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 2015  maggio 11 Lunedì calendario

«Castro non voleva più andare a messa e ora, invece, è tentato di ridiventare cattolico! Con Francesco la chiesa è riuscita ad abbattere l’ultimo Muro. Questo Papa è straordinario nel saper creare rapporti umani sia con la gente semplice che con i “grandi” della Terra. Sa entrare nel cuore delle persone e queste rimangono affascinate dalla sua capacità di ascolto e di discernimento». Parla l’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, e artefice dell’incontro, per anni nunzio a Cuba

«L’udienza concessa a Raúl Castro è stato un fuori programma per il Papa. Quando gli presentai la richiesta accettò di buon grado pur essendo di domenica. L’essere stati a colloquio per un’ora è un segno molto positivo», racconta l’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato, e artefice dell’incontro, per anni nunzio a Cuba.
Il presidente cubano all’uscita ha detto: «Se il Santo Padre continua così ritorno cattolico» e non scherzava.
«A noi usava dire: “Non chiedetemi di andare a messa perché mi sono bastate quelle che ho ascoltate da ragazzo quand’ero in collegio dai gesuiti”!». Ora invece è tentato di ridiventare cattolico! Papa Francesco è straordinario nel saper creare rapporti umani sia con la gente semplice come con i “grandi” della Terra. Sa entrare nel cuore delle persone e queste rimangono affascinate dalla sua capacità di ascolto e di discernimento».
Quanto durerà la visita del Papa a Cuba ?
«Per espresso desiderio di papa Francesco saranno due giorni pieni e avrà, come tutti i suoi viaggi, una connotazione prettamente pastorale».
Tema comune con il governo cubano è l’aiuto ai poveri.
«Mi è piaciuta una dichiarazione di qualche giorno fa del Ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodríguez Parrilla, con la quale affermava che a Cuba erano pronti a sottoscrivere tutti i discorsi fatti da papa Francesco sul tema della povertà e delle disuguaglianze».
Quanto ha lavorato la diplomazia vaticana per la fine dell’embargo Usa?
«È già stato detto, e qui lo riaffermo, che il vero diplomatico in tutta questa vicenda è stato papa Francesco. La Segreteria di Stato, innanzitutto il cardinale Parolin, ha dato del suo interpretando al meglio le indicazioni del Papa. Se poi si vuole affermare che certi risultati non si ottengono dall’oggi al domani allora sono d’accordo nel riconoscere che la diplomazia vaticana nel corso di decenni ha svolto il suo ruolo tenace e paziente. Adesso la svolta anche grazie al cardinale Ortega e ai vescovi cubani».
La Curia però è vista come un grosso ostacolo per il Papa. È così ?
«A me pare che su questo punto vi siano troppe fantasie. Sono approdato in Curia appena quattro anni fa e ho scoperto che conformarsi a quanto desidera il Papa ed eseguire quanto lui decide è il punto di onore di ogni buon curiale, sia esso un semplice officiale come un Cardinale Prefetto di Dicastero. Vi sono diversità di pareri? Evviva Dio! Ma si vogliono degli yes man o uomini liberi e intelligenti che lealmente aiutino il Papa nel governo della Chiesa? Vede, il primo è il Papa a volere che sulle varie questioni si dica liberamente la propria opinione. Quello che conta è che una volta espresso il proprio parere si accettino toto corde le decisioni del Papa. Questa è per me la vera obbedienza».
Per Victor Manuel Fernandez rettore dell‘Università cattolica di Buenos Aires la Curia non è essenziale, ma solo il Papa e i vescovi.
«Quello che dice Monsignor Fernandez è vero. L’abbiamo imparato tutti sin dal catechismo: Gesù ha scelto i dodici apostoli con Pietro a capo del Collegio, vale a dire il Papa e i vescovi come pastori del suo gregge, pronti a dare la vita l’uno per l’altro. Di mezzo poi c’è la storia di Duemila anni della Chiesa ove a seconda delle esigenze organizzative del momento si è dato vita a diverse strutture non contemplate dal Vangelo ma che hanno contribuito alla crescita della comunità cristiana. Se dovessimo badare all’essenziale e fermarci ai primi tempi della Chiesa non dovrebbero esserci le chiese, i seminari, i conventi, i vari istituti religiosi, le conferenze episcopali eccetera... Non penso che si voglia azzerare quanto lo Spirito ha saputo creare lungo i secoli. È chiaro che la stessa Curia è nata per esigenze organizzative e non per esplicito mandato divino. Basta intendersi su cosa oggi si vuole per rendere l’immagine della Chiesa più evangelica e il servizio al Papa all’altezza dei tempi».
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