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 2015  maggio 07 Giovedì calendario

Quei 25 miliardi scommessi dagli enti locali sui Derivati. Il 60% dei quali è imputabile ai contratti sottoscritti da Regioni e Province autonome

«Gravi anomalie» nell’utilizzo degli strumenti derivati da parte degli enti locali. È il giudizio espresso dalla Corte dei conti sull’uso di questi contratti davanti alla commissione Finanze della Camera. Angelo Buscema, presidente delle sezioni riunite della Corte dei conti, sottolinea che sono state rilevate da parte di Regioni, Province e Comuni contabilizzazioni spesso «errate», particolare «aleatorietà» nelle sottoscrizioni, oltre a «violazioni normative e notevoli squilibri contrattuali in danno agli enti per la mancata valutazione della convenienza economica dei contratti». A fronte dei circa 160 miliardi del portafoglio dei derivati dello Stato, all’inizio del 2015 il valore nozionale dei contratti degli enti territoriali, per i magistrati contabili, «sarebbe di poco inferiore ai 25 miliardi, il 60% dei quali imputabili ai contratti sottoscritti da Regioni e Province autonome». Al presidente della commissione Daniele Capezzone (Forza Italia) e ai deputati Giovanni Paglia (Sel) e Daniele Pesco (M5S) che chiedevano se la Corte dei conti avesse letto i dettagli dei contratti derivati (che secondo il Tesoro che devono rimanere segrete per non danneggiare i conti pubblici ndr), Buscema ha risposto: «A noi i contratti non arrivano perché il Parlamento ha scelto di non fare controlli preventivi. Comunque il Tesoro è attrezzato e ha l’esperienza per gestire il terzo debito pubblico più grande del mondo».