Il Sole 24 Ore, 28 aprile 2015
A Wall Street il super-dollaro drena ricavi per 20 miliardi. Con la Fed orientata alla stretta sui tassi (seppur con tempistiche poco chiare) e la Bce alle prese con il suo Qe, il biglietto verde si è apprezzato di circa l’11% sull’euro da inizio anno
La stagione delle trimestrali è in pieno corso a Wall Street ma i numeri usciti finora sono solo in apparenza buoni. Se è vero infatti che delle 202 società del paniere S&P 500 che finora hanno pubblicato i risultati del primo trimestre il 71% ha fatto utili migliori delle attese, una buona metà ha deluso alla voce fatturato. Mettendo a confronto il totale dei ricavi finora annunciati con quello atteso dal consensus degli analisti si può stimare un ammanco di circa 20 miliardi di dollari. È soprattutto il fattore valutario ad aver pesato sull’andamento deludente delle vendite. Con la Fed orientata alla stretta sui tassi (seppur con tempistiche poco chiare) e la Bce alle prese con il suo Qe, il biglietto verde si è apprezzato di circa l’11% sull’euro da inizio anno. Ciò ha avuto contraccolpi a volte molto pesanti sul giro d’affari delle multinazionali Usa (General Electric ha stimato in circa un miliardo il peso del fattore valutario nel primo trimestre). Se gli utili per azione restano sostenuti ciò si deve in parte al taglio dei costi e in parte alla “cosmesi” dei buyback (solo quest’anno le società Usa spenderanno 553 miliardi per riacquistare azioni proprie).
Il cambio ha giocato a sfavore dei ricavi a Wall Street e a favore in Europa. Stando alla banca dati S&P Capital IQ ha battuto le attese alla voce “revenues” circa il 70% delle maggiori quotate europee che finora hanno pubblicato i conti. La ripresa del giro d’affari dovrebbe essere accompagnata da un miglioramento dei margini. Gli analisti di Ubs stimano che in media la quota di utili sul fatturato in Europa passerà dal 6,9 al 7,2% nel 2015. Qualche sorpresa dovrebbe arrivare anche dall’Italia. Negli anni della crisi Piazza Affari ha sperimentato un pesante calo dei margini di profitto accompagnato da un aumento del fardello debitorio. Questa spirale negativa – stimano gli analisti delle banca svizzera – dovrebbe interrompersi quest’anno facendo tirare il fiato ad aziende e azionisti.