la Repubblica, 7 maggio 2015
La Consulta ha fatto sapere che la sentenza vale «erga omnes» e che è «autoapplicativa». Ovvero che vale per tutti e che l’Inps dovrà attuarla senza aspettare i ricorsi
Il Tesoro rompe gli indugi e indica la strada del rimborso parziale per la “grana” della sentenza della Consulta che ha giudicato illegittimo il blocco delle indicizzazioni sulle pensioni oltre i 1.443 euro lordi messo in atto da Monti per il biennio 2012-2013. La Corte costituzionale tuttavia non ci sta: ieri in tarda serata ha fatto trapelare che la sentenza vale «erga omnes» e che è «autoapplicativa».
Secondo l’analisi, filtrata per l’intero pomeriggio da fonti del Tesoro, non sarà obbligatorio e automatico per l’Inps rimborsare tutte le pensioni e dunque ci si potrà limitare, presumibilmente, a quelle di livello più basso o ad una scalettatura. Questa soluzione, dice il Tesoro, è «compatibile con la sentenza della Corte». «Stiamo pensando a misure che minimizzino l’impatto sui conti pubblici nel pieno rispetto della sentenza», ha aggiunto il ministro dell’Economia parlando all’Accademia dei Lincei. Gli uomini di Padoan hanno spiegato inoltre che la questione non avrebbe i requisiti dell’urgenza (dunque non è imminente un decreto legge) perché il numero dei ricorsi necessari da parte dei pensionati aventi diritto, circa 5 milioni, si spalmerà nel tempo. In pratica, sebbene il conto sia assai salato, ieri la Cgia di Mestre ha ribadito un calcolo complessivo di 16,6 miliardi, non incomberebbe sui conti delle prossime settimane. In serata è arrivato un nuovo siluro della Corte costituzionale che è scesa di nuovo in campo «smontando» la linea del rimborso «parziale» del governo e imponendo tempi assai più stretti per la soluzione del problema. La Consulta ha precisato che la sentenza vale «erga omnes» (dunque nessun rimborso parziale), inoltre è «autoapplicativa» e dunque è operativa presso l’Inps senza la necessità di ricorsi individuali e in assenza di interventi del governo.
Nonostante il tentativo di limitare i danni per i conti pubblici annunciato dal governo, la Commissione europea continua il suo pressing sull’Italia.
Fonti di Bruxelles avvertivano che ogni provvedimento per attuare la sentenza della Corte «non deve deviare dai requisiti del Patto di Stabilità».
È molto probabile che, come segnalavano le indiscrezioni dei giorni scorsi, si profili un rimborso per le fasce più basse o a scalare con il crescere dell’entità degli assegni: si parla di una soglia fino a cinque volte il minimo, dunque intorno ai 2.300 euro lordi o forse più alta, fino a 3.800 euro lordi. Anche in questo caso gli esborsi sarebbero comunque rilevanti: secondo la Uil, il rimborso per una pensione che nel 2011 era di 1500 euro lordi, quindi appena superiore alle tre volte il minimo, dovrà partire da 2.540 euro per i due anni di blocco (2012 e 2013) e per gli effetti che questi hanno avuto sul 2014 con una rivalutazione pari a circa 85 euro al mese.
La posizione del Tesoro per un rimborso parziale ha scatenato le opposizioni. «Se Renzi non restituisce i soldi occuperemo il Tesoro», ha detto il leader della Lega Matteo Salvini. Per Sisto di Forza Italia la sentenza «va applicata integralmente e non va aggirata». Minaccia una denuncia a Renzi per abuso di atti d’ufficio il Codacons e annuncia una diffida all’Inps perché accrediti fin dal prossimo assegno le somme da restituire comprensive di interessi legali. Oggi Cgil-Cisl-Uil terranno un vertice con il Pd.