Corriere della Sera, 11 maggio 2015
A lezione col ferro. A Muurame, in Finlandia, i ragazzini di 13 anni posano i libri sui banchi e indossano i loro grembiuli per l’ora di economia domestica: imparano ad apparecchiare, a caricare e scaricare la lavastoviglie, a stirare, a cucinare e anche usare il denaro in modo responsabile. È un corso obbligatorio «L’obiettivo è fare crescere (nuovi) adulti più liberi nella vita privata oltre che nel mercato del lavoro»
Sono appena passate le undici e a Muurame, nel cuore della Finlandia, nell’aula Ko.3 della scuola statale Nisulanmäki, 15 ragazzini tredicenni posano i libri sui banchi e indossano i loro grembiuli colorati. Ognuno ha un compito ben preciso. Veera scarica la lavastoviglie. Aada e Joona apparecchiano, posizionando con attenzione piatti, posate e bicchieri sui banchi. Wenla e Juuli, invece, aspettano che il ferro si scaldi prima di stirare tovaglie e tovaglioli. L’aula dove si insegna kotitalous, economia domestica, assomiglia a un grande monolocale: c’è una lavatrice, una asciugatrice, un frigo, lavandini, piastre elettriche e un forno, nel quale Petrus ha appena infilato una teglia di ciambelle.
L’insegnante Taru Lahti, 31enne dal piglio deciso, controlla che tutto sia fatto secondo le sue indicazioni. «La scorsa settimana abbiamo imparato come preparare un pranzo di Pasqua» spiega. «Oggi bisognerà iniziare a pensare alla prossima. Gli studenti decidono il menu, quello che vogliono imparare. Io faccio la spesa». I ragazzi obbediscono, sorridono. Sono tutti scalzi, come in una qualsiasi casa finlandese, e forse anche questo contribuisce a rendere l’atmosfera più familiare. Dalle grandi finestre s’intravede il parcheggio delle bici e il lago Päijänne ricoperto ormai solo in parte dal ghiaccio che l’ha nascosto durante l’inverno. Bussano alla porta: è Peter. Ha fatto tardi perché ha giocato a floorball – sorta di hockey in palestra molto amato nel Nord Europa – e la partita del torneo scolastico è andata ai supplementari.
Il corso di Taru non è una sperimentazione ideata da qualche movimento femminista. A Muurame, come in tutto il Paese, da almeno trent’anni l’economia domestica fa parte del programma della scuola dell’obbligo per gli studenti dai 13 ai 15 anni. Si impara a cucinare, a lavare a mano i capi delicati e a usare il denaro in modo responsabile. Niente di così diverso da quella che era l’economia domestica insegnata in Italia fino agli anni Sessanta. Solo che qui partecipano sia i maschi sia le femmine. Tre ore alla settimana per tutti: le loro preferite, secondo un recente sondaggio pubblicato sul quotidiano Helsingin Sanomat. Così come sono molto amate le lezioni di käsityö, obbligatorie dal primo anno di scuola. Si impara a fare la maglia, rattopparsi un calzino o costruire una slitta per divertirsi sulla neve.
«Insegnare a questi ragazzi come cavarsela da soli in casa significa renderli autonomi» commenta Taru Lahti, che a 31 anni è insegnante di ruolo da 5. «Sono cose di cui tutti avranno bisogno fra cinque anni, quando andranno a vivere da soli». Le fa eco il giovane Petrus. Che ha già deciso. «Dopo la maturità andrò a vivere a Jyväskylä e mi iscriverò a Economia» spiega asciugandosi le mani sporche di farina su uno strofinaccio. Lo Stato gli garantirà una borsa di studio di 500 euro, come a tutti gli studenti del Paese. «Ma nessuno verrà a casa a stirarmi le camicie o prepararmi da mangiare, di certo non mia madre. Per questo credo sia giusto, e naturale, che anche i maschi imparino come si fa».
Parole che sgretolano i ruoli di genere, vale a dire cosa la società si aspetta dai maschi e cosa dalle femmine. E misurano tutta la distanza che c’è tra la Finlandia, dove ogni persona adulta nata dopo il 1970 ha imparato a scuola come prendersi cura della casa, e l’Italia. «Dove le iniziative che puntano a eliminare gli stereotipi di genere spesso sono viste con sospetto» dice Emanuela Abbatecola, docente del Dipartimento di Scienze della formazione dell’Università di Genova. «Anche se l’obiettivo è fare crescere (nuovi) adulti più liberi nella vita privata oltre che nel mercato del lavoro».
Oltre le paure e le parole, restano i dati. Con la Finlandia che nella classifica del «World Economic Forum» sul «Gender Gap», che misura la parità tra i generi, quest’anno si è piazzata al secondo posto, subito dopo l’Islanda. L’Italia al 69esimo.