Il Sole 24 Ore, 1 maggio 2015
La disoccupazione torna al 13 per cento. L’esercito dei senza lavoro si attesta a quota tre milioni e 302mila persone (+52mila rispetto a febbraio, e addirittura più 138mila nel confronto tendenziale). I dati Istat peggiorano ancora quando si parla di giovani, il 43,1 per cento è senza impiego
Il mercato del lavoro non riparte: a marzo il numero di occupati scende di 59mila unità sul mese (-70mila sull’anno). Il tasso di disoccupazione sale al 13% (sfiora il picco record del 13,2% registrato lo scorso novembre). L’esercito dei senza lavoro si attesta a quota tre milioni e 302mila persone (+52mila rispetto a febbraio, e addirittura più 138mila nel confronto tendenziale).
La fotografia è nera anche per i giovani: l’occupazione, sempre a marzo, è sostanzialmente stabile, cresce il numero di chi non ha un impiego (+8mila under 25 rispetto a febbraio) e, soprattutto, schizza in alto il tasso di disoccupazione che rimbalza al 43,1% (in crescita di 0,3 punti percentuali rispetto al mese precedente).
I dati diffusi ieri dall’Istat, seppur provvisori, frenano gli entusiasmi, dopo l’incremento del numero di contratti evidenziato dal ministero del Lavoro nei giorni scorsi (si vedano gli approfondimenti qui sotto): il tasso di occupazione cala al 55,5% (torniamo indietro ai livelli di aprile 2014). E nei primi tre mesi dell’anno, rispetto al trimestre precedente, non c’è un boom di nuovi posti: l’occupazione si riduce di 0,1 punti (dopo un incremento, un po’ anomalo secondo gli esperti, degli ultimi mesi 2014).
Certo, il numero di inattivi continua a contrarsi (in un anno la diminuzione è pari a 140mila persone), e ciò testimonia come una quota di scoraggiati, soprattutto donne (-128mila unità a fronte di -12mila uomini) si stanno rimettendo in cerca di un lavoro per rimpinguare il bilancio familiare eroso dalla crisi. Ma il confronto internazionale ci vede indietro. Nell’area euro il tasso di disoccupazione a marzo rimane stabile all’11,3% (peggio del nostro 13% solo 5 Paesi: Portogallo, Cipro, Croazia, Spagna e Grecia, anche se qui il dato disponibile, fornito da Eurostat, è di gennaio). Siamo distanti dalla performance migliore, la Germania con il 4,7% di disoccupazione. Va ancora peggio per quanto riguarda gli under 25: nell’eurozona, a marzo, il tasso di senza lavoro tra i giovani è al 22,7 per cento. I paesi più virtuosi sono Germania (7,2%), Austria (10,5%), Danimarca e Olanda (entrambe al 10,8%). I risultati peggiori invece li registrano: Grecia e Spagna (50,1% di disoccupazione giovanile, in entrambi gli Stati), Croazia (45,5%) e Italia, quart’ultima, con il 43,1%. Il governo invita alla cautela. Il titolare del Lavoro, Giuliano Poletti, evidenzia come l’uscita da un lungo periodo di crisi «è sempre all’insegna di alti e bassi. Ci sono comunque elementi di contesto positivi, che al momento non hanno ancora prodotto effetti statisticamente stabili. Per questo bisogna proseguire con decisione il percorso di riforme per stabilizzare e rafforzare le condizioni per la ripresa». L’andamento del mercato del lavoro «non ci lascia soddisfatti – aggiunge il responsabile economico del Pd, Filippo Taddei -. Dobbiamo continuare nell’attuazione del Jobs act».
C’è un aumento dei rapporti a tempo indeterminato (per lo più trasformazioni di contratti precari e di “falsi” autonomi), e questo soddisfa il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan. Ma la crescita stenta. E per questo «occorre un clima di atti e comportamenti complessivamente favorevoli all’impresa, a cominciare dalla riduzione della pressione fiscale», dice Maurizio Sacconi (Ap). Il punto, aggiunge Cesare Damiano (Pd), è che bisogna rafforzare nel Paese la fiducia nella possibilità di una crescita solida e progressiva: «Ecco perché il primo provvedimento da adottare è garantire gli incentivi per il lavoro stabile anche dopo il 2015».
Opposizioni e sindacati vanno all’attacco. I dati dell’Istat sono «pessimi», commenta Renato Brunetta (Fi), e Beppe Grillo (M5S), su twitter, evidenzia come il Jobs act stia di fatto aumentando la disoccupazione (c’è «un popolo di disoccupati»). E quindi: «l’occupazione deve essere l’ossessione del Governo», incalza la Cgil, con Susanna Camusso (che ricorda la data emblematica di oggi, 1° maggio). I posti di lavoro «si creano solo con la crescita», aggiunge Annamaria Furlan (Cisl). «Non c’è dubbio che la rotta vada invertita – chiosa Carmelo Barbagallo (Uil) -. Chi pensa però che possa essere sufficiente una legge per ottenere questo risultato, si illude».