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 2015  maggio 01 Venerdì calendario

Tutti s’indignano per la caccia al nero: «Quello che succede sul treno 88 non è degno di un Paese civile». L’articolo di Meletti uscito ieri su Repubblica ha scandalizzato la Caritas («inaccettabile»), il Pd («È una gravissima discriminazione») e le organizzazioni internazionali («L’Europa deve permettere la libera circolazione per chi scappa dalla guerra»)

«I controlli su base etnica sono inaccettabili: fermate la caccia al nero». Negli uffici della Caritas e delle organizzazioni internazionali esplode il caso “apartheid sui treni”. Col Pd che chiede immediati chiarimenti al Viminale: «È una gravissima discriminazione, intollerabile in un Paese civile».
Il fatto: in questi mesi, come ha raccontato ieri Repubblica [Leggi qui il pezzo di Jenner Meletti], i treni in partenza da Bolzano e diretti oltre confine vengono controllati da pattuglie miste di poliziotti italiani, tedeschi e austriaci che bloccano chi non è bianco e impediscono ai migranti di salire sulle carrozze. «La polizia di frontiera sta facendo qualcosa di inaccettabile – attacca Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas – i controlli legati al colore della pelle fanno tornare in mente vicende terribili che non vorremmo più vedere in Europa. Anche la Caritas di Bolzano ci ha confermato queste ispezioni. Lo stesso avveniva nel 2011 coi tunisini alla frontiera francese. È una vicenda preoccupante. I controlli ci sono sempre stati, ora si è superata la misura. L’Europa dimostra la sua incapacità nel gestire un fenomeno che non può rimanere solo italiano. Il nostro governo deve attivarsi con quello austriaco per fermare la caccia allo straniero». Va giù duro anche Christopher Hein, direttore del Consiglio italiano rifugiati: «Questa è una storia incredibile. La sostanza è sempre la stessa: sono responsabili la polizia italiana e l’Europa, che preme sul nostro Paese per non far uscire gli immigrati, in applicazione del sistema di Dublino che impedisce la circolazione dei rifugiati. Ma sono le modalità nuove e incivili a stupire: ricordano il 1937. E attenzione, non accade solo sui treni. Mi è capitato di assistere a controlli basati sul colore della pelle anche di ritorno da Algeri. I passeggeri africani venivano controllati sulla pista, appena scesi dall’aereo, senza neppure farli entrare nel terminal. Si sta diffondendo una cultura di chiusura. L’Europa deve permettere la libera circolazione di chi scappa dalle guerre». Hein chiede due interventi urgenti: «Il ministero dell’Interno deve impartire istruzioni affinché cessino questi controlli. E l’Italia deve chiedere al Consiglio europeo di superare le rigidità di Dublino».
A essersi già rivolto al Viminale è Khalid Chaouki (Pd) coordinatore dell’intergruppo parlamentare sull’immigrazione: «Ciò che sta accadendo al confine con l’Austria è una gravissima discriminazione, intollerabile in un Paese civile. Ho sentito informalmente il ministero dell’Interno. Non ci possono essere controlli su base etnica. I Paesi europei stanno dando il peggio di sé, non rispettando neppure gli impegni di collaborazione presi a Bruxelles. L’Italia non può fare il guardiano dei rifugiati. Credo che quello che sta avvenendo alla frontiera debba spingerci ad aprire un fronte di crisi diplomatica con alcuni Paesi confinanti». Critico anche Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni: «Molti migranti che arrivano in Italia via mare vogliono ricongiungersi con i propri familiari residenti in altri Stati Ue. Sarebbe opportuno prevedere un approccio all’accoglienza di queste persone a livello europeo, per evitare che diventino vittime dei trafficanti anche all’interno dell’Unione».
[Leggi anche il pezzo di Jenner Meletti uscito ieri su Repubblica]