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 2015  maggio 01 Venerdì calendario

Grecia, uno sprint in salita per sbloccare la trattativa La Ue. Ma Eurogruppo e Fmi si preparano anche agli scenari peggiori Varoufakis: «Da noi niente concessioni su pensioni e mercato del lavoro»

Grecia e creditori provano lo sprint finale verso un’intesa, ma la strada resta ancora in salita. Atene ha illustrato ieri al Brussels Group il suo piano di riforme da presentare in Parlamento. Un elenco con qualche luce in grado di far sperare gli ottimisti, ma pieno anche di ombre. Il governo Tsipras avrebbe accettato la privatizzazione del Pireo e un intervento per rialzare l’Iva. Su pensioni e mercato del lavoro però le posizioni di Syriza non si sono mosse di un millimetro in direzione di Bce, Ue e Fmi. «Mi chiedete se faremo concessioni? La mia risposta è semplice: no, no, no!», ha detto un pugnace Yanis Varoufakis, defilato dalla delegazione ellenica ma tornato a far sentire la sua voce sul fronte domestico. L’obiettivo suo e di Tsipras è quello di convincere l’ex Troika ad accettare un piano minimo di interventi nelle prossime ore consentendo di sbloccare così almeno una parte dell’ultima tranche di aiuti. Atene deve rimborsare 200 milioni di interessi all’Fmi il 6 maggio e altri 760 il 12 maggio. Se tutto filasse liscio, dicono alcune fonti, potrebbe essere convocato un Eurogruppo anticipato il 4 maggio. E di fronte a un miglioramento del clima, i creditori potrebbero dare il via libera all’aumento degli investimenti delle banche greche in titoli di Stato, dando una bella boccata d’ossigeno alle casse del Paese. Difficile però che l’Europa dica sì in tempi brevi a questo tipo di proposte. «Il clima è costruttivo», ha ribadito ieri una portavoce della Commissione. Possibile. Di sicuro sia Bruxelles che Washington si preparano anche al peggio. «L’uscita della Grecia dall’euro è fuori discussione, ma siamo pronti a tutti gli scenari», ha detto il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. Stessa cosa ha detto l’Fmi ribadendo che un accordo renderebbe più facili i rapporti con i creditori. «Per firmare un pezzo di carta abbiamo però bisogno di un’intesa a 360 gradi e non di interventi parziali», ha commentato gelido il portavoce dell’istituzione guidata da Christine Lagarde.
Il rischio naturalmente è che un impasse faccia deragliare l’intero processo di salvataggio di Atene. «Noi naturalmente ci auguriamo di trovare un compromesso onorevole che è a portata di mano», ha detto Varoufakis. Euclid Tsakalotos, il viceministro degli Esteri che l’ha sostituito nei negoziati tecnici, è più tranchant: «Non abbiamo un mandato per uscire dalle linee rosse tracciate con il nostro programma elettorale», ha aggiunto. Parole che sembrano aprire la strada verso il referendum ipotizzato dal premier Alexis Tsipras: se le due parti non troveranno un punto di caduta, il governo ellenico potrebbe convocare una consultazione popolare lasciando democraticamente decidere ai suoi concittadini se accettare o meno le condizioni dell’ex Troika. E il 72% dei greci secondo i sondaggi vorrebbe rimanere nell’euro a qualsiasi costo.