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 2015  maggio 07 Giovedì calendario

Parlano i leader dell’Ukip e dello Scottish National Party, perché sono loro Douglas Carswell e Linda Fabiani che hanno il futuro di Downing street nelle mani. Il Partito dell’Indipendenza del Regno Unito prenderà parecchi consensi nel Sud inglese e, per via del sistema elettorale, pochi seggi ma la dispersione toglierà comunque collegi ai tory. Allo stesso modo i nazionalisti scozzesi metteranno nell’angolo i laburisti nel loro antico fortino

Intervista a Douglas Carswell (Ukip)
Douglas Carswell è stato per tanti anni fra i più stimati parlamentari conservatori. Nel 2010 partecipò alla stesura del programma che portò David Cameron a Downing Street. Poi, lo scorso anno con grande sorpresa dei tory, ha aderito allo Ukip: si è dimesso dai Comuni, si è ripresentato per le elezioni suppletive nel suo collegio e ha stravinto, diventando il primo rappresentante del Partito dell’Indipendenza del Regno Unito alla Camera dei Comuni.
Sarete voi a sfrattare Cameron?
«Noi siamo trasversali. Una volta chi simpatizzava per lo Ukip era un ex tory. Adesso ci sono anche ex laburisti, specie al Nord. Se Cameron perde è colpa sua. Questo Paese è dominato da gente incompetente, con idee vecchie».
Lo stesso Cameron sostiene che un voto dato allo Ukip è un voto che avvicina i laburisti a Downing Street.
«Questo è ciò che sostiene l’élite arrogante. Per chi si deve votare? Cameron ha preso in giro i britannici, ha dato una verniciatina al suo partito ma non ha modernizzato il Paese».
Lo Ukip è disposto a siglare un patto con i conservatori?
«Nessun patto di coalizione. Semmai potremmo appoggiare dall’esterno un esecutivo che fa le cose giuste: il referendum sull’Europa e le riforme politiche per togliere potere alle élite. Sia Cameron sia Miliband sono terrorizzati».
Cameron ha promesso il referendum nel 2017.
«Il suo è fumo negli occhi».
Perché fuori dall’Europa?
«L’euroscetticismo non nasce dall’ostilità agli stranieri e neppure dalle nostalgie del passato imperiale. L’euroscetticismo è il sintomo della rivolta contro l’élite politica che usa l’Europa come uno scudo per scaricare la responsabilità della sua inettitudine. L’Europa, comunque, è un racket corporativo che usa il linguaggio del libero mercato ma distrugge il commercio».
La City e la Confindustria britannica non la pensano come lei.
«La City sta cambiando e da hub finanziario dinamico sta diventando un altro racket. Le sta capitando ciò che accadde a Venezia: si credeva il centro del mondo e crollò. L’opzione giusta è uscire dalle catene della regolamentazione decisa dai burocrati di Bruxelles».
Volete blindare i confini?
«Siamo un hub commerciale e finanziario globale, non un fortino. Non intendiamo affatto chiuderci».
Sbarrate le porte all’immigrazione.
«Oggi mi sono alzato e ho preso l’autobus guidato da un lavoratore dell’Est, ho comprato il giornale da un venditore pachistano e al supermercato alla cassa c’era una cinese. Non potremmo sopravvivere con la chiusura indiscriminata, abbiamo bisogno della mobilità del lavoro. Ma ci devono essere controlli severi. Come in Svizzera o Australia».
Non negherà le derive razziste.
«Ci accusano di tutto perché lo Ukip è una minaccia agli equilibri politici tradizionali. In tutti i partiti e movimenti di massa ci sono le mele marce, pure fra noi. Ma ora le cose stanno cambiando».
Se Cameron chiama declinate?
«Non entreremo mai in una coalizione con le élite che ci hanno governato».
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Intervista a Linda Fabiani (Snp)
Il nonno Antonio, dopo avere combattuto la Prima guerra mondiale, lasciò Stadomelli, una piccola frazione in provincia di La Spezia e partì per Glasgow dove aprì un «fish and chips» e incontrò la sua futura moglie. Così uno dei rami della famiglia ligure Fabiani prese la strada della Scozia. Linda Fabiani, nipote di Antonio, siede nel Parlamento di Edimburgo, è stata ministro del governo scozzese, è indipendentista, è una delle leader dello Scottish National Party (SNP) ed ha partecipato ai lavori della commissione Smith istituita da Londra per disegnare un’autonomia politica e fiscale più forte per la Scozia.
Il futuro di Downing Street è nelle vostre mani...
«Noi siamo pronti a portare Ed Miliband a Downing Street. Dipende da lui. Se davvero vuole rovesciare le politiche di austerità dei conservatori, se vuole invertire la rotta che il suo partito ha preso, allora si sieda al tavolo che noi ci siamo per un appoggio esterno».
In settembre siete stati sconfitti al referendum, adesso avrete la maggioranza assoluta dei 59 seggi scozzesi per la Camera dei Comuni. I sondaggi prevedono una cinquantina di vostri parlamentari a Westminster...
«C’è più consapevolezza dell’identità scozzese e c’è pure l’amara considerazione che le promesse fatte da Londra sono state tradite. Di conseguenza le adesioni e le simpatie per il mio partito sono cresciute. E vi è il riconoscimento per le competenze che abbiamo dimostrato nel guidare il governo scozzese».
Come spiega il crollo del partito di Miliband in Scozia?
«I laburisti hanno pensato che la Scozia appartenesse soltanto a loro. Autocompiacenti e arroganti. Quando hanno governato la Scozia si sono comportati male. Sono stati e sono percepiti come parte dell’establishment inglese».
Ma con loro intendete allearvi.
«Sì, a certe condizioni. Ed è anche nell’interesse di Miliband perché se intende guidare un governo di tutto il Regno Unito è inevitabile che abbia l’appoggio degli scozzesi. Lo trascineremo a Downing Street».
Com’è possibile un accordo fra unionisti e indipendentisti?
«L’indipendenza della Scozia è il nostro obiettivo. Ma non è ora in discussione. Lo sarà quando gli scozzesi ci chiederanno, se lo chiederanno, un nuovo referendum fra qualche anno. Adesso ciò su cui è necessario trovare un’intesa è la nuova “home rule”, ovvero una maggiore devoluzione di poteri».
C’è un’altra questione delicata: i missili nucleari Trident sui sottomarini nella base navale scozzese.
«Non li vogliamo. E non li vogliono neppure i laburisti scozzesi. Credo che Miliband ne debba tenere conto».
I laburisti dicono che un voto dato allo SNP è un voto a favore dei tory.
«Viene da ridere: ma si ricordano che cosa votavano gli scozzesi quando governava la Thatcher? Per i laburisti... era un voto inutile anche quello? In Scozia i laburisti sono alla canna del gas e cercano di risalire la china insinuando che la sconfitta è per colpa nostra. È vero il contrario. Noi, vincendo, gli restituiamo le chiavi di Downing Street».