naturalmente, l’incontro del leader comunista – ateo - col capo della Chiesa cattolica, tanto più che Raúl, alla fine dell’incontro con Renzi, ha detto: «Sono rimasto molto colpito dalla saggezza e dalla modestia del Papa. Quando Francesco verrà a Cuba andrò a tutte le sue messe. Io leggo tutti i suoi discorsi. Ho detto a Renzi che se continua a parlare così io ricomincerò a pregare e tornerò alla Chiesa cattolica, anche se sono comunista».
• Lei sa che mi piacciono i particolari di questi incontri tra grandi personaggi. Dove si sono visti, che hanno fatto, che hanno detto…
L’incontro tra i due s’è svolto nello studio che Francesco adopera nell’aula Paolo VI. Qui il Papa ha ricevuto Raúl Castro e una vasta delegazione cubana insieme col prefetto Gaenswein, il cardinale-ministro degli Esteri Gallagher e il sostituto, o vice, della segreteria di Stato, Angelo Becciu, che è stato nunzio a Cuba. Questi dettagli non la annoiano? Perché non mi chiede dove stava Parolin? Già, lei non ha la minima idea di chi sia Pietro Parolin, il segretario di Stato che ha preso il posto di Bertone ed è adesso primo ministro e capo della diplomazia della Santa Sede. Parolin non c’era ma ha parlato nei giorni scorsi, sottolineando l’importanza storica della visita di Castro a Roma, segno a suo dire (e come dargli torto?) della evidente volontà di Cuba di uscire dall’isolamento e aprirsi al mondo. Del resto, ha detto sempre Parolin, «il viaggio del Papa a Cuba il prossimo settembre ha questa dimensione e questa proiezione di approcciare l’apertura dell’isola». Non dimentichi, per inquadrare bene quello che è accaduto ieri, che il Pontefice ha avuto e ha un ruolo essenziale nella pacificazione in corso tra Stati Uniti e Cuba. Obama venne a Roma e restò un’ora a colloquio privato con Francesco, per discutere proprio di questo. E subito dopo scrisse personalmente a Castro. Non è che Obama avesse bisogno di particolari incoraggiamenti, dato che aveva promesso il riavvicinamento a Cuba (e all’Iran) già nella campagna elettorale del 2008, ma in America c’è questo problema dei repubblicani, contrarissimi al disgelo con l’Avana, che adesso presentano addirittura due candidati alla Casa Bianca che hanno ai primi posti del loro programma il No a Cuba, cioè Jeff Bush e Marco Antonio Rubio, figlio oltre tutto di immigrati dall’Avana.
• C’è il problema dei diritti umani.
In dicembre, quando Obama diede l’annuncio della normalizzazione dei rapporti tra i due paesi, ci fu anche l’impegno, da parte del presidente, di togliere Cuba dalla lista dei paesi che aiutano il terrorismo. Su terrorismo e diritti umani ha parlato ieri anche Raúl: «Noi non avremmo mai dovuto essere inclusi nella lista dei paesi terroristi. Forse il prossimo 28 maggio il Senato degli Stati Uniti ci toglierà da questa famosa lista». E i diritti?, gli ha chiesto qualcuno: «Noi veniamo accusati di non rispettare i diritti umani. Ma chi li rispetta nel mondo? Da noi la salute è un diritto per tutti come l’istruzione. Noi riconosciamo di aver compiuto degli errori ma i diritti umani non devono essere strumentalizzati per mala-politica». Cuba in effetti destina il 12% del suo modesto Pil alla scuola. Noi, tanto per dire, appena il 4%.
• Sono gli argomenti con cui Gianni Minà dice che il capitalismo è morto, mentre il comunismo di Cuba è ancora lì.
Lasci stare. Abbiamo il dovere di dire qualcosa anche sul nostro presidente del Consiglio. «Oggi possiamo toccare con mano che molto sta cambiando» ha detto Renzi. «La storia fa il suo corso e vogliamo e dobbiamo essere protagonisti. Oggi possiamo scrivere una pagina nuova e sono convinto che possiamo fare molto insieme». Raúl ha risposto: «I rapporti tra Italia e Cuba sono perfetti». Poi ha invitato Renzi all’Avana.
• Questa conversazione sta per finire e lei non m’ha detto niente dei regali.
Raúl s’è presentato con una medaglia commemorativa in cui si vede la cattedrale dell’Avana e con un quadro dove si vede una croce fatta di barconi. Opera del pittore cubano Kcho, che s’è abbastanza specializzato in opere centrate sui barconi, con queste opere si propone di attirare l’attenzone generale sulla tragedia delle migrazioni. Francesco ha contraccambiato con una copia della sua esortazione Evangelii Gaudium
e con una medaglia in cui si vede San Martino che s’è strappato il mantello per riparare il povero dal freddo. Francesco: «È un’intuizione di quello che dobbiamo fare: dobbiamo coprire la miseria della gente e poi promuovere la gente. Mi piace molto regalare questo, perché è un segno di buona volontà». Ho dimenticato di dirle che, all’apparizione di Raúl, Bergoglio ha gridato: «Bienvenido!».