Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  maggio 06 Mercoledì calendario

La scuola della République. Ecco come è nato e come funziona il modello francese che ha garantito una formazione dell’identità nazionale e anche un certo grado di mobilità sociale. Lì l’istruzione ha un ruolo centrale nelle priorità del governo dimostrata anche dall’ultima legge finanziaria: l’Educazione nazionale (esclusa l’università) è la prima voce con 65 miliardi di euro, e vengono assicurate anche nuove indennità a professori (400 euro l’anno), direttori d’istituto (100-400 euro) e consiglieri pedagogici (1.000 euro). E il presidente Hollande sta mantenendo la promessa di assumere 60 mila persone nella scuola tra il 2012 e il 2017

La «scuola repubblicana» è stata uno dei tradizionali motivi di orgoglio della Francia, l’istituzione che dai tempi di Jules Ferry – promotore nel 1881-2 della gratuità e obbligatorietà dell’insegnamento – ha garantito la formazione dell’identità nazionale e anche un certo grado di mobilità sociale. La scuola è considerata il cuore e il motore della République, e da tempo viene quindi indicata come responsabile della crisi francese. La società è bloccata, l’economia ristagna? Colpa della scuola.
Di conseguenza, le riforme si susseguono continuamente: segno dell’importanza che i governi successivi, di destra e di sinistra, hanno dato e danno alla scuola, ma anche – secondo i critici – accumulo disordinato di misure alle quali manca un quadro d’insieme. Tra gli ultimi interventi c’è la riforma dei ritmi scolastici, entrata in vigore lo scorso settembre, che ha scatenato la protesta di molti insegnanti, genitori e amministratori locali. La ministra dell’Educazione nazionale Najat Vallaud-Belkacem, una delle più attive del governo Valls, ha cercato di razionalizzare gli orari di insegnamento, facendo tornare i bambini a scuola anche il mercoledì.
L’ultima riforma, presentata in questi giorni, è quella del collège, più o meno equivalente alla nostra scuola media, e giudicato il punto debole del sistema scolastico. A partire dal settembre prossimo, gli allievi impareranno le materie principali in modo anche interdisciplinare: nell’ambito di un progetto specifico, saranno chiamati a studiare allo stesso tempo per esempio matematica e francese, storia e scienze, o inglese e fisica.
Come sempre, la riforma è stata accolta da qualche consenso e molte critiche, per esempio perché viene ridotto il peso del tedesco.
Resta la centralità della scuola nelle priorità del governo, dimostrata anche dall’ultima legge finanziaria: l’Educazione nazionale (cioè l’istruzione esclusa l’università) è la prima voce con 65 miliardi di euro (+2,4%), e vengono assicurate nuove indennità a professori (400 euro l’anno), direttori d’istituto (100-400 euro) e consiglieri pedagogici (1000 euro). Il presidente Hollande sta mantenendo la promessa di assumere 60 mila persone nella scuola tra il 2012 e il 2017.