la Repubblica, 6 maggio 2015
Scuola, proposte e critiche punto per punto
In un testo consegnato ieri, prima delle manifestazioni in tutta Italia, i sindacati confederali più Gilda e Snals hanno scritto: «La scuola non ha bisogno di arroganti prove di forza e riforme epocali. Tutti i governi, ogni 15 anni hanno prodotto la loro riforma: miseramente fallita perché fatta senza la condivisione di chi lavora nella scuola». Ancora: «Il governo Renzi vuole creare un sistema competitivo, sostanzialmente darwinista, fatto di docenti contro docenti, scuole contro scuole e, in prospettiva, di alunni contro alunni. Non più la comunità solidale che ci sforziamo di costruire quotidianamente, ma scuole di serie A e serie B. Un modello aziendalista ed efficientista». Il linguaggio del sindacato della scuola più che duro è pessimista, e risentito. Per l’indifferenza ricevuta dal governo Renzi in questi ultimi 15 mesi. Va oltre il merito del disegno di legge – 101.700 assunzioni, tre miliardi investiti a regime – e si carica di una visione negativa del futuro dell’istruzione e dei suoi protagonisti: «Parlano di assunzioni, ma non chiuderanno la stagione del precariato». I neo-assunti saranno «precari a tempo indeterminato, senza sede di titolarità, utilizzabili come tappabuchi». Il precario a perdere, «usa e getta». Gli insegnanti non gradiscono essere scelti e vincolati a una scuola, vogliono continuare a poter scegliere dove insegnare. «Il governo vuole cancellare ogni residua dignità e autonomia professionale e rendere i docenti merce di scambio e semplice manodopera».
1. LA PROPOSTA 1 settembre 2015: entrano in ruolo 101.701 precari (presi dalle Graduatorie ad esaurimento e, sulle materie mancanti, dalla seconda fascia). Nel 2016 concorso per altri 60.000 docenti.
LE CRITICHE Tra gli assunti a settembre sono esclusi gli idonei del concorso 2012: seimila, che non potranno partecipare neppure al concorso 2016. In commissione si sta decidendo. Esclusi molti delle graduatorie di seconda fascia, tutti quelli della Terza e gli abilitati con tirocini a pagamento (120mila). I precari iscritti a graduatorie (prima, seconda, terza fascia) sono quasi 600mila, i docenti oggi in cattedra un milione. I sindacati chiedono un piano pluriennale di stabilizzazione superiore ai 160mila del governo e prefigurano un contenzioso record. Per il personale amministrativo, bidelli compresi, la Finanziaria prevede altri tagli.
Contestato l’articolo 12: impedisce ai supplenti con più di 36 mesi di insegnamento di continuare. In commissione verrà cambiato.
2. LA PROPOSTA I dirigenti, sentiti gli organi collegiali, sceglieranno i nuovi docenti in albi territoriali. Proporranno al Consiglio valutazione e bonus per gli insegnanti.
LE CRITICHE Secondo i docenti organizzati le variazioni già approvate nella commissione Cultura della Camera sono ipocrisie lessicali: «I futuri presidimanager avranno comunque super-poteri».
Potranno scegliere gli insegnanti all’interno di un albo territoriale, decideranno i premi in denaro, valuteranno le prestazioni dei docenti.
In realtà, oggi queste funzioni ci sono, ma sono mediate dagli organi collegiali. Lo stesso albo territoriale organizzato dai provveditorati regione per regione, secondo i sindacati cancellerebbe il diritto del docente di insegnare nella scuola gradita. «Il Ddl concentra improvvidamente i poteri in mano al solo preside accentuando le relazioni di comando. Il lavoro complesso si gestisce in gruppo e cooperando».
3. LA PROPOSTA Il disegno di legge 2996 non dice nulla sul rinnovo del contratto di lavoro limitandosi a proporre premi per i docenti migliori e 5000 euro di bonus culturale per tutti.
LE CRITICHE Il contratto degli insegnanti della scuola non viene rinnovato da sette anni e, di questo ritardo, quindici mesi sono responsabilità del governo Renzi, che prima ha voluto portare avanti “La buona scuola”. Ancora oggi né il ministro Giannini né il sottosegretario Faraone hanno indicato una data per il rinnovo. Il sindacato, che lo scorso autunno ha ottenuto il mantenimento per i docenti degli scatti di anzianità, chiede che a fianco dei premi ai singoli e al bonus culturale da 500 euro, «decisi senza contrattazione», ci sia un aumento per tutti in busta paga: «Gli stipendi degli insegnanti italiani sono da soglia di povertà». Tra l’altro, non sono stati ancora onorati scatti di anzianità pregressi.
4. LA PROPOSTA L’alternanza scuola-lavoro prevede 400 ore nell’ultimo triennio tecnico o professionale e 200 ore nei licei. In aziende ed enti pubblici. Fondo di 100 milioni, 90 per i laboratori.
LE CRITICHE Gli studenti sono contrari a un monte ore così elevato per l’alternanza scuola-lavoro. Dicono: rischia di trasformare uno stage in azienda in un lavoro non pagato. Si teme una privatizzazione strisciante della scuola pubblica (aziende sponsor, privati che pagano il rinnovamento dei laboratori). I docenti della Lip, la legge di iniziativa popolare abbracciata da diversi sindacati e dalle organizzazioni degli studenti, chiedono una scuola pubblica finanziata esclusivamente dallo Stato. Con lo “school bonus”, invece, chi farà donazioni a favore delle scuole avrà un beneficio fiscale: credito di imposta al 65%. Il timore è quello che alcune aziende possano decidere l’impostazione didattica dell’istituto finanziato.
5. LA PROPOSTA Il governo ha chiesto la delega per 17 materie da approvare presto. Il progetto asilo unico 0-6 anni, la tecnologia nelle scuole, la riforma degli organi collegiali, il diritto allo studio.
LE CRITICHE Troppe materie delicate e importanti affidate alla scelta del governo: una delega in bianco per legiferare su sistemi cruciali per il funzionamento della scuola italiana. Dicono i sindacati: «Queste singole riforme devono essere affrontate con un serio dibattito parlamentare e un vero confronto nel Paese».
Questo significherebbe non vedere le diciassette materie pronte per il primo settembre. Tra l’altro, le “deleghe” non sono ancora finanziate.
Il disegno di legge, oggi, consente al governo di esprimersi sulla semplificazione del Testo unico della scuola, sulla riforma della valutazione degli insegnanti e dell’abilitazione all’insegnamento, sul sostegno agli studenti in difficoltà, sull’evoluzione digitale della scuola italiana.
6. LA PROPOSTA Per gli istituti paritari è prevista una detrazione fiscale sulla retta pari a 400 euro per ogni studente, limitata alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo (elementari e medie).
LE CRITICHE È un dibattito antico: i finanziamenti delle scuole paritarie all’interno dello Stato italiano.
L’attuale governo non ha aumentato i soldi diretti alle scuole paritarie previsti dalla legge Berlinguer dal marzo 2000: i 479,1 milioni messi a bilancio sono 22 in meno di quelli destinati l’anno precedente. “La buona scuola”, però, prevede ora sconti fiscali per le famiglie i cui figli frequentano una paritaria dell’infanzia o del primo ciclo. Quei 400 euro per studente detraibili sul “730” per il governo sono un aiuto alla libertà di scelta, possibile in gran parte d’Europa, e un sostegno a un settore in crisi.
Gran parte dei docenti pubblici sostiene che così si inganna la Costituzione e si sottraggono risorse alle scuole della Repubblica.