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 2015  aprile 28 Martedì calendario

L’ortografia che manca alla scrittura digitale e l’analfabetismo di ritorno

Che si torni a parlare di regole ortografiche è insieme un segno confortante e un sintomo allarmante. Si capisce che nel 1954 Adriano Olivetti affidasse al maggior linguista italiano del tempo, Bruno Migliorini, una Piccola guida di ortografia ad uso delle dattilografe di Ivrea. Per l’occasione, Migliorini chiese il contributo di un suo giovane allievo, Gianfranco Folena, che poi sarebbe diventato un illustre studioso. Lo spiega il presidente dell’Accademia della Crusca, Claudio Marazzini, introducendo la ristampa di quel vademecum, pubblicata adesso dall’editore Apice. Intanto, Einaudi manda in libreria La situazione è grammatica un agile e ironico saggio di Andrea De Benedetti. Se ne sente il bisogno in un momento di confusa deregulation, dovuta soprattutto all’«alta velocità» della scrittura digitale.    
Salta fuori che a distanza di sessant’anni le incertezze più ricorrenti sono sempre quelle, e altre se ne sono aggiunte. «Grande è la confusione sotto il ce l’ho», scherza De Benedetti. O «sotto il c’è l’ho»? Migliorini non si spingeva fino a tanto. Il che ci fa pensare che l’analfabetismo di ritorno (il nostro) sia più grave dell’analfabetismo tout court (quello dei nostri nonni). Molti amici di Facebook, che a suo tempo sono riusciti a superare la quarta ginnasio conoscendo le regole, oggi scrivono và e fà con l’accento e hanno dimenticato che un po’ vuole l’apostrofo, esattamente come gli imperativi: va’, fa’...
   Rimangono sempiterni alcuni dubbi, che non consentono scappatoie: «qual è» senza apostrofo è il minimo, perché non c’è elisione; «perché» con accento acuto è ovvio trattandosi di vocale chiusa. Resta aperta la questione della cosiddetta d eufonica, anche se Migliorini e De Benedetti invitano a non esagerare: «ad andare», ma «a adempiere». De Benedetti cita (dal vero) anche un «io ed lui» che Migliorini non si sarebbe neanche sognato. E insinua dilemmi amletici sulle doppie: Avvallare o avallare? Canocchiale o cannocchiale? Accellerare o accelerare? Per non dire della vegana che mangia solo arancie e dell’amante dei fumetti che legge solo striscie. La punteggiatura sarebbe un capitolo a sé. Quella emotiva, si sa, trionfa nei social network. Piena di esclamativi e di puntini di sospensione. Il punto e virgola, intanto, è quasi scomparso. L’obiettivo minimo è puntare al punto. Ma non mancano i prontuari da consultare all’occorrenza. Grazie al cielo. O al ce l’ho? O al c’è l’ho? Mà, anzi ma. Boh, anzi bho o bò!