Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  maggio 08 Venerdì calendario

Dalla Kyenge «orango» di Calderoli, alla Boschi «sculettante» di Salvini, passando per Miglio, «una scorreggia nello spazio» secondo Bossi. Il linguaggio leghista

Qualcuno pensa che sia stato l’annuncio di un’imminente legge sul conflitto d’interessi a spingere Matteo Salvini a insultare la ministra delle Riforme («La sculettante Boschi»). Si sbaglia. La verità, purtroppo, è che l’offesa personale (preferibilmente sessista) è entrata da vent’anni nella tradizione italiana del populismo demagogico. Certo, Grillo ha rimpolpato alla grande il repertorio, spacciando per satira i suoi insulti a pallettoni, ma il solco l’hanno tracciato i leghisti, a cominciare da Bossi che definì «una scoreggia nello spazio» il suo ex ideologo per finire a Calderoli che paragonò la ministra Kyenge a «un orango». E oggi Salvini, che ha sepolto la Padania e sostituito la camicia verde con la felpa targata, ci rivela il vero segno di continuità con la Lega del senatùr: il lessico da trivio.