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 2015  maggio 10 Domenica calendario

Sempre più alte, in Italia, le tasse locali • Disertata dai leader occidentali la parata russa per il 70esimo anniversario della sconfitta del nazismo • Migranti, Europa divisa sulle quote obbligatorie • Torna libero Ferdinando Carretta, che nel ’98 sterminò la famiglia • Il tweet di Cameron, la notte del trionfo, abbracciato alla moglie

 

Tasse L’anno scorso, secondo i dati dell’ultimo bollettino delle Entrate 2014, le addizionali regionali hanno superato gli 11 miliardi, +3,1% sul 2013, mentre quelle comunali, andando oltre i 4 miliardi, hanno registrato un + 6,9%. L’onda lunga della fiscalità locale anche quest’anno non accenna a placarsi, complici la crisi generale e le forbici di una spending review che continua a incombere sui bilanci. Alle Regioni a statuto ordinario, cui la legge di Stabilità ha tagliato 3,5 miliardi, nel 2015 sarebbe consentito di aumentare l’aliquota fino a un tetto massimo del 3,33%, rispetto a un’aliquota base che è dell’1,23%. Sono due le Regioni che hanno deciso finora di avvalersi di questa possibilità: il Piemonte, che ha mantenuto cinque aliquote innalzando però la massima dal 2,33% (tetto massimo del 2014) al 3,33% per i redditi oltre i 75 mila euro. Gettito medio pro capite: 509 euro. Il Lazio ha ridotto le aliquote da tre a due: la prima è all’1,73%, la seconda è la massima (3,33%), un punto in più rispetto all’anno scorso, e riguarda tutti i redditi sopra i 28 mila euro, a meno che la Giunta non presenti nuove esenzioni per alcuni redditi. Il gettito medio pro capite nel Lazio sarà di 687 euro medi a contribuente.

Russia 1 Ieri, durante la più grande parata militare della Russia moderna per il 70esimo anniversario della sconfitta del nazismo, a un certo punto Vladimir Putin si è defilato dagli ospiti illustri, è uscito a sorpresa dalla Torre Nikolskaja e si è unito alla folla – almeno duecentomila persone - appena entrata sulla Piazza Rossa. Le guardie del corpo sono scomparse tra la gente e il Presidente è apparso solo tra bambini in divisa d’epoca, ragazze con le “bustine” dei veterani tra i capelli, anziani con il nastrino di San Giorgio simbolo di vittoria. Portavano tutti un cartello con la foto di uno dei loro parenti che partecipò alla Grande Guerra Patriottica. Putin, che aveva il suo cartello con la foto di papà Vladimir Spiridonovic, soldato semplice del corpo dei sabotatori durante l’invasione tedesca, ha costeggiato il mausoleo di Lenin coperto per l’occasione da drappi e bandiere, ha accennato solo per un attimo a un passo militare, ha regalato una frase alla stampa («Mio padre meritava di sfilare sulla Piazza Rossa») ed è rientrato per il varco della Torre Spasskaja, quella dell’orologio. Gli altri hanno proseguito ancora un po’, prima di sciogliersi a pochi metri dal ponte Moskvoretskij dove ancora resiste un piccolo altare dedicato all’oppositore Boris Nemtsov assassinato a fine febbraio.

Russia 2 Sul palco al mattino Putin ha voluto a fianco il presidente cinese Xi Jinping, immortalato come alleato fondamentale dalle tv di tutto il mondo, e con il quale ha passato le ore successive a firmare patti e accordi sul tutto: sul gas, sugli oleodotti, sulla realizzazione di grandi opere, sulla lotta comune contro attacchi spionistici attraverso internet di «altre potenze straniere». Un segnale ad Obama, seguito da uno ancora più esplicito nel discorso che ha dato il via alla parata: «Abbiamo assistito a tentativi di creare un mondo unipolare che minaccia la stabilità dello sviluppo globale». Affrontata così la dolorosa questione del rifiuto americano di aderire all’invito, sia Putin che il suo ministro degli Esteri Sergej Lavrov hanno accolto con sorrisi e calorose strette di mano i rappresentanti di un’Europa divisa e incerta fino all’ultimo sul da farsi. Accolti con calore i ministri degli Esteri francese Fabius e il nostro Gentiloni che hanno disertato la parata per partecipare solo agli onori resi al milite ignoto. «Soluzione — spiegava poi Gentiloni — trovata insieme ai francesi per onorare la sconfitta del nazifascismo senza però dimenticare l’illegittimità dell’annessione della Crimea». Più acrobatiche le altre scelte dei Paesi europei divisi tra le pressioni americane e la voglia di non rompere del tutto con la Russia e il suo vastissimo mercato. Il ministro tedesco Steinmeier, ad esempio, è arrivato un giorno prima in Russia solo per visitare la città martire di Volgograd, già Stalingrado. Mentre la cancelliera Merkel andrà domani, con calcolato ritardo di 24 ore, per una visita ufficiale. Equilibrismi diplomatici inevitabili in giorni politicamente confusi con la tregua in Ucraina che regge a malapena e l’eventuale conferma delle sanzioni economiche che dovrebbe presto essere votata tra posizioni sempre più discordanti.  [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Migranti 1 La bozza della nuova Agenda europea sull’immigrazione - distribuzione dei profughi tra tutti i 28 Paesi Ue; missione nelle acque libiche per affondare i barconi; aiuti ai Paesi terzi per evitare che i migranti arrivino in Libia; sistema comune d’asilo - solleva già un primo muro di no: Slovacchia, Ungheria, Repubblica Ceca, Regno Unito e Irlanda si mettono infatti di traverso. Proprio mentre il capo dello Stato, Sergio Mattarella, invoca «meno egoismo per affrontare in modo positivo il dramma delle migrazioni». Il piano del presidente Jean Claude Juncker, che verrà discusso mercoledì in Commissione, non convince quegli Stati che da sempre si rifiutano di applicare il principio di solidarietà alla distribuzione dei profughi e condannano gli Stati del Sud a farsi carico da soli degli arrivi. Così non stupisce che la fronda del no si stia già compattando, pronta alzare le barricate.

Migranti 2 Il presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz: «Senza una maggiore solidarietà tra gli Stati membri, il problema dei rifugiati non potrà essere risolto. La colpa non è dell’Europa ma dei governi degli Stati, che non vogliono assumersi la responsabilità. Il 50% dei rifugiati viene accolta da Italia, Svezia e Germania, ma il 90% poi si dirige in nove Paesi. Per risolvere questo problema occorre una reale suddivisione delle responsabilità tra i 28 Stati membri».

Killer Il 4 agosto dell’89, l’allora 26enne Ferdinando Carretta uccise genitori e fratello a colpi di pistola nella loro casa di Parma, fece sparire i cadaveri e si dileguò. I Carretta parevano essersi dissolti nel nulla, tanto che si sparse la voce che l’intera famiglia si fosse trasferita di nascosto ai Caraibi. Poi Carretta, in un’intervista da Londra a Chi l’ha visto?, svelò la verità e anche il luogo in cui aveva portato i corpi, la discarica di Viarolo, poco fuori Parma (ma i cadaveri non sono mai stati ritrovati). Rientrato in Italia e processato, è stato ritenuto totalmente incapace di intendere e di volere e ha scontato sette anni e mezzo nell’Opg di Castiglione delle Stiviere, prima di passarne altri nove nella comunità Podere Rosa di Forlì. Oggi Carretta, all’età di 52 anni, è in libertà grazie alla decisione del Tribunale di sorveglianza di Bologna, e potrà andare a vivere nell’appartamento acquistato a Forlì con i soldi dell’eredità dei genitori (200 mila euro ricavati dalla vendita della casa dove avvenne la strage, più altri 40 mila pervenuti a Carretta dalla divisione dell’asse ereditario): «Dopo tanto tempo, ora voglio solo fare una vita tranquilla, pensare al futuro - ha detto - Sto bene e vorrei solo essere dimenticato. Ogni volta che si parla di ciò che è successo sto male, voglio solo ricominciare a vivere». (Giubilei, Sta).

Cameron e Samantha 1 Il primo tweet di David Cameron, 48 anni, la notte del trionfo: lui appiccicato alla guancia della moglie Samantha Guendalina, 44, lei che lo stringe con un gran sorriso.

Cameron e Samantha 2 Michele Farina: «Cameron ha vinto (anche) perché piace agli inglesi più di Ed Miliband. Piace lui e piace la coppia. Più tradizionale del duo Ed-Justine (lui intellettuale che non sa azzannare l’hot dog, lei avvocato ambientalista). Samantha è la First Lady sempre due passi indietro: è cresciuta in una tenuta di 120 ettari, figlia di un baronetto, erede di re, ha studiato Belle Arti. Prima del 2010 (la prima vittoria di David) era direttrice creativa di Smythson in Bond Street, famoso indirizzo di cartoleria e oggetti di lusso a Londra. Poi ha lasciato di fatto il lavoro per dedicarsi ai figli, al marito (e al suo guardaroba). «È mia moglie a vestirmi — ha detto il primo ministro in un’intervista pre-elettorale —. Mi passa la roba da provare sotto il camerino di Gap». Be’, qualche bugia bisogna pur dirla, per restare al potere. Più che da Gap viene facile pensarli al Mark’s Club in Charles Street, zona Mayfair. Lì David e Sam sono andati a cenare venerdì sera, in un club privato dove (secondo la guida Zagat) se vi chiedete quanto costa un piatto, significa che non potete permettervelo» (Farina, Cds).

Cameron e Samantha 3 Samantha Guendalina era amica di scuola della sorella di Cameron, Claire. Primo incontro a una festa. Poi Claire invita l’amica in una vacanza di famiglia in Toscana, dove comincia l’idillio. Si sposano nel 1996, cinque anni prima che Cameron diventi deputato. In Toscana torneranno nell’estate 2011, in una villa del ’700 da diecimila euro a settimana. Tre figli: Nancy, 11 anni, Florence 4, Elwen 9. Ivan, il primogenito, è morto a 6 anni nel 2009. Soffriva di una grave forma di epilessia, la sindrome di Ohtahara. «Quando si sopravvive alla morte di un figlio — ha detto Samantha — tutti i problemi della vita appaiono insignificanti» (ibidem).

Cameron e Samantha 4 Samantha non disdegna gli outlet e ieri è apparsa a Downing Street in monopattino, dopo una passeggiata con i figli. Dalla Regina però l’altro giorno ha accompagnato il marito indossando un vestito blu di Preen da 1.200 euro. (ibidem)

(a cura di Roberta Mercuri)